Che CALDO in PIEMONTE!

L’INTERVISTA Mentre New York conta danni e vittime dell’uragano Sandy e l’Italia si allerta a fasi alterne a fronteggiare le sue “consuete” emergenze, entrano nel linguaggio comune termini quali effetto serra, surriscaldamento terrestre, ritiro dei ghiacciai, mutamenti climatici. Ma a che cosa si riferiscono? Lo abbiamo chiesto a Daniele Cane, meteorologo dell’Arpa (Agenzia regionale per l’ambiente), originario di Sommariva Perno.

È vero ciò che recita il luogo comune, ovvero che non esistono più le stagioni di una volta?

«Se guardiamo a ottobre, che per una buona parte si è mascherato da estate con temperature al di sopra della media e negli ultimi giorni si è trasformato in inverno con temperature rigide e nevicate anche a quote basse, pare proprio che non esistano più le mezze stagioni. Non basta però una stagione fuori dalla norma a decretare un cambiamento climatico. Il clima è infatti la media del tempo meteorologico misurato su lunghi periodi di almeno 20-30 anni».

Quali sono i cambiamenti climatici più evidenti?

«Nell’ultimo secolo la temperatura del nostro pianeta è aumentata in media di poco meno di 1°C, i ghiacci polari e i ghiacciai montani, soprattutto nell’emisfero settentrionale, si sono ritirati e il livello degli oceani si è innalzato. Nonostante la crescita di 1°C delle temperature medie possa sembrare minima, si tratta in realtà di un fenomeno che può avere effetti significativi. Basti pensare ai sempre più frequenti episodi di caldo intenso e prolungato».

Si potrebbero verificare anche situazioni di pericolo?

«Le agenzie delle Nazioni unite che valutano gli impatti a lungo termine dei cambiamenti climatici sulle popolazioni umane segnalano l’effetto dell’inondazione delle zone costiere, con la conseguente penetrazione delle acque salate nelle falde acquifere, e l’espansione verso Nord delle zone desertiche. Un’attenzione particolare viene riservata alle zone dell’Himalaya (Asia), dove la diminuzione dei ghiacciai potrebbe determinare effetti di rilievo sull’approvvigionamento i d r i c o . Purtroppo, gli e f f e t t i del cambiamento climatico interesseranno soprattutto le popolazioni di Paesi in via di sviluppo, aggravando alcune situazioni di criticità già esistenti e aumentando i flussi migratori».

Quali sono le cause dei cambiamenti?

 «Nell’ultimo rapporto dell’Intergovernamental panel on climate change (agenzia delle Nazioni unite che studia i mutamenti climatici e redige rapporti sul clima) si afferma che una parte dei cambiamenti degli ultimi 100 anni possa essere attribuita alle attività umane e, in particolare, all’emissione nell’atmosfera di gas serra (soprattutto anidride carbonica e metano) e alla deforestazione ».

Come bisogna porsi di fronte ai mutamenti?

«Le società si sono sempre adattate al clima che cambia: è necessario studiare quanto accade e imparare a convivere con le nuove condizioni. Per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, la soluzione principale consiste nella riduzione dell’emissione dei gas serra, utilizzando energie alternative e riducendo i consumi. Ogni cittadino può fare la sua parte, sia con i propri comportamenti quotidiani sia premendo su chi prende le decisioni affinché si favorisca l’utilizzo in breve tempo di tecnologie sostenibili».

Nella nostra regione i mutamenti climatici sono già tangibili?

«I dati elaborati da Arpa Piemonte evidenziano un aumento delle temperature di 1,5°C negli ultimi 60 anni. La frequenza delle precipitazioni, invece, non è variata in modo significativo, ma si registra un debole aumento degli eventi estremi. Questi aspetti potrebbero causare un’alternanza di periodi siccitosi e piogge intense. Un altro effetto del cambiamento climatico in Piemonte è l’anticipo del periodo di disgelo. Di conseguenza, i ghiacciai piemontesi hanno subito un forte arretramento e anche le specie vegetali e animali si stanno spostando verso quote più elevate per allontanarsi dal clima sempre più mite».

Quali sono gli altri effetti che si prevedono?

«Le nostre proiezioni sul cambiamento climatico in Piemonte indicano che intorno al 2050 si potrebbe verificare un aumento delle temperature simile a quello già osservato negli ultimi 60 anni. Vi sono poi deboli segnali che potrebbero far pensare a un aumento dei periodi secchi, specialmente d’estate, mentre le precipitazioni dovrebbero aumentare in primavera e autunno».

Ci sono settori che rischiano di essere compromessi dai mutamenti climatici?

«Credo che le temperature più elevate potranno essere di vantaggio per alcune colture, ma allo stesso tempo bisognerà fare i conti con i periodi di siccità più prolungati e con la minore copertura nevosa invernale, che richiederà un’attenta gestione delle acque nel corso dell’anno. Un settore economico che subirà fortiimpatti sarà quello legato agli sport invernali, con difficoltà crescenti a conservare l’innevamentoo a produrre neve artificiale. Dal punto di vista dei cittadini, infine, il clima più mite potrà avere effetti positivi, anche se occorrerà prepararsi a un maggior numero di ondate di calore estivo».

Enrico Fonte

CHI È

Daniele Cane, originario di Sommariva Perno, lavora come meteorologo presso il Centro funzionale regionale di Arpa Piemonte, occupandosi di previsioni meteorologiche per la Protezione civile regionale e nazionale. In passato, Cane ha seguito diversi progetti europei ai quali Arpa ha partecipato e ha contribuito alla valutazione degli impatti che i cambiamenti climatici potrebbero determinare nella nostra regione nel XXI secolo, con particolare riferimento alle variazioni di temperatura e precipitazioni e all’impatto dei mutamenti sul rischio di incendi boschivi, sull’idrologia, sul permafrost, sulla biodiversità e sui laghi alpini.

e.f.

La nuova sfida è adattarsi al clima

AMBIENTE Una nuova sfida “sostenibile”, dopo la candidatura al Patto dei sindaci, è lanciata. In inglese, la partita a cui prende parte il Comune di Alba si chiama Adaptation strategies for european cities, che si traduce come “Strategie di adattamento per le città europee”. «Si tratta», ha spiegato l’assessore comunale all’ambiente Massimo Scavino, «di un progetto formativo promosso dalla Commissione europea per sviluppare competenze e capacità nell’adattamento ai cambiamenti climatici».

Il capoluogo delle Langhe ha aderito all’iniziativa, dopo aver superato una sorta di test di ingresso.

«La prima iniziativa, a fine luglio, è stata la redazione, su Internet, dello stato delle cose riguardo alle capacità di adattamento della città ai cambiamenti climatici », ha detto Scavino, aggiungendo: «A questo primo passo, seguiranno, fino alla primavera 2013, seminari via web, incontri dal vivo, visite e altre attività di formazione, che coinvolgeranno due persone. Verrà anche costituito un tavolo di lavoro che agirà comepunto focale del progetto e che sarà responsabile della comunicazione ».

Terminato il percorso formativo, e comunque entro il maggio del 2013, andrà definito un documento strategico di adattamento ai cambiamenti climatici, che verrà discusso dal Consiglio comunale. Alba, di fatto, è entrata a fare parte di una élite, visto che, in tutta Europa, sono state scelte per il progetto solo 21 città, tra cui Rotterdam, Barcellona, Dublino, Vilnius, Malmö( le altre rappresentanti italiane sono Ancona e Padova). «La partecipazione a questo progetto formativo rappresenta un’occasione importante per conoscere un argomento con il quale le città europee dovranno confrontarsi sempre più spesso. Il piano integrato a lungo termine per l’adattamento della città ai cambiamenti climatici, che verrà redatto nell’ambito del percorso formativo, garantirà benefici che andranno ben al di là del progetto, il quale, peraltro, non prevede costi a carico delle casse comunali. Fare rete con importanti città europee, infine, significa avvicinarsi sempre di più a quel modello di smart city (città intelligente) che tanto vorremmo attuare nella nostra realtà, peraltro già molto attenta in fatto di risparmio energetico, riduzione dei consumi e turismo sostenibile », ha concluso l’Assessore.

I due tecnici albesi interessati dal progetto, dal 21 al 23 novembre, si recheranno a Dresda per un tavolo di lavoro e, sempre in questo mese, sotto le torri dovrebbero giungere i responsabili europei del progetto.

e.f.

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