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Musica made in Alba

Dalla Russia con amore i “Dance!Nothanks”

IDance! No thanks cavalcano l’onda musicale pop punk giunta in Europa alla fine degli anni ’90: raccolgono le redini del lavoro intrapreso per la prima volta dai Blink182, in California. Bassi e chitarre graffianti, malinconici, voci pop-melodiche e growl, rappresentano gli ingredienti del gruppo nato nell’albese. Dopo due anni di concerti nella zona, i quattro componenti del complesso formato tra Alba e Carmagnola, hanno intrapreso un tour in Russia. San Pietroburgo, Mosca, Chernigov e Voromizh sono state le quattro tappe attraversate a novembre. Matteo Reverdito, classe 1987, è bassista e seconda voce del gruppo.

Con quali intenti è nato il vostro gruppo?

«Sentiamo la necessità di esprimere le emozioni vissute, le nostre esperienze. Sul palco siamo noi stessi: suonare è sinonimo di sfogo. Arriviamo da contesti musicali differenti, ma tutti desideriamo raccontare la vita di ogni giorno. Vogliamo raggiungere un’ampia fascia di pubblico. Ma per questo obiettivo occorre seguire gli avanzamenti della tecnologia. Realizzare un video, un logo e una pagina Facebook, ma anche aggiornare le fotografie, sono le operazioni fondamentali per essere riconosciuti dall’opinione pubblica come artisti. In altre parole, oggi un gruppo musicale deve saper sfruttare il marketing».

Che cosa avete imparato dal viaggio in Russia?

«Senza dubbio le band russe nel loro Paese godono di maggiore considerazione rispetto ai gruppi italiani. Nel nostro territorio i giovani e i gestori dei locali preferiscono ascoltare i dj, la musica elettronica. A Voronezh il pubblico dopo il concerto si complimentava e ho mai visto ragazzi così scatenati e partecipi. Abbiamo ricevuto lo stesso trattamento a San Pietroburgo, città in cui il nostro genere musicale non è reputato una moda, bensì una realtà artistica. Non pretendevamo null’altro dal tour nell’Est. I nostri compagni di viaggio, i Las day Before Holiday, si sono dimostrati collaborativi. Un viaggio aumenta prospettive e autodeterminazione. Ritorneremo in Russia il prossimo anno».

Quali progetti avete per il futuro?

«Ci auguriamo di poter realizzare il nostro sogno: puntiamo a vivere di musica. Ma sembra difficile affermarsi. Tenendo conto del fatto che la maggior parte delle persone non avverte il musicista come una vera e propria figura professionale, gli ostacoli da passare si fanno ancora più alti. Ma ci crediamo e – comunque vada – saremo determinati. A gennaio uscirà il nostro disco siglato Andrea Fusini».

Marco Viberti

Andrea Cairone alias Eva, l’albese “2.0”

Eva è il nome d’arte di Andrea Cairone, musicista-dj, organizzatore di eventi e grafico albese. Il suo primo ep è stato pubblicato il 3 dicembre sul sito beatport.com sotto l’etichetta 50/50 records: si intitola Rebirth, tradotto “rinascita”. Il “disco zero” contiene una traccia originale e tre remix: Memro(Gran Bretagna), Wolfgang Davis (Brescia) e Tim Harbury (Usa ) sono i dj che hanno accettato di reinterpretare la creazione del musicista classe 1994. Si ascolta la metamorfosi: la prima traccia, Glitch-Complextro, composta da suoni spezzati e carichi d’energia, si trasforma in liquid drum ’n bass per poi ritornare al basso profondo proprio della dubstep. Andrea è il fondatore di Drop that crew.

Andrea, la musica ad Alba e nel territorio sta vivendo un momento florido?

«Occorre effettuare una distinzione tra i generi. Mi occupo di musica elettronica e per quanto riguarda il panorama dei generi nascenti, il periodo storico è favorevole. Tutti i giovani, con l’avvento di Internet sono in grado di informarsi in maniera ampia ed esauriente. Esiste una subcultura musicale portata dalla curiosità e dall’alto grado di interessamento. Definisco la nostra epoca il ’68 della musica elettronica. I vari generi sono seguiti così comelo erano il glam rock oil progressive. Per averne le prove basta osservare la nascita di numerosi collettivi musicali: la nostra Drop that crew, ma anche Mononoke e Doton sono i gruppi che incarnano l’impegno dei giovani per diffondere generi altrimenti sconosciuti».

Ti reputi unmusicista 2.0?

«Credo che qualsiasi artista sia vincolato al mondo del web e più in particolare ai social network, come Facebook o Soundcloud. Noto che le nuove generazione di musicisti tendono all’autopromozione. Chi non è un genio, chi non ha i contatti adatti per emergere, deve sapere valorizzare il proprio prodotto: ecco che l’artista si fa promotore di se stesso. L’importanza della grafica e delle tecniche pubblicitarie nel mondo della musica sta aumentando progressivamente».

Parlaci del tuo disco.

«Avevo smesso di suonare, poi avvicinandomi al mondo dell’ elettronica ho riacquistato la voglia di comporre. Rebirth è la rinascita della mia sensibilità artistica. È il risultato di un ascolto intensivo di generi musicali, un collage di esperienze e di emozioni vissute. Le canzoni rappresentano quello che ero e quello che sono».

mar.vi.

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