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La Lega Nord si mobilita per salvare il carcere di Alba

Tutto tace sul destino del carcere albese
Il carcere Montalto di Alba

ALBA Lega Nord mobilitata a tutelare il carcere di Alba, dopo lo sfollamento dei detenuti che ha fatto seguito ai tre casi di infezione da legionellosi riscontrati nella struttura a cavallo del nuovo anno. Martedì scorso una rappresentanza del Carroccio formata dal segretario provinciale Giorgio Bergesio e dall’ex consigliere regionale Federico Gregorio ha incontrato la direttrice della casa di reclusione albese, Giuseppina Piscioneri, raccogliendo, tra le altre, le istanze del personale (un centinaio di dipendenti, in gran parte stabilito da decenni in città, con relative famiglie), che teme per la prolungata, se non definitiva chiusura del carcere, non avendo certezze sull’entità e i tempi di adeguamento della struttura agli interventi suggeriti dall’Ufficio di igiene.

Gianna Gancia, Giorgio Bergesio e Federico Gregorio con alcuni agenti della Polizia Penitenziaria del carcere di Alba.
Giorgio Bergesio e Federico Gregorio con la direttrice e alcuni agenti della Polizia Penitenziaria del carcere di Alba.

A livello parlamentare si è mosso con un’interrogazione il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, che ha raccolto dal Governo, riferisce Gregorio, «la conferma della volontà di procedere con la bonifica». Il che, secondo lo stesso Gregorio, escluderebbe l’ipotesi dell’abbandono della struttura.

«Chiudere il carcere di Alba – osserva Bergesio – sarebbe davvero una follia, dopo che meno di due anni fa l’Amministrazione penitenziaria ha speso circa un milione e mezzo di euro per arricchirlo di una nuova struttura, tra le più capienti di questo genere nel Nord Italia, adibita ad accogliere 34 detenuti collaboratori».

 

C’è preoccupazione per la situazione sanitaria (negli anni scorsi furono riscontrati altri tre casi di infezione da legionellosi, ai danni di due detenuti e di un agente di polizia penitenziaria), ma anche per il futuro dell’istituto, che potrebbe andare incontro a tempi lunghi di adeguamento strutturale: «Gli amministratori e i politici locali devono farsi sentire – rilancia Gregorio -, difendere il carcere significa impedire che vadano sprecati importanti investimenti pubblici e tutelare posti di lavoro ben radicati sul territorio. Bisogna che tutti ne siano consapevoli».

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