BRA Giuseppe Pacotto, fondatore e Ceo di Tesi square, azienda con oltre 250 dipendenti che offre soluzioni software per grandi gruppi multinazionali, conosce bene il significato del termine digital divide: «Nella sede di Bra per poter disporre di una linea a fibra ottica comune, per fare un esempio, di cui dispone un qualsiasi palazzo di una città o paese inglesi, spendiamo oltre 100 mila euro l’anno. A Bra in via Piumati abbiamo aperto un centro che ci costa 12 mila euro l’anno di connessione, nel Regno Unito ne sarebbero bastati 500».
Nonostante questo la Tesi square grazie al genio del fondatore e all’abilità dei dipendenti è oggi un’azienda di riferimento che mette in collegamento centinaia di altre aziende grazie a internet. «Apprendiamo del bando per l’ultra banda con grande favore, il Piemonte, regione di confine deve potersela giocare ad armi pari con i paesi vicini, non possiamo continuare a inseguire e a spendere cifre esose quando altrove, con una piccola spesa, si possono avere gli stessi servizi. Non è la causa, ma questa carenza di strutture può essere concausa della delocalizzazione di molte aziende italiane».
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Per invertire la tendenza, secondo Pacotto occorrerà investire attentamente i fondi del bando puntando a strutture multioperatore: «Il problema dell’Italia è che i servizi sono gestiti quasi ovunque da Telecom, le altre compagnie affittano le linee e non si alimenta la concorrenza. La soluzione potrebbe essere nelle reti a dorsale gestite da un ente terzo». Una sorta di Consorzio sul modello del Coabser (consorzio rifiuti) che gestisce per conto dei comuni il servizio puntando al risparmio e all’efficienza. Chissà che non possa essere questo il futuro del nostro paese, l’alternativa è che aziende virtuose come Tesi square scelgano il futuro che offre un altro paese.
Marcello Pasquero