L’olio al tartufo non va venduto alla Maddalena

ALBA Torna, puntuale a ogni Fiera, la diatriba sull’olio al tartufo. Dietro alla vicenda non sembra muoversi soltanto un interesse, ma un’antica lotta tra autenticità e approssimazione, tra il vero e l’imitazione.

È il consigliere albese del M5s Ivano Martinetti a lanciare l’allarme: «Nel palatartufo viene venduto l’olio al tartufo. Siamo delusi di aver constatato che il nostro appello perché questo prodotto non fosse commercializzato nel cuore della Fiera sia caduto nel vuoto. Il condimento è poco consono a un territorio entrato nel novero del patrimonio Unesco, che sbandiera la propria tipicità e cultura enogastronomica. Esistono ormai svariati tipi di prodotti al tartufo, patatine comprese».

Il caso affonda nel procedimento per produrre l’olio tartufato: «La maggioranza dei prodotti al tartufo presenti sul mercato contengono la molecola bismetiltiometano, prodotta da derivati del petrolio. La legislazione ammette l’uso di questo aroma sintetico, ma il consumatore poco attento può essere facilmente portato a credere si tratti di un aroma naturale».

Quasi vent’anni fa l’allora assessore all’immagine di Alba, il produttore vitivinicolo Bruno Ceretto, aveva imbracciato la causa, dichiarando: «Per la carica che ricopro, mi sembra doveroso fare il possibile per arginare, se non debellare, un fenomeno che rischia di danneggiare tutto il settore enogastronomico nostrano, specie se continuassimo a vedere commercializzati condimenti che rasentano la frode».

Oggi Ceretto torna all’attacco: «Sono ambasciatore nel mondo del nostro territorio. Qualche settimana fa ero in Sudafrica e ho raccolto una storia. Un produttore di vino con trenta ettari di ulivi ha deciso di aromatizzare il suo olio – invenduto – al tartufo. Ora lo cede a “soli” 10 euro al litro. È uno degli esempi di come la speculazione su questo prodotto industriale sia in larga diffusione. Introdurre l’olio nel cuore della Fiera è una vera disgrazia, per il settore del tartufo come per quello del vino, che dà lavoro a decine di migliaia di persone».

Anche il fiduciario della Condotta Slow Food di Alba, Fulvio Prandi, è intervenuto su Gazzetta d’Alba poche settimane fa: «L’olio al tartufo è un prodotto legale ma non naturale. Anche se sull’etichetta viene riportata l’aggiunta di un additivo di sintesi, campeggia in primo piano l’immagine di uno spettacolare tartufo bianco».

La reticenza a ritirare il prodotto potrebbe essere spiegata dal giro economico: su uno dei portali di vendita on-line una bottiglietta da 100 ml è venduta a 10 euro: un litro costa cioè 100 euro.

Marco Giuliano

L’olio al tartufo non va venduto alla Maddalena

Viglione: «Non lo si può escludere»

Il palatartufo è gestito dall’organizzazione composta dalle società Expo turist Alba (nata per iniziativa dell’Associazione commercianti albesi), Uniart e Well com. Le imprese stabiliscono cioè i costi d’ingresso, quali prodotti entrano e quali ne rimangono esclusi: decidere le sorti della struttura nel cortile della Maddalena equivale a un enorme potere economico. Alle parole di Ceretto e Martinetti sulla presenza dell’olio al tartufo nel cuore pulsante della Fiera, il presidente dell’Aca Giuliano Viglione replica: «Il condimento in questione è un prodotto che fino a oggi nessuna legge ha dichiarato negativo sotto qualche aspetto, dunque in un contesto di libero mercato risulta difficile vietarne la vendita. Nel palatartufo è comunque data ampia priorità alla promozione del consumo del tartufo fresco».

E, sull’enologica (vedi box in alto) aggiunge: «La scuola è un’istituzione importantissima, ma se svolge un’attività commerciale dev’essere equiparata agli altri soggetti. Porre in vendita le produzioni degli studenti non solo non sminuisce il prestigio dell’istituto, ma lo rafforza e rende consapevoli i ragazzi che lo studio si può tradurre in utilità concreta».

m.g.

Per Allena la legge non ne limita il commercio

Spiega Liliana Allena, presidente dell’ente Fiera intenazionale del tartufo bianco d’Alba: «Non si può trovare negli anni una sola attività promossa dagli organizzatori in cui siano stati usati e valorizzati l’olio al tartufo o altri composti derivati. Tali prodotti, peraltro, sono consentiti dalla legge. Le molecole ottenute per sintesi presenti nell’olio al tartufo sono identiche ad alcune tra le principali molecole proprie del tartufo fresco. Perché consentire la vendita del condimento all’interno del Mercato mondiale? Non essendone vietato il commercio, se anche lo proibissimo all’interno della struttura della Maddalena, non potremmo farlo in città e sul territorio».

Ma che cos’è il bismetiltiometano?

Si tratta di un componente chimico, un composto organico solforato, che si trova anche in natura all’interno del tartufo. Nell’olio al tartufo, però, il composto appartiene alla cosiddetta categoria degli aromi artificiali ed è un derivato del petrolio. Quando la molecola è aggiunta al condimento, essa “simula” il gusto del tartufo reale senza tuttavia replicarne la qualità, dato che quest’ultima è il risultato dell’interazione di altri gas e molecole irriproducibili per l’uomo. Per comprendere i possibili risvolti della tecnica produttiva industriale dell’olio dobbiamo però partire dalla differenza tra aromi naturali e artificiali. Secondo la normativa vigente in Europa, ai primi appartengono gli aromi ottenuti attraverso diversi procedimenti – ad esempio l’estrazione o la distillazione – da ingredienti naturali. Dei secondi fanno invece parte tutti quegli aromi ottenuti per sintesi chimica, che imitano gli originali presenti in natura.

m.g.

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