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Con Paolo Tibaldi scopriamo le mille declinazioni del termine “Sbërgnaché”

Con Paolo Tibaldi scopriamo le mille declinazioni del termine "Sbërgnaché"

ABITARE IL PIEMONTESE

Sbërgnaché: Spappolare, spiaccicare, spremere, comprimere fino allo sgretolamento

Una serie di parole, verbi per l’esattezza, non possono essere citate da sole, poiché portano con sé imprescindibili varianti più o meno efficaci e violente, soprattutto per il loro significato, talmente onomatopeico da risultare addirittura ironico.

È il caso della parola di questa settimana che vuol essere tra le più estreme, in ordine di gravità, dell’elenco che porta con sé. Ma andando con ordine e partendo dalle più aggraziate e pacate fino ad arrivare alle più grezze troviamo: schissé, sgnaché, sbërgnaché ed infine sbërgnacon.

La prima, schissé, è senz’altro la più delicata versione del verbo “schiacciare” e può essere associato, per esempio, ad un occhiolino: schissé n’euj – schiacciare un occhio –  per mostrare simpatia o segni di intesa al complice.

Con sgnaché andiamo un po’ più sul pesante poiché è prevista una pressione esercitata con un certo impegno, ma senza una necessaria prestanza muscolare, come per esempio sgnaché ëȓ boton – schiacciare un pulsante – per chiamare l’ascensore o spegnere la luce dall’interruttore.

Sbërgnaché, che è la parola di questa settimana, è un azione che prevede un sostanziale aumento di energia fino a provocare lo sfaldamento, lo spappolamento dell’oggetto che, inerme, sta subendo l’azione: sbërgnaché ‘ȓ tomatiche da feje sòrte fin-a ‘ȓ grimele – comprimere un pomodoro fino a fargli fuoriuscire i semini interni – se l’esempio non è troppo disgustoso.

L’ultimo della serie, sbërgnacon, anziché riguardare i gradi energetici del verbo “schiacciare”, si riferisce ad una metafora e significa strafalcione. Intervistando l’amico Luigi Bonardo, mi suggerisce che durante le celebrazioni in lingua latina alcuni fedeli, per i canti o le preghiere riproducevano i suoni delle parole che udivano, talvolta storpiandole inconsciamente, senza avere la minima idea del significato. Ecco che in questo modo uscivano dei capitomboli che facevano sorridere di gusto il resto dell’assemblea: proverbiali strafalcioni che prendono proprio il nome di sbërgnacon.

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