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Allons enfants. 14 luglio: la presa della Bastiglia

Allons enfants. 14 luglio: la presa della Bastiglia

LA RIVOLUZIONE Chi erano i “liberati” della Bastiglia in quel 14 luglio del 1789? Quel fatto che è emblema della rivoluzione a festa nazionale francese (insieme al famoso inno che pare sia addirittura di origini musicale italica). Ecco la documentate risposta per quella apoteosi mitica : quattro falsificatori di moneta che se la diedero subito a gambe; due pazzi pericolosi che, scambiati per “filosofi” e quindi acclamati come vittime della repressione assolutistica”, furono poi rinchiusi, chiarito l’equivoco, in un manicomio.  Ancora un maniaco sessuale, giovane depravato, allievo di De Sade, messo dietro alle sbarre su richiesta della stessa famiglia. Dunque sette detenuti che difficilmente si possono definire politici, perseguitati.

Eppure, da più di duecento anni grava sulle loro spalle il mito della presa della Bastiglia da parte del popolo parigino, di quella liberazione di prigionieri simbolo dell’assolutismo monarchico. I quattro falsari, i due matti e il depravato erano i soli ospiti della fortezza parigina quando fu assalita e così assurta a inizio del mondo nuovo per la Francia e il mondo.

Un vero “mito di fondazione” della rivoluzione o meglio delle rivoluzioni. La presa della Bastiglia, al ridicolo aggiunse anche la crudeltà che avrebbe dato in futuro il suo frutto avvelenato. All’Assemblea nazionale rivoluzionaria furono presentate le prove agghiaccianti dell’assolutismo: le macchine da tortura trovate nella fortezza, una definita «corsetto di ferro  per stritolare le ossa»; non si ebbe il coraggio della verità cioè che si trattava in realtà di un’armatura militare medioevale custodita nel museo che aveva sede nella Bastiglia. Anche l’altra macchina da tortura esibita come prova altro non era che una pressa sequestrata tre anni prima ad un tipografo che pubblicava opere oscene. Furono portate anche ossa di giustiziati in segreto nelle celle. Qualcuno ricordò anni dopo che si trattava di resti di suicidi parigini che, non potendo essere sepolti in terra consacrata, erano quindi sepolti in un cortiletto della fortezza.

Fu anche stilato un elenco ufficiale dei liberatori della Bastiglia: ne risultarono 954 che ricevettero un vitalizio insieme a insegne speciali di gloria. Risultò da una inchiesta che più della metà di quei valorosi non aveva partecipato all’azione. Non basta: in quel giorno, che ogni anno viene solennizzato vide scorrere sangue innocente. Il governatore della Bastiglia, De Launay, aveva ricevuto a pranzo i capi degli assalitori con l’assicurazione di avere salva la vita per sé e per i vecchi soldati ai suoi ordini.  Fu invece massacrato a tradimento. Si chiese addirittura l’intervento di un garzone di macelleria per staccarle teste dei reazionari. Stessa sorte per il sindaco della città, Flesseles, che era accorso lì per invitare alla calma. Massacrati anche gli altri ufficiali della guarnigione; due invalidi impiccati alle sbarre delle celle, altri torturati in vari modi, tra cui il taglio delle mani.

Così il 14 luglio del 1789, anno primo della Rivoluzione si apriva in tal modo la diga degli orrori che sarebbero seguiti anche per le nostre terre, ad Alba e nell’albese come potremmo presentare in seguito, grazie al «fils de la Revolution» per eccellenza: Bonaparte.

Don Renzo Costamagna

 

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