Edoardo Marengo, nuovo diacono permanente ordinato nella nostra diocesi

Edoardo Marengo, nuovo diacono permanente ordinato nella nostra diocesi
Edoardo Marengo mentre dirige il coro in una celebrazione liturgica.

GRINZANE CAVOUR La nostra comunità diocesana di Alba si prepara al dono dell’ordinazione per il diaconato permanente di Edoardo Marengo che avverrà per l’imposizione delle mani di monsignor Brunetti, sabato 8 dicembre, solennità dell’Immacolata concezione della beata Vergine Maria, nella chiesa parrocchiale di Gallo, alle ore 15.30.

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Edoardo è sposato con Serena Savoiardo; hanno un figlio, Gioele. Grazie all’impegno nel servizio parrocchiale e diocesano, ha maturato il desiderio di un cammino verso il diaconato permanente. È insegnante di religione cattolica, direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, licenziando in liturgia presso l’istituto Santa Giustina di Padova e direttore di coro.

Il diaconato si configura come un ministero stabile nella Chiesa che si esprime nel servizio della carità, della parola di Dio, della liturgia. Il diacono “ordinato per il servizio” ricorda ai presbiteri, agli stessi diaconi, ai religiosi e ai laici la specificità del servire nella Chiesa secondo la vocazione di ognuno.

Con l’ordinazione di Edoardo i diaconi permanenti in diocesi sono undici: dieci coniugati e uno celibe. Esprimono principalmente il loro ministero come collaboratori in parrocchia. Il nostro augurio per Edoardo diventa soprattutto preghiera perché possa servire il Signore secondo il dono che riceverà con l’ordinazione diaconale.

don Franco Ciravegna, delegato diocesano per il diaconato permanente

Il legame con la mia vita familiare

LA TESTIMONIANZA Il diaconato è da sempre presente nella Chiesa come “grado di passaggio” verso il presbiterato: per questo motivo si parla anche di “diaconato transeunte”, cioè di passaggio, per chi poi sarà ordinato prete (prima si riceve sempre l’ordinazione diaconale, e poi quella presbiterale).

È per questo motivo che non siamo abituati a conoscere la figura del diacono: perché pensiamo abitualmente all’ordinazione come sacramento per diventare prete.

Anticamente, però, il diacono era un ministero a sé stante (At 6,1-7; 1Tm 3,8-13, Rm 16,1; Fil 1,1): basti pensare a san Lorenzo, patrono della diocesi di Alba o a santo Stefano, primo martire, entrambi diaconi. Lo stesso Francesco d’Assisi era un diacono.

Il Vaticano II, con la costituzione Lumen gentium del 21 novembre 1964, ha ripristinato il ministero ordinato del diaconato come grado a sé, che dunque viene precisato con l’espressione “diaconato permanente”. Dice il Concilio: «Essendo dedicati largamente agli uffici di carità e di assistenza, i diaconi si ricordino del monito di san Policarpo: “Essere misericordiosi, attivi, camminare secondo la verità del Signore, il quale si è fatto servo di tutti”. E siccome questi uffici, sommamente necessari alla vita della Chiesa, in molte regioni difficilmente possono essere esercitati, il diaconato potrà essere ristabilito come proprio e permanente grado della gerarchia. Col consenso del romano Pontefice questo diaconato potrà essere conferito a uomini di età matura anche viventi nel matrimonio, e così pure a dei giovani idonei, per i quali però deve rimanere ferma la legge del celibato».

I diaconi permanenti sono in gran parte sposati. Ciò significa che esiste un legame profondo tra la vocazione diaconale e la vita familiare. Nel caso di un uomo sposato, quello dell’ordine del diaconato è un dono che si inserisce sul sacramento del matrimonio cristiano. Esso si innesta nella vita familiare, portandola a un singolare sviluppo e conferendole una dimensione nuova e originale.

Edoardo Marengo

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