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Chiavassa: l’agricoltura non può nuocere alla vita

Chiavassa: l’agricoltura non può nuocere alla vita

L’AMBIENTALISTA «In questa tragica, deserta primavera, ricca di suoni e di nuovi silenzi, con la natura che pare essersi riappropriata dei propri spazi, con l’aria più pulita, pure i colori si sono fatti più vivi. Purtroppo, quelli rosseggianti, gialli e arancioni sono dovuti all’uso dei diserbanti». Sono le parole di Ettore Chiavassa, presidente di Canale ecologia, un’associazione che da anni si batte per la protezione dell’ambiente nel Roero.

Prosegue Chiavassa, in riferimento al diserbo chimico: «Nell’attuale difficoltà dovuta alla forzata limitazione di mobilità e manodopera, questa pratica di cui in passato si è ampiamente abusato e che negli ultimi tempi aveva peraltro registrato una controtendenza, sta ampiamente riprendendo non solo nelle aree coltivate, ma anche nelle fasce ai loro margini. Tutto questo nonostante l’agricoltura, quella saggia, virtuosa e lungimirante, abbia invece di recente riscoperto e sperimentato, valorizzando antichi saperi contadini, i notevoli vantaggi dell’inerbimento controllato.

Questa pratica assicura la difesa del suolo dall’azione della pioggia battente e dai processi di erosione, la conservazione dell’humus e della vita biologica dei terreni, la difesa della biodiversità, una crescita più sana delle piante, una superiore qualità dei frutti prodotti.

I diserbanti sono nocivi alla salute umana e alla flora e fauna dei campi, con gravi danni anche ai suoli da cui ricaviamo il nostro cibo e alle falde acquifere da cui attingiamo l’indispensabile acqua». Che fare, allora? «L’agricoltura, diventata sempre più “industriale”, dimenticando le buone pratiche di un tempo, affidandosi invece alla chimica per risparmiare il lavoro umano e quindi ridurre sui costi aziendali, alimenta un sistema che privilegia le regole della crescita del profitto rispetto ai beni e valori comuni quali la salute, la difesa dell’ambiente e del paesaggio, con gravi ripercussioni non solo materiali, ma anche immateriali: si pensi, ad esempio, alla consolidata immagine turistica ed enogastronomica della nostra area. È questo che vogliamo per il Roero e le Langhe, territori che dovrebbero avere cultura, tradizioni, prodotti della terra, paesaggio annoverati tra le risorse più preziose e da tutti condivise?».

m.v.

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