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Il Covid-19 distrugge 30mila posti di lavoro in un attimo in Piemonte

Si spera negli ammortizzatori sociali per evitare i licenziamenti. Nel 2019 stavano migliorando le professioni più qualificate e andavano bene i mestieri legati alla green economy e al turismo

Il Covid-19 distrugge 30mila posti di lavoro in un attimo in Piemonte

L’INTERVISTA Approfondiamo il tema dell’occupazione – perché riguarda la vita di ognuno e una lettura statistica offre un quadro molto preciso e interessante –, parlando con Massimo Tamiatti, responsabile del settore ricerca e sviluppo dell’agenzia Piemonte lavoro, ente strumentale della Regione per la promozione dell’impiego.

Che cosa raccontano i dati elaborati dall’agenzia, Tamiatti?

«I dati indagano il lavoro subordinato, ma non quello autonomo. Tuttavia, le informazioni che possiamo estrapolare sono indicative e dense di significati. Emerge, ad esempio, come negli ultimi anni gli over 50 – grazie soprattutto agli incentivi concessi alle aziende che li assumono – abbiano registrato incrementi nel numero di contratti stipulati. Sempre su questo fronte nel 2019 rispetto al 2018 si registra una stabilizzazione delle professioni più elevate e una perdita nel comparto dell’industria, della manifattura e dell’edilizia. Resistevano (lo scorso anno) alberghi e ristoranti, che dopo la quarantena hanno azzerato il numero di contratti stipulati. Prima dell’arrivo del Covid-19 in Piemonte registravamo poi l’interessante fenomeno dell’aumento delle libere professioni, in particolare dei mestieri innovativi legati al digitale o alla green economy. Ora vedremo se resistono».

Come vanno i giovani?

«Mentre i contratti a tempo indeterminato incrementano per tutti, i giovani vivono un abbassamento dei numeri su questo fronte. Il dato regionale suggerisce che il decreto Dignità non sembra aver influito sul trend e sul rinnovo dei contratti a tempo determinato in scadenza, soprattutto per le nuove generazioni».

Quali sono i dati della precarietà nell’Albese?

«Il lavoro stabile riguarda in media 12 contratti su 100. Nel Cuneese la media è pari a 16 su 100, nel Fossanese è al 13,8 per cento. In questo contesto Alba è l’area meno virtuosa, soprattutto per il fatto che molti accordi appartengono al comparto agricolo. In Piemonte infatti la media regionale va oltre il 16 per cento».

Emerge dai vostri dati che le donne siano penalizzate rispetto agli uomini?

«Se parliamo di 2020, la crisi sanitaria ha colpito soprattutto il lavoro delle donne giovani, operative nel settore turistico. Sono loro ad aver pagato maggiormente la crisi. Nei prossimi mesi attendiamo problemi: secondo gli ultimi dati regionali in queste settimane sono aumentati gli inattivi, cioè le persone che non hanno né cercano lavoro. La gente è confusa, non capisce che cosa stia accadendo. Nel breve periodo, se non vengono rinnovati gli ammortizzatori sociali, ci saranno molti licenziati e quindi un aumento dei disoccupati. Nel primo trimestre del 2020 rispetto al 2019 abbiamo perso in Piemonte ben 19mila posti di lavoro. Non disponiamo ancora dei dati sul secondo semestre, ma si tratterà di numeri pesanti. Le stime dicono che da inizio lockdown a maggio la nostra regione ha perso circa 30mila posti di lavoro».

L’analisi 2019 sull’Albese: tre contratti su dieci stabili; le donne occupate al 46%

Il Covid-19 distrugge 30mila posti di lavoro in un attimo in Piemonte 1Il mondo del lavoro non è soltanto indice del benessere di una comunità, ma specchiobdi come le persone vivono l’incontro con l’altro, il rapporto con la differenza e con il desiderio. Perciò l’analisi dei dati elaborati dall’agenzia Piemonte lavoro nel bacino del Centro per l’impiego di Alba-Bra – che opera su 75 Comuni – racconta storie profonde. Le statistiche sono state elaborate a luglio.

Emerge innanzitutto come nel 2019 siano stati stipulati 43.681 contratti di lavoro: 119 al giorno, 2.746 meno rispetto all’anno precedente. Ne hanno beneficiato 27.317 persone, 6.155 in meno del 2018. Ogni soggetto arriva ad avere in media un contratto e mezzo (1,6 per la precisione): si tratta di rapporti lavorativi brevi a tempo determinato, che quando scadono devono essere riattivati, oppure di mansioni stagionali.

Il primo dato interessante riguarda il genere. Le donne sembrano penalizzate: sono il 46% (contro il 54% dei maschi) del totale dei lavoratori. Poi, le nuove generazioni: se tutte le categorie anagrafiche rispetto al 2012 mostrano valori decisamente positivi, il confronto con il 2018 presenta una situazione leggermente negativa tra i giovani fino a 29 anni (-3,1%). Grande incidenza hanno gli stranieri, che costituiscono il 35% delle persone che hanno stipulato un contratto.

Per quanto riguarda le forme contrattuali, rispetto al 2012 (anno di paragone, perché indicativo per la crisi economica) si verifica un aumento dei lavori stabili (il 30,7% del totale nel 2019, erano il 29% otto anni fa) e un incremento del 26% dei mestieri intellettuali, scientifici e di elevata specializzazione. In particolar modo queste impennate sono trascinate dagli insegnanti della scuola primaria (+17,8 per cento), della scuola secondaria (+25,1%) e soprattutto dagli specialisti per disabili (con +30,6%). Assistiamo invece, sempre rispetto al 2012, a un decremento del 34% delle posizioni di dirigenza e imprenditoriali. In ultimo, si registra un aumento di oltre il 52% del numero di contratti stipulati per manutentori di impianti, operai di macchinari fissi e mobili e conducenti di veicoli. Sono numeri che raccontano di come si sta evolvendo la società odierna. Altri dati cruciali derivano dall’analisi dei vari settori: l’agricoltura, che in rapporto al 2012 mostrava valori decisamente superiori agli altri comparti (+57,5%), si dimostra statica rispetto al 2018 (+1,7%). L’edilizia, considerando la perdurante crisi delle assunzioni iniziata già nel 2008, propone un incremento nel 2019 rispetto all’anno precedente (+7,2%).

Anche il settore dei servizi aumenta (+8,2%), molto meno però dell’incremento rispetto al 2012 (+15,6%). Nel complesso, nel 2019, il bacino del centro per l’impiego di Alba-Bra ha visto 6.344 aziende stipulare almeno un contratto di assunzione, 282 più dell’anno precedente.  Tuttavia, come abbiamo detto, i primi cinque mesi del 2020 hanno visto stipulare 12.425 contratti. Rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente è in calo del 4,7% l’occupazione giovanile. Ha il segno nettamente opposto la tendenza degli over 50 (+15,7%). I cittadini italiani sono stati più penalizzati rispetto agli stranieri, registrando un –8,4% dei contratti stipulati rispetto al 2019. Questo indica la maggiore disponibilità a ricoprire posizioni e mansioni basilari, da quelle agricole fino ai mestieri più fisici e tradizionali, abbandonati dagli italiani, dal campo dell’edilizia a quello della manutenzione. Per quanto riguarda i settori, emerge come nel 2020 il commercio (-42%) e soprattutto la ristorazione (-52%) vengano a trovarsi in condizione di grande difficoltà. Tutto sommato, l’agricoltura, se si tiene presente l’impasse generale, tiene con solo un -9,8%.

Non si riescono a gestire i 200 migranti di Saluzzo

Zeno Foderaro è un sindacalista della Flai-Cgil. In questi giorni a Saluzzo sta osservando il lato più oscuro del mondo lavorativo locale, assistendo i migranti attivi nella raccolta della frutta. Arrivano dall’Africa e devono fronteggiare un sistema di sfruttamento e indifferenza.Il Covid-19 distrugge 30mila posti di lavoro in un attimo in Piemonte 3

Che cosa sta continuando ad accadere a Saluzzo?

«Come ogni anno, sono arrivati circa 200 lavoratori per la stagione della frutta. Per loro è conveniente, la paga “in nero” a Saluzzo è circa 5 euro all’ora, mentre per esempio a Rosarno è la metà. Quindi i ragazzi, perlopiù africani, vengono nel Cuneese. Di solito venivano accolti nel Pas (una struttura di prima accoglienza gestita da Caritas e Comune), ma a causa del Covid-19 quest’anno si sono stanziati in un parco. In seguito al reclamo dei condomini vicini, la Polizia ha sgomberato gli immigrati nei Comuni limitrofi: alcuni li hanno accolti, altri no. Quindi, i giovani sono tornati a Saluzzo. È stata un’operazione senza un senso e profondamente lesiva dei diritti dei lavoratori».

Come funziona la procedura di assunzione?

«Il contratto agricolo è soggetto alle condizioni meteorologiche: in caso di pioggia non si lavora. Il minimo di giornate previste dalla legge è di 5 al mese. Gli imprenditori spesso inseriscono questo numero nei documenti, anche se poi le giornate possono arrivare a 30. La differenza viene pagata in nero. Questa strategia mette in difficoltà gli imprenditori onesti – che ci sono –, i quali vogliono assumere gli stranieri regolarmente, ma non riescono a stipulare contratti in cui appaiono più di 15 giornate lavorative. Purtroppo, a Saluzzo le cose funzionano in questo modo».

Come stanno questi africani e come fare per aiutarli?

«Le loro condizioni materiali e psicologiche sono molto critiche. Abbiamo realizzato un appello-richiesta, con Caritas, Libera e Slow Food. Chiediamo un equo compenso e il collocamento unico, obbligatorio e pubblico, che riesca a gestire domanda e offerta di lavoro. In altre parole bisogna creare una piattaforma (non 6, come oggi) che consenta di registrare i lavoratori disposti a raccogliere la frutta e il numero di posti disponibili, in modo da evitare un surplus di arrivi a Saluzzo. In terzo luogo, chiediamo la piena regolarizzazione: chi lavora in Italia deve avere pari diritti degli altri cittadini».

Marco, che dopo il lockdown diventerà maestro di yoga

Il Covid-19 distrugge 30mila posti di lavoro in un attimo in Piemonte 2Marco è un ragazzo di 26 anni. Lavorava come cameriere in un locale del centro, ad Alba, con un contratto a chiamata. «Non sono più stato convocato dopo la quarantena. Perciò, adesso mi trovo nei guai.

La questione economica è urgente, penosa. Ma quello che più fa male è la sensazione d’invisibilità. Il mio datore di lavoro non si è neanche preso la briga di avvertirmi. Ho dovuto scoprire da solo che non aveva alcuna intenzione di riassumermi né di aiutarmi. Prima faceva il gentile, il simpatico. Poi, visto che non servivo più, mi ha abbandonato. Ho sviluppato molta sfiducia in me stesso. Per molti giorni sono rimasto a letto, sembrava esserci solo buio attorno». Lo sfruttamento del più giovane si traduce in una forma di abbandono e di tradimento. I progetti tendono ad affievolirsi, a divenire fiacchi. Eppure Marco sembra ora aver recuperato la forza per tramutare la confusione in speranza.

«Non mi sono chiuso in me stesso. Ho raccontato a familiari, amici e al mio terapeuta come mi sentivo. Pian piano sono riuscito a capire che non ero solo. Come me, tanti altri vivevano quel disorientamento. Ho compreso che la sofferenza non è solo una sventura, ma anche un dono, è la voce di qualcosa di profondo che reclama udienza. Così mi sono iscritto a un corso di massaggi e a uno di yoga. Erano passioni che mi portavo dietro fin da bambino, ma che avevo scordato. Diventerò maestro di pratiche corporee nel giro di qualche mese e inizierò ad aiutare quelli che come me hanno molto sofferto e continuano a soffrire di una solitudine difficile da spiegare».

Maria Delfino

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