Lucrezia Povero fa crescere l’azienda con la scelta ambientale

Lucrezia Povero  fa crescere l’azienda con la scelta ambientale

L’INTERVISTA Parliamo con Lucrezia Povero. Ci racconta come, nella sua vita, abbia sviluppato una coscienza “verde”, il rispetto della natura, elementi che non contrastano con la gestione dell’azienda di famiglia.

Lucrezia: «Quando ero bambina la mia famiglia era indecisa se investire o meno nella certificazione biologica e sentivo parlare del tema tutto il giorno. Questa esperienza mi ha portato a essere vegana fin dall’età di 11 anni. Inoltre, la mamma ha lottato contro il cancro per 8 anni e questo mi ha spinto a proteggere al massimo la mia salute e quella delle persone a cui voglio bene. Tra il 2016 e il 2019 ho frequentato il Menlo college in California, dove ho imparato che mettere in primo piano gli interessi ambientali è fondamentale per il successo aziendale a lungo termine. Siccome negli ultimi anni la California è stata devastata dagli incendi, che solo nel 2017 hanno ucciso 44 persone e bruciato più di 5mila edifici, il tema del cambiamento climatico è molto più sentito che in Italia. Ho deciso così di scrivere la mia tesi finale sulla possibilità di mitigazione del surriscaldamento globale da parte dell’agricoltura biologica».

Equilibrio natura, il progetto della vostra azienda, ha come obiettivo il mantenimento della biodiversità. Nel concreto, cosa farete?

«Attualmente la tenuta comprende circa 100 ettari di terreno, tra cui 50 coltivati a vigneto, 20 a seminativo e 30 coperti da boschi. Nel 2019 è stato acquistato un appezzamento di terreno utilizzato in precedenza come discarica abusiva. Dopo un lungo processo di pulizia dai rifiuti accumulati negli anni, la mia famiglia ha scelto di mantenere e impiantare nuovi alberi. Il mantenimento dei boschi permette di raggiungere diversi obiettivi: salvaguardare la biodiversità, garantendo un habitat per la flora e la fauna locale; compensare parte delle emissioni di gas serra causate dalle attività umane, grazie al fatto che gli alberi assorbono anidride carbonica, emettono ossigeno e filtrano il particolato e gli inquinanti presenti nell’aria; ridurre il rischio di erosione e la vulnerabilità della vite alle malattie. Il progetto Equilibrio natura ha inoltre previsto la creazione di una piccola rete di sentieri segnalati, atti a promuovere le attività all’aria aperta e la sensibilità ai temi ambientali, attraverso un percorso guidato con cartelli riportanti spunti di riflessione, tavoli in legno e punti di ristoro».

Nelle Langhe e nel Roero l’utilizzo di fitofarmaci, in particolare pesticidi ed erbicidi, è ancora troppo diffuso. Che cosa ne pensa?

«I fitofarmaci avvelenano l’aria, l’acqua, il suolo e il nostro corpo. È stato dimostrato che pesticidi ed erbicidi possono causare il morbo di Parkinson o addirittura il cancro. Nel regno animale non agiscono solo sugli insetti, ma anche sugli uccelli che si nutrono di tali insetti, sugli animali che si nutrono di tali uccelli, e così via su tutta la catena alimentare. I pesticidi uccidono anche le api, fondamentali per la maggior parte degli alimenti di cui ci nutriamo ogni giorno. Nel suolo questi prodotti chimici decimano le popolazioni di lombrichi, rendendo il terreno meno fertile. Malgrado queste informazioni siano sempre più diffuse, pesticidi ed erbicidi spesso continuano a essere utilizzati da agricoltori, vittime della paura o del pregiudizio di fronte a una svolta più ecologica. Ma i risultati grandiosi derivanti dall’agricoltura priva di fitofarmaci possono far cambiare idea anche agli agricoltori più restii alle trasformazioni».

Quale consiglio darebbe ai suoi colleghi che vivono grazie alla coltivazione?

«È importante che i viticoltori che hanno già fatto il primo passo verso un’agricoltura più sostenibile agiscano da esempi e mentori verso chi questo passo deve ancora compierlo, muovendosi tutti insieme verso un mondo più verde. Vivendo tra i vigneti, la mia famiglia ha sempre voluto minimizzare l’utilizzo di fitofarmaci, siccome non ha mai voluto che io, le mie sorelle e i miei cugini respirassimo sostanze dannose per la salute. Nel 2019 la mia famiglia ha ottenuto la certificazione biologica su tutti i 50 ettari di vigneto».

La tenuta di Povero: trenta ettari di bosco con settanta di coltivazione

Lucrezia Povero  fa crescere l’azienda con la scelta ambientale 1Quando le ragioni del puro guadagno danneggiano l’ambiente rurale, prevaricando sugli ecosistemi, agenti nocivi e processi patologici si innescano in modo invisibile ma pervasivo: è sufficiente pensare alla sparizione degli insetti, all’utilizzo massivo di fitofarmaci, all’inquinamento, alla frammentazione
dei rapporti umani.

Eppure, c’è chi decide di affiancare agli obiettivi commerciali quelli della difesa della natura. Cantine Povero è un’azienda vinicola di Cisterna d’Asti le cui radici affondano nel 1837. Il tentativo gestionale è di valicare la monocoltura, che danneggia il contesto naturale, perché sottrae biodiversità.

Con il nuovo progetto Equilibrio natura l’azienda Povero vuole raggiungere un corretto bilanciamento tra aree vitate e zone boschive all’interno della tenuta. Dato che il terroir (inteso come suolo e microclima) è cruciale per la qualità stessa dei prodotti, gli imprenditori hanno scelto di difendere le risorse naturali, rigenerando gli equilibri oggi persi a causa dell’agricoltura intensiva, delle sostanze a base di azoto accumulate nei terreni e dovute ad abuso di fertilizzanti, della dispersione di rifiuti non degradabili e del disboscamento.

L’azienda Povero vuole mantenere una proporzione eterogenea di coltivo: su 100 ettari di terreno, 50 a vigneto, 20 a seminativo e 30 coperti da boschi. In questo modo la biodiversità può essere mantenuta, senza “colonizzare” la natura con la monocoltura della vite.

Roberto Aria

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