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“Scapaciòla” un termine piemontese che ci riporta all’infanzia

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Scapaciòla: A cavalluccio; posizione con cui un bimbo siede a cavalcioni sul collo di un adulto con le gambe a penzoloni

 

Confesso: da poco sono venuto a conoscenza che la classicissima capriola, assume nomi diversi a distanza di una manciata di chilometri: soltanto nella provincia di Cuneo si passa dal chiamarla giȓagaleto, sino a strabignòcula.

Un gioco antichissimo e meraviglioso è l’altalena, da queste parti chiamata per lo più sbilauta. Tutto però comincia dal vocabolo originario piemontese, bàuti, da cui il verbo bautié, che rappresenta il moto oscillazione, tipico della culla o dell’altalena stessa. Il lemma latino baltare significa scuotere. L’altalena poi, ha una serie incredibile di varianti. Ecco le più comuni: Bilauta, Baudiss, Baudalis, Sbaudiss, Sbilaucia. L’altalena più classica e rudimentale è composta da un asse in legno sorretto da corde ai due capi, magari entrambi appesi a due alberi. Non resta che oscillare, credendo di volare in quel moto ripetitivo e mozzafiato.

E l’altrettanto famosa la posizione con cui un bimbo siede a cavalcioni sul collo di un adulto con le gambe a penzoloni? Niente meno che la scapaciòla tanto ambita dai bambini per un doppio scopo: il primo è la stanchezza del forse eccessivo camminare dei genitori; dall’altra il desiderio di vedere le cose da un punto di vista nuovo, sorprendente. Non c’è bisogno di alcuno strumento per fare una scapaciòla: un adulto che abbia voglia di farsi scapicollare (è questa l’origine del termine) e un bambino vivace. È necessario specificare che anche questo vocabolo così bizzarro subisce innumerevoli variazioni che dipendono proprio dal lessico familiare: da scampaciòla o scapalòcia per qualcuno, sino a scabërlòcia, scalòcia e cacalin per qualcun altro

Il gioco è lo strumento principe attraverso il quale un essere umano, esprime la propria identità e sviluppa le conoscenze, anche le più complesse, attraverso forme esplorazione ed educazione del corpo e della mente che lo migliorano anche dal punto di vista relazionale. Se alcuni giochi non avessero nomi bizzarri e divertenti, non potrebbero dirsi giochi!

Paolo Tibaldi

 

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