TUBER MAGNATUM PICO Trecento euro all’ettogrammo per i pezzi più pregiati, 200 per le pezzature minori. Sarà questo il primo prezzo di vendita previsto per il tartufo bianco nella stagione 2020-2021, aperta ieri, 21 settembre per durare fino al 31 gennaio 2021: la quotazione dovrebbe tenere fino al primo fine settimana della Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba, a inizio ottobre. Mai come quest’anno è stato difficile avere un prezzo preciso a causa delle molte incognite legate all’emergenza Covid-19 e al numero di turisti che gusteranno il mitico bianco nei locali di Langhe, Roero e Monferrato. A fare la quotazione sarà come sempre la richiesta di un prodotto che si trova in quantità minime e la cui crescita è dipendente dalle condizioni atmosferiche e ambientali.
Intanto, anche quest’anno si è rinnovato il capodanno del bianco d’Alba con Tuber primae noctis, l’appuntamento che anticipa la Fiera numero 90. Alle 12 del 20 settembre è scoccata infatti la prima notte di cerca: al castello di Roddi – grande novità di questa edizione – su invito dell’ente Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba hanno atteso la mezzanotte con un calice di Alta Langa Docg giornalisti, blogger e rappresentanti delle istituzioni, insieme a trifolao e tabui, i loro scalpitanti cani da tartufo.
A “dare i numeri” dei prezzi, invece, com’è ormai abitudine, è stata l’Associazione dei tartufai albesi, con il presidente Stelvio Casetta che parla a nome dell’affiatato sodalizio, oltre una trentina di cercatori: «Le condizioni atmosferiche sono state favorevoli finora, ma per capire come andrà la stagione dobbiamo comprendere quanta sarà la propensione all’acquisto del tuber magnatum Pico, tenendo conto che a causa del coronavirus non avremo sul territorio turisti americani, russi o asiatici. Vogliamo comunque essere fiduciosi e pensare che gli europei possano popolare i nostri ristoranti – come sta accandendo in questo momento – e i vari negozi e che sia forte la richiesta di tartufi da spedire all’estero».
Per una volta la preoccupazione degli addetti ai lavori è rivolta più che al cielo, alle notizie che arrivano da giornali e telegiornali su una possibile seconda ondata di contagi da Covid-19, che in Francia e Spagna sarebbe già iniziata.
Sulla medesima lunghezza d’onda si pone il presidente del Centro nazionale studi tartufo Antonio Degiacomi: «Le condizioni meteorologiche degli ultimi tempi sono state migliori rispetto agli scorsi anni: abbiamo registrato un inverno caldo e secco, i mesi di giugno e luglio sono stati freschi, rispetto alla media, con un buon numero di temporali. Le condizioni sono state ideali per il formarsi dei tartufi e per questo siamo ottimisti riguardo alla qualità e quantità. Per le quotazioni molto dipenderà invece dal numero di turisti stranieri che parteciperanno alla Fiera, essendo consci che dovremo rinunciare a buona parte dei visitatori extraeuropei. Chissà, magari sopperiremo con più spedizioni – in questa fase è difficile fare delle ipotesi –, ma voglio sottolineare lo sforzo che sarà fatto da tutti perché la Fiera internazionale del tartufo si svolga in sicurezza».
Il giovane trifolao Carlo Marenda, promotore con Edmondo Bonelli del progetto Save the truffle aggiunge: «Da anni non si verificavano condizioni atmosferiche favorevoli come in questa stagione. Nelle ultime settimane, poi, con temperature più calde di giorno rispetto alla media e una forte escursione termica durante la notte, il sottobosco si è mantenuto umido: la condizione ideale per far crescere i tartufi. Penso che per gustare trifole eccellenti occorrerà aspettare metà ottobre e che, come ogni anno, il meglio lo avremo tra novembre e dicembre. Le premesse per fare bene ci sono tutte, dal punto di vista meteorologico: rimane aperta l’incognita legata al Covid-19».
Marcello Pasquero