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Scopriamo con Paolo Tibaldi il significato del termine piemontese “Bàbi”

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Bàbi: Rospo, anfibio della famiglia Bufonidae

Parliamo di animali, di anfibi. Oltre ad essere un animale in cui la masca prende le sembianze, il rospo è protagonista di alcune metafore entrate a far parte della terminologia quotidiana: esse aȓ pian dij bàbi, è una condizione umana per nulla invidiabile.

Tradotto letteralmente, significa “essere al piano dei rospi” e rappresenta la spiegazione visiva di una situazione di difficoltà. I rospi, infatti, quando tentano di risalire la sponda del loro habitat prediletto, possono scivolare verso il basso, vanificando lo sforzo portato avanti fino a quel momento. In men che non si dica, vengono a trovarsi di nuovo al punto di partenza.

Allo stesso modo, alcune persone – per colpa loro, di terzi, o semplicemente per malasorte – possono ritrovarsi in miseria, ridotti al verde e dover ricominciare daccapo un’impresa che credevano quasi raggiunta.

Contempliamo anche il saut dëȓ bàbi, ovvero il salto del rospo: un truculento gioco infantile che consiste nel collocare un rospo all’estremità di un asse posto su di un tronco a mo’ di altalena; colpendo l’estremità opposta, i bambini facevano balzare in alto lo sventurato rospo che finiva con lo schianto al suolo. I risultati immaginabili sono dipinti da un’altra espressione fin troppo evocativa: ȓa fin dëȓ bàbi.

C’è il babiòt, che è un simpatico rospetto, e il babiàss, un rospaccio, nella sua accezione più dispregiativa. Quando poi qualcuno ha gli occhi fuori dalle orbite si dice che ha ij’euj dëȓ bàbi, per terminare con un’irriverenza verso gli abitanti di Mondovì, noti come bàbi cheucc.

Non è solo la cultura piemontese a bistrattare il rospo; non sarà un animale particolarmente affascinante, ma è indispensabile all’ecosistema generale, solo per il fatto di tenere a bada molte specie di piccoli animali nocivi. Nonostante questo  il rospo viene accostato a metafore negative, anche il lingua italiana. Pensiamo al termine sputa il rospo, oppure avere un rospo in gola! A riconferma che l’entità del rospo non sia così gioviale.

Povero anfibio, bistrattato nell’una e nell’altra lingua. Per fortuna, in suo soccorso arrivano le favole che celano dietro al ranocchio un affascinante principe azzurro, se non addirittura un rimedio contro il singhiozzo: sangiut barbut, ȓa ran-a ant’ëȓ poss, ëȓ bàbi ant ȓa sìja, sangiut va vìa!

Paolo Tibaldi

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