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Quando le discriminazioni arrivano sul posto di lavoro

Quando le discriminazioni arrivano sul posto di lavoro

LA STORIA «Nella mia vita, ho avuto alcuni nemici. Prima di tutto, me stesso. Poi una parte del mio mondo e del mondo che mi circonda». Chi parla è Emanuele, poco più che trentenne, cresciuto nell’Albese, anche se da parecchi anni vive in un’altra regione, in una grande città. «Quando ho scoperto di provare attrazione per gli uomini? Prima dei quindici o sedici anni, facevo poco caso a questi aspetti.

Probabilmente la mia sessualità si è sviluppata tardivamente rispetto ai miei amici, ma il passaggio alla consapevolezza è complesso. Il culmine è stato il quasi innamoramento per un ragazzo di poco più grande di me, eterosessuale, al quale non avevo neppure il coraggio di dire “ciao”. Avevo paura di me stesso. Ero terrorizzato al pensiero di dover rivoluzionare la mia vita, i miei rapporti con le persone e la visione che tutti avevano di me. Così ho fatto l’errore più grande: chiudere la mia sessualità in un cassetto e fingere di essere interessato alle donne». Ma quel cassetto ha iniziato a riempirsi troppo, fino a scoppiare.

A 25 anni, pochi mesi dopo la laurea, Emanuele si è trovato ad affrontare il momento peggiore della sua vita: «Anziché cercare lavoro e confrontarmi con il mondo, sono completamente crollato. La depressione è un’esperienza molto pesante: mi sono trovato a chiedere aiuto a uno psicologo per uscirne». In quegli anni, viveva già lontano da casa.

A ventisette anni, torna nel suo piccolo paese e fa outing con i genitori. «Sono passati anni e mio padre fa ancora fatica a relazionarsi con me. Con mia madre abbiamo recuperato, ma percepisco ancora imbarazzo da parte sua. Non penso che la causa sia la religione né tantomeno che sia colpa della mentalità di paese, perché i miei amici d’infanzia e persino mia nonna hanno affrontato il tutto con estrema naturalezza».

Emanuele ha fatto outing da adulto e per questo non ha conosciuto eventuali discriminazioni durante l’adolescenza. Ha vissuto però altre esperienze. «Lavoro in un settore molto maschile. Dal momento che oggi non nascondo la mia omosessualità, più volte ho percepito risolini o discorsi che si interrompono di colpo. Il peggio è stato quando, durante una trasferta in cui c’era stato un errore di prenotazione e risultava una camera d’albergo da condividere con un collega, quest’ultimo si è rifiutato, cercando di trovare una scusa e questi sono macigni con cui fare i conti».

Oggi Emanuele è felice, «gli unici momenti in cui mi sento precipitare è quando percepisco il peso della discriminazione, forse perché ci convivo da poco. Vorrei essere più forte e ci riuscirò».

Francesca Pinaffo

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