L’istituto di fisica nucleare premia la tesi di Francesco

Galvagno, del 1992, ha indagato come i nuclei degli atomi possano interagire

L’istituto di fisica nucleare premia la tesi di Francesco

RICERCA L’Istituto nazionale di fisica nucleare ha premiato nei giorni scorsi le migliori tesi di dottorato. Il premio Sergio Fubini, relativo alla fisica teorica, è andato a tre dottorandi: tra loro, c’è anche Francesco Galvagno, monteacutese del 1992. La sua ricerca, presentata all’Università di Torino, si occupa di indagare la natura delle interazioni fondamentali, con un’attenzione particolare all’interazione forte, ossia quella che certifica come i nuclei degli atomi interagiscono.

Spiega il ricercatore roerino: «Il mio ambito di ricerca è nella fisica teorica, molto vicina alla matematica. La mia attività, coordinata dai supervisori Marco Billò dell’Università di Torino e Alberto Lerda dell’Università del Piemonte orientale, ha fruttato alcune pubblicazioni su riviste scientifiche di carattere internazionale. Questi articoli hanno costituito la base della tesi. In particolare, è stato apprezzato il fatto che il contenuto proposto fosse originale».

Francesco, diplomatosi al liceo classico Govone di Alba, si è trasferito a Torino per frequentare l’università nel 2011. In passato, è stato un atleta della società di badminton Alba shuttle, ottenendo buoni risultati grazie alla grande forza di volontà. Dopo aver concluso triennale, magistrale e dottorato, da quest’anno accademico è stato ammesso a un post dottorato presso il Politecnico di Zurigo, dove prosegue le ricerche. Dice ancora il giovane: «L’ateneo è prestigioso ed è situato in un contesto internazionale che offre buone prospettive di carriera. Mi piacerebbe un giorno tornare in Italia, ma l’ambito della ricerca pura è molto competitivo. Nel nostro Paese, restare nel mondo accademico è difficile perché i posti sono pochi e i concorsi rari. L’unica possibilità per essere assunti è di crearsi un solido curriculum internazionale. I miei sforzi e i miei sacrifici vanno in questa direzione». Proprio l’annoso problema degli scarsi investimenti dei Governi italiani nella ricerca scientifica preoccupa molto Francesco: «In Italia, le risorse e gli investimenti sono sempre meno, lo si nota anche dal numero dei posti a disposizione per il dottorato. Gli investimenti nelle università definiscono quanto un Paese tenga alla ricerca e al conseguente progresso scientifico e tecnologico».

La situazione in Svizzera è molto diversa. «Ho uno stipendio e il mio viene considerato a tutti gli effetti un lavoro a tempo determinato. In Italia, per contro, si va avanti a borse e assegni di ricerca», conclude Galvagno.

Davide Barile

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