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Con Abitare il piemontese, questa settimana, “adoperiamo” l’ambutau

Con Abitare il piemontese, questa settimana, "adoperiamo" l'ambutau 1

AMBUTAU Imbuto di varie grandezze e utilizzi.

Me ne rendo perfettamente conto: pur essendo uno degli attrezzi domestici più comuni, sono i modi per enunciarlo verbalmente a risultare innumerevoli. Nello scegliere con quale versione intitolare, mi sono affidato al lessico familiare, ossia al termine con cui si conosce l’imbuto ad Alba e sulle colline circostanti dove vivo anche io: ambotau (pronuncia: ambutàu).

La parola ambotau o ambossor è un incrocio tra ambossura (imboccatura) e bottem (botte): un oggetto con corpo di forma tondeggiante con una concavità dove converge ciò che viene versato (olio, acqua, vino). Torciareu, termine diffuso soprattutto nella parte orientale del Piemonte, proviene dal latino traiectorium (che permette il passaggio). Gòrgia, invece, è il condotto d’acqua, anticamente in legno o in pietra (latino medievale gurgam, gorgo). E poi pidriòt in Valsesia e val d’Ossola, cornèt a Revello, tracior a Biella.

Con Abitare il piemontese, questa settimana, "adoperiamo" l'ambutau
L’Estrazione della pietra della follia, noto anche come Cura della follia, è un dipinto a olio su tavola di Hieronymus Bosch, databile al 1494 circa e conservato nel Museo del Prado di Madrid.

Pare che nel Medioevo l’imbuto rovesciato fosse simbolo di pazzia. In alcuni dipinti fiamminghi taluni lo portano come copricapo. Effettivamente la funzione logica dell’imbuto prevede l’imboccatura larga in alto e l’uscita stretta in basso.

Ma arriviamo al tanto agognato motivo per cui parliamo di ambotau e dei suoi sinonimi. Ne discutevo con l’amico Marco di Roddino: quando un individuo è un po’ tonto oppure incapace di svolgere anche la più semplice ed elementare attività, si dice che o r’è nen bon a fé na “O” con n’ambotau (non è in grado di fare una “O” con un imbuto), azione tutto sommato banale. Solo Giotto riuscì a disegnare un cerchio perfetto senza ambotau! È anche vero che a volte sulla parte più larga del cono, l’imbuto è dotato di un piccolo gancio dello stesso materiale, utile ad appenderlo. Sarà quello a ostacolare la realizzazione della famosa “O”? Eppure con un minimo di impegno e intuizione ce la si potrebbe fare lo stesso, magari ruotando l’imbuto su sé stesso nel momento dell’ostacolo. La saggezza popolare piemontese ha coniato questo modo di dire forse perché fé na “O” con n’ambotau è un inno all’arte di arrangiarsi e magari non concentrarsi sulle piccole difficoltà quando tutto il resto è ben tracciato.

Paolo Tibaldi

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