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La parola piemontese della settimana è amoȓin (pronuncia amurin)

Scopriamo perché il preventivo viene detto "Paciàra" in piemontese

ABITARE IL PIEMONTESE L’approfondimento di questa settimana parte dalla suggestione di una collega, incuriosita da una confezione di senape francese, la cui etichetta porta la scritta Amora. L’àmoȓa piemontese è un’ampolla, un contenitore di vetro. Alcuni riferiscono al sinonimo aȓbaȓela o bornìa, quel barattolo di vetro deputato alla conservazione di frutta, antipasti, marmellate e verdure che si riveleranno utili in inverno. L’amoȓin o amolin (pronunciato amurin/amulin) è la sua versione ridotta, un piccolo contenitore di vetro dai diversi utilizzi: dall’ampolla utile alla celebrazione della Messa, al cilindro vitreo della clessidra, sino alla bottiglietta dell’aceto (amoȓìn dȓ’asì).

La prima volta che lo sentii nominare capii al volo di cosa si trattasse. Fu riferito alla boccetta per il contagocce di un rimedio naturale: avevo mal di gola e i miei genitori mi somministrarono qualche goccia di propoli. Se quel piccolo contenitore, da cui a sua volta fuoriesce quel contagocce con la pompetta di gomma, non avesse avuto un nome, mi vien da dire che avrei inventato proprio quella parola. Per quanto chi adoperi questo oggetto in ogni caso lo faccia con amore, non è questa parola a originare il sostantivo di oggi. Infatti, l’etimo latino riporta all’hamulam, sempre e comunque un’ampolla, un piccolo recipiente, diminutivo di hamam (secchio da incendio).

Savèj vende ij sò amoȓìn è detto di chi sa vendere la propria merce, forse in riferimento agli speziali di un tempo, mentre il modo di dire fé voghe ij diav ant ȓ’àmoȓa è sinonimo di truffa, imbroglio, tipico atteggiamento di coloro che riescono a intortare il prossimo convincendolo su chissà cosa. Naturalmente, c’è anche la versione accrescitiva, ossìa l’amoȓon, un fiasco un bottiglione, una brocca, un recipiente dalla considerevole capacità. Tornando al marchio della confezione francese, possiamo dire che la parola non ha nulla a che fare con la senape, mentre è probabile che l’azienda abbia chiamato così la linea di prodotti, poiché confezionati nell’ampolla di vetro che trae le mosse dalla parola neolatina.

Paolo Tibaldi

 

 

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