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Abitare il piemontese: la parola della settimana è caplin-a

Cappello estivo di paglia per lavorare in campagna sotto al sole; folle innamoramento, cotta amorosa irrimediabile.

Abitare il piemontese: la parola della settimana è Possacafé 13

ABITARE IL PIEMONTESE Sebbene le ore diurne si stiano riducendo percepibilmente, nel bel mezzo dell’estate la civiltà contadina è coinvolta a pieno ritmo nel lavoro agricolo sotto il sole cocente. Per questo motivo parliamo di una sorta di indumento importantissimo per il mondo rurale: la caplin-a di paglia, utile a proteggere la testa e il volto dai violenti raggi di sole di questi mesi. Sono certo che la caplin-a ce l’abbiamo tutti ben presente, magari adornata da qualche marchio di mangimi e via dicendo. Sono anche sicuro che ognuno di noi, quando immagina o guarda una caplin-a, la associa senz’altro a una persona specifica che la indossa o l’ha indossata per tutte le estati della sua vita. La si può definire come un vero e proprio strumento di lavoro. Se non ci fosse la caplin-a (o un foulard con un nodo ai quattro angoli) non sarebbe possibile svolgere attività di campagna in estate. Ecco perché è importante dedicare una puntata a questo oggetto antropologico piemontese, dal grande significato umano.

Bisogna fare attenzione a distinguere bene la caplin-a dal caplin: non sono la stessa cosa. La caplin-a è appunto il cappello estivo di paglia, invece il caplin è un cappello più generico, talvolta elegante e da donna. La caplin-a poi è anche una cotta amorosa, un folle innamoramento. Pié na caplin-a peȓ na matòta (prendere una cotta per una ragazza). Come dice il vocabolario Rastleiȓe, caplin-a è anche l’allodola capelluta, un uccello bruno di piccole dimensioni che nidifica spesso tra cespugli e viti. Del resto caplin-a arriva dal latino medievale cappellum, diminutivo di cappam, cappa.

Tornando alla funzione campestre della caplin-a, che meraviglia quando il contadino incrocia lo sguardo di un avventore, anche sconosciuto, e solleva quella caplin-a con un gesto d’altri tempi a significare dignità, educazione e rispetto per il prossimo. Una delle più umane manifestazioni di umiltà. Se il contadino è scarpe grosse e cervello fino, chissà che sia proprio la caplin-a ad averglielo custodito e raffinato. La caplin-a insomma non è soltanto un copricapo, ma uno degli oggetti più significativi e simbolici della società pedemontana.

Paolo Tibaldi

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