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Per il forum globale del turismo, Alba è un modello da riproporre

Per il forum globale del turismo Alba è un modello da riproporre
Il ministro del turismo Garavaglia alla Global conference © Marcato

ENOGASTRONOMIA Sostenibilità, innovazione e strategie chiare: sono alcuni dei temi chiave emersi durante la sesta Global conference on wine tourism, l’evento internazionale al quale collaborano l’Organizzazione mondiale del turismo, il Ministero italiano competente ed Enit, l’agenzia nazionale di settore. La tre giorni di incontri, iniziata il 19 settembre, ha portato ad Alba trecento delegati provenienti da tutto il mondo: in gran parte, rappresentanti istituzionali e addetti ai lavori, che si sono confrontati sul presente e il futuro del settore. Il congresso ha acceso i riflettori sui passi avanti che Langhe, Roero e Monferrato hanno compiuto negli ultimi dieci anni, sul fronte dell’accoglienza turistica, tanto da diventare un punto di riferimento per le altre aree specializzate sullo stesso segmento di visitatori.

Lo ha sottolineato, dal palco, durante la cerimonia di apertura al teatro Sociale, Zurab Pololikashvili, segretario generale dell’Organizzazione mondiale del turismo (Unwto), organo d’ambito delle Nazioni unite: «Ad Alba, abbiamo scoperto un territorio magnifico, un esempio per tutti noi. La città merita di essere parte della nostra organizzazione, come meta d’eccellenza del turismo gastronomico e vinicolo. Non solo per questo, ma anche per la varietà enorme di prodotti ed esperienze per famiglie e sportivi». L’area, ha precisato, «dista meno di un’ora dall’aeroporto, ma molti non lo conoscono ancora».

Alle considerazioni è seguita, a sorpresa, l’attribuzione alla capitale delle Langhe del titolo di Destinazione di eccellenza per l’enoturismo, assegnato dall’Untwo. Ha proseguito Pololikashvili: «Abbiamo molto da imparare su come il Piemonte e Alba hanno lavorato, negli ultimi anni, alla gestione dell’accoglienza. Qui esiste un legame stretto tra turismo del vino e cultura: la scuola albese è senza dubbio una risorsa preziosa». E sul riconoscimento attribuito ha poi aggiunto: «Non vogliamo fare concorrenza all’Unesco, ma riconoscere il valore di Alba, anche da questo punto di vista».

Ad ascoltare le sue parole c’erano, oltre al sindaco Carlo Bo e l’assessore al turismo Emanuele Bolla, anche delegazioni provenienti da Giappone, Georgia, Portogallo, Usa e molte altre nazioni del mondo che, oltre ad ascoltare gli esperti intervenuti al Sociale, hanno sperimentato in prima persona l’offerta delle colline Unesco, visitando cantine innovative.

Roberta Garibaldi, amministratrice delegata di Enit, ha parlato dei desiderata degli enoturisti; al centro c’è l’unicità: «Le persone in visita nei luoghi legati alla viticoltura cercano l’innovazione e la sostenibilità, anche in ambito sociale. Molte realtà si sono aperte da questo punto di vista proponendo soluzioni interessanti». Il 77 per cento dei visitatori è interessato a raggiungere realtà capaci di sostenere le comunità locali; il 76% predilige cantine o aziende che hanno adottato politiche etiche verso i dipendenti: percentuali più elevate rispetto a quanto si registra in generale tra i viaggiatori, segno di una sensibilità maggiore per questi temi e di un turismo qualitativamente più elevato.

Il 71 per cento dei visitatori enogastronomici, infine, predilige le realtà che offrono loro la possibilità di entrare in contatto con la comunità locale, per l’autenticità delle esperienze. Per questo ha concluso Garibaldi: «È importante salvaguardare l’identità del nostro Paese, la cultura, il modo di vivere e le abitudini da trasmettere al mondo».  

La protesta di Laudato si’ e degli ecologisti: «Abbiamo chiesto uno spazio per parlare, ci è stato negato»

Terrafutura, dialoghi sul mondo con il Papa
Carlo Petrini, 71 anni, fondò Slow food a Bra nel 1986.

Un protocollo d’intesa per la sostenibilità del turismo: lo hanno firmato, sul palco del Sociale, lunedì 19 settembre, prima giornata della Global conference, il segretario generale dell’Unwto Zurab Pololikashvili e Carlo Petrini, fondatore di Slow food. L’accordo è stato siglato dopo il discorso di quest’ultimo, che si è rivolto senza giri di parole ai delegati presenti in sala: «Il turismo non ha solo aspetti positivi, ma anche una serie di criticità delle quali essere coscienti».

Chi opera nel turismo  «deve impegnarsi perché i residenti siano felici: se ciò non accade e se il settore rende la comunità locale più chiusa, allora abbiamo già perso». Nel prosieguo, ha toccato una serie di aspetti anticipati da Gazzetta d’Alba, la scorsa settimana: dall’impoverimento sociale dei borghi in collina – un problema che stride con il valore economico del comparto – alla diffusione incontrollata della monocoltura viticola, arrivata fino in alta Langa. Ma ha parlato anche dell’uso massiccio di prodotti chimici e del rispetto delle persone: «Ci sono sacche di caporalato che dobbiamo contrastare perché sfruttano lavoratori africani senza diritti e tutele».

Un pensiero chiaro, il suo: «La durabilità del turismo, sul lungo periodo, dipende dall’attenzione che è in grado di dimostrare verso fenomeni come questi. Ma se, al contrario, non ne prenderà atto e non lavorerà per migliorare la situazione, allora è un settore destinato a morire per asfissia». Gli stessi argomenti sono stati messi, nero su bianco, dai volontari di comunità Laudato si’, Comuneroero, Canale ecologia, Assemblea in movimento e altre associazioni locali. Li hanno condensati, in un volantino, tradotto anche in inglese: in concomitanza con l’inaugurazione dell’evento, hanno organizzato un sit-in di fronte al teatro Sociale. Insieme a loro c’erano tre lavoratori di origine africana, che hanno vissuto in prima persona il fenomeno dello sfruttamento in vigna.

Niente striscioni, cartelli o slogan: la loro è stata  una presenza pacifica,  per accendere i riflettori sul tema del caporalato e la questione ambientale. Purtroppo, dopo aver ricevuto il volantino, soltanto pochissime persone si sono fermate e hanno chiesto alcune informazioni, segno che c’è ancora molto da lavorare sulla consapevolezza di queste problematiche. L’importante, per gli organizzatori era, in ogni caso, esserci: «Avevamo chiesto di poter avere un piccolo spazio nel programma dell’evento, ma ci è stato negato», spiegano. «La tecnica è sempre la stessa: nascondere le questioni, far finta che i problemi non esistano», ha ribadito Giovanni Montani, referente della comunità Laudato si’.  

Francesca Pinaffo

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