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Abitare il piemontese: la parola della settimana è Quàcia

Acquattata a terra, accovacciata, quatta, rannicchiata, dall’atteggiamento timorato e sospettoso

Tutti abbiamo un amico Blagheuȓ: scopriamo il significato di questo termine

ABITARE IL PIEMONTESE Nei giorni scorsi ho avuto il piacere di interpretare Carlo Alberto di Savoia per un docufilm che racconta la prima guerra d’Indipendenza. Il narratore è Bruno Gambarotta, anche lui di origini piemontesi, con il quale nelle pause del set, tra una scena e l’altra, abbiamo chiacchierato amabilmente su diversi argomenti. Non poteva mancare qualche inciso sulla lingua sabauda e la sua bella storia: è venuta fuori una sfida all’ultimo sangue su parole e modi di dire significativi e dal valore identitario. Così, suggeritami, ne è uscita fuori una ancora inesplorata in questa rubrica: quàcia.

Parola antica, rimanda a una serie di collegamenti interlinguistici: dal ligure cuàciu (cheto, tranquillo), allo spagnolo gaucho (curvo), fino all’italiano quatto (rannicchiato, tacito). Tutte probabili diramazioni dal latina coactum (raccolto, compresso). Il significato dell’aggettivo è assonante ad alcune parole italiane: quatta, quieta, acquattata, accovacciata, ricordando quasi la posa dalle galline durante la deposizione dell’uovo o la cova. A proposito di animali, anche quelli domestici, quando giacciono in cuccia o nel loro luogo preferito, si dice che sono quacià o squaciarà (accucciati e silenti), nella perfetta pace dei sensi. Vale anche per l’essere umano: quando lo si definisce quàcc (o quàcia) significa che è particolarmente quieto, silenzioso. Quando accade il contrario sta quàcc! è un’esortazione alla mansuetudine. Accosciarsi a terra volutamente, si dice infatti bitesse de squacion. Accade che l’aggettivo diventi talvolta un verbo: quacià, squaciaresse.

La proposta della parola è al femminile, quàcia, non per maschilismo, ma il soggetto a cui è spesso associata è la suora, la monia quàcia. La traslitterazione è monaca accuattata come forse ce n’erano molte un tempo, ma nell’immaginario comune questa espressione esula dalla suora canonica e diventa sinonimo di una persona mansueta solo apparentemente: atteggiamento solenne, timorato, costantemente dedito a un’implorante preghiera, ma in attenta osservazione circostante. Si rivelerà un’infida ficcanaso, facilmente scandalizzabile, pronta a condannare e alludere al sacrilegio.

Paolo Tibaldi

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