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Cento grammi a 600 euro, i prezzi stellari dei tartufi al Mercato mondiale

Cento grammi a 600 euro, i prezzi stellari dei tartufi al Mercato mondiale
Il padiglione all’interno del cortile della Maddalena. ©Marcato

ALBA Il bilancio dei primi due giorni di apertura del Mercato mondiale del tartufo è positivo. Al sabato si sono superate le cinquemila presenze, una quarantina gli ingressi in più rispetto allo scorso anno. Meno affollata l’area del cortile della Maddalena domenica, complice la giornata uggiosa.

I protagonisti della rassegna si sono fatti vedere timidamente, mostrando però il loro pieno valore economico. Pare ancora presto per vedere esemplari di tartufo bianco di un certo calibro in quantità accettabili. I prezzi medi, a quanto dicono i giudici, si attestano sui 500 euro l’ettogrammo: «Poi, essendo un mercato libero, possono variare. A causa della prolungata siccità estiva, per ora i tartufi sono pochi. Rari gli esemplari oltre i dieci grammi. È quindi ancora presto per i migliori profumi e sapori. Anche nei primi giorni di Fiera dell’anno scorso ce n’erano pochi, se ora aumenteranno le precipitazioni si troverà qualcosa per fine novembre. Qui al mercato si vende solo tartufo piemontese, proveniente, ora, dalle zone in cui ha piovuto un po’ di più o grandinato».

Marco Ronzano di Costigliole d’Asti, trifolao, commenta: «Noi vendiamo dai 390 ai 540 euro all’etto: in generale, la forbice è questa, con punte di 600 euro per cento grammi. I nostri esemplari provengono dalle Langhe e dal Monferrato, ora siamo a inizio stagione e i tartufi sono piccoli. Confidiamo, però, nel fatto che possa essere una buona stagione». Aperto lo spiraglio d’ottimismo, Ronzato spiega: «Nonostante la siccità che c’è stata, non ci possiamo lamentare: qualcosa abbiamo trovato. Ovviamente, per un ottimale sviluppo, il tartufo ha bisogno di acqua e altre condizioni ambientali. Però è pur sempre un fungo che vive in simbiosi con una pianta: l’approvvigionamento idrico, seppur minimo, lo ricava dalle radici, attraverso le micorrize. Se guardiamo al passato, nelle annate siccitose il tartufo c’è sempre stato, anche se in minime quantità. I segnali sono buoni: oltre ai piccoli tartufi, abbiamo trovato esemplari di scarto, immaturi o attaccati da vermi. Sono tutte marche, come le chiamiamo in gergo, indicatori di una fruttificazione in corso».

La sorpresa di questi giorni è il Tuber uncinatum, il tartufo nero autunnale: «In estate abbiamo trovato una buona quantità di Tuber aestivum. Poi il nero ha mollato completamente, fino a quattro giorni fa: non ce n’è un’esagerazione, ma qualcosa si riesce a cavare. E i prezzi arrivano addirittura a 150 euro l’etto: tempo addietro, difficilmente superavano i 50».

Le sorelle Palma, cercatrici di tartufo del Cebano, commentano: «Sta nascendo poca roba ma buona e profumata. Come l’anno scorso, ha piovuto quasi niente, ma tra poco più di due settimane potremo vedere qualcosa. I prezzi, in generale, sono alti. Abbiamo partecipato alla fiera di Millesimo di fine settembre e il bianco si è venduto per 400 euro l’ettogrammo: nella stessa rassegna, gli scorsi anni, a 250-300 euro era già considerato caro».

Al mercato del tartufo si arriva in un caso a superare gli 800 all’ettogrammo, con una trifola gemella. La vende Anthony Sebastiano Tona, della Sebastiano tartufi di Asti, che avverte: «Non faccio testo, la mia linea si chiama Grand cru e i miei trifolao portano solo prodotti locali di altissima qualità. Meno di 600 euro, da me, si trova nulla».  

Davide Barile

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