Un giorno di fuoco insieme a Beppe Rosso

Fondazione Mirafiore: sabato 18 giugno a Bosia Beppe Rosso legge Fenoglio
Beppe Rosso

L’INTERVISTA Un giorno di fuoco, diretto da Gabriele Vacis e interpretato da Beppe Rosso, sarà presentato martedì 18 ottobre alle 21 al teatro Giorgio Busca di Alba, in replica il mattino successivo per gli studenti. Del celebre racconto di Beppe Fenoglio la coppia Vacis-Rosso aveva presentato una versione teatrale nel 1999. Dopo la partenza al Sociale, lo spettacolo girerà, nei prossimi mesi, diversi teatri del Piemonte. La partecipazione alla serata albese è gratuita, ma occorre prenotarsi sul sito www.beppefenoglio22.it.

Rosso, che differenze ci sono tra le due versioni?

«Proponiamo sempre il testo integrale, ma ora l’allestimento scenico è diverso, più concretizzato sulla parola di Fenoglio. Ritengo Un giorno di fuoco il racconto più teatrale di Fenoglio, un cantare epico di tutto un paese nei confronti di questo atto di sangue realmente accaduto. Lo scrittore lo seppe trasformare in una cronaca umanissima in cui ogni elemento concorre a raccontare la vicenda. Penso al ciclista che porta notizie, o alla Cinquecento di Placido che parte alla volta di Gorzegno. Tutto il paese ci racconta il fatto: da un punto di vista teatrale, è molto interessante. Riprende la forma epica del teatro greco. Anche se i fatti avvengono da un’altra parte, il racconto li riporta vividi».

Diverse voci, ma lei sarà l’unico attore in scena.

«Esatto, interpreto i vari personaggi. Lo spettacolo è incentrato sul far risuonare le parole scritte da Fenoglio, al pubblico vorremmo dare l’impressione delle decine di “penosi rifacimenti” necessari a completare ogni sua pagina. Fenoglio era abituato a scavare in ogni opera che scriveva: spero che ciò possa essere percepibile da chi ci ascolta. Metteremo in risalto anche quel distacco un po’ ironico che Beppe aveva delle cose. Ci poniamo l’obiettivo di cercare di far appassionare le nuove generazioni».

Oltre a Un giorno di fuoco, in quali altre occasioni ha portato Fenoglio sul palco?

«Solitudine, realizzato nel 2013, era incentrato sui frammenti che lo scrittore ci ha lasciato. Li abbiamo messi insieme e usato il titolo di uno di essi, incentrato sulla lotta partigiana nell’inverno tra il 1944 e il 1945».

Quando nasce in lei la passione per Fenoglio?

«Il primo libro che lessi fu La malora, quando avevo 25 anni. Valuto Fenoglio tra i grandi scrittori del secolo passato, uno dei pochi capaci di creare un linguaggio peculiare, un po’ come fece Luigi Meneghello in Veneto. In seguito, ho iniziato a leggere l’opera fenogliana intera. Essendo uno degli autori che più amo, sono felice di essere qui per il centenario».

Anche il regista Vacis condivide questa passione?

«Con Gabriele abbiamo iniziato a lavorare insieme dagli anni Novanta, al Laboratorio teatro di Settimo Torinese, una delle migliori compagnie di allora. La scelta di portare Fenoglio sulle scene è condivisa senz’altro».

Qual è, secondo lei, il giudizio che il resto d’Italia dà a Fenoglio?

«Girando la Penisola, ho scoperto che esiste un’enclave di appassionati di Fenoglio. Per il momento è ancora una nicchia, come accade per tutti i grandi scrittori esclusi dai programmi scolastici e dalle adulazioni dei media».  

Davide Barile

Banner Gazzetta d'Alba