Le cooperative agricole della provincia al bivio

Vendemmia
Foto di repertorio

ECONOMIA Nel loro aspetto ideale le cooperative costituiscono un elemento in controtendenza rispetto ai modelli del mondo lavorativo a cui siamo abituati: nascono per “mettere in comune” risorse, per generare qualità di vita e benessere tra i soci, per abbattere le gerarchie e impostare l’organizzazione non soltanto su dinamiche di profitto ma con un’attenzione particolare alle relazioni. Eppure, proprio queste realtà mostrano segni di fragilità e rischiano di patire i contraccolpi dell’attuale crisi economica, sociale ed energetica: l’allarme lo lancia il presidente di Confcooperative Cuneo Alessandro Durando in queste pagine.

La storia affonda le radici nel passato. A partire dalla crisi finanziaria del 2008 fino all’emergenza sanitaria nel 2020, il mondo cooperativo della Granda – come quello del resto del Paese – è stato costretto ad attraversare molteplici tempeste. Se negli scorsi anni si era registrata una controtendenza rispetto ad altri sistemi d’impresa, negli ultimi periodi si sono iniziati ad avvertire i primi segnali di scricchiolamento: in Confcooperative Cuneo si calcola un calo delle associate dalle 254 del 2019 alle 231 del 2021.

Le ragioni di questo -9% sono dovute a chiusure in seguito a prolungati stati di crisi, ma anche a operazioni di fusione e incorporazione come reazione per rafforzare la situazione in un quadro sempre più problematico. In altre parole, le cooperative rinunciano alle “piccole dimensioni” e scelgono di ingrandirsi per reggere l’impeto della bufera.

Tra tutti i settori (sociale, credito, lavoro, cultura, turismo e sport) nella Granda spicca la performance della cooperazione agricola: tra il 2019 e il 2021 questo comparto ha retto, portando in equilibrio il dato complessivo. Nel settore agricolo, con l’obiettivo della trasformazione dei prodotti della terra e della loro commercializzazione, sono oltre 90 le imprese associate a Confcooperative, con una presenza significativa nel campo ortofrutticolo e vitivinicolo. Queste realtà svolgono un ruolo importante nell’economia rurale della provincia: il fatturato complessivo nel 2021 è stato pari a 635 milioni di euro, con un patrimonio netto di 112 milioni, 12.300 soci e un migliaio di lavoratori dipendenti.

Questo tesoro è tuttavia vulnerabile. Alessandro Durando spiega nel dettaglio: «La situazione più delicata riguarda il settore dell’ortofrutta. Gli aumenti registrati sul fronte energetico – degli imballaggi e della logistica – hanno determinato incrementi tra il 50 e il 60% dei costi per unità di prodotto; questi rincari non hanno però trovato riscontro nei prezzi, invariati per i produttori, ma aumentati per i consumatori. Se a questo si unisce il calo dei consumi, registriamo una situazione difficile, che mette in seria difficoltà la sopravvivenza di numerose aziende».

Medesima dinamica sembra subire il mondo che ruota intorno alla coltivazione della nocciola, con una battuta d’arresto nelle quantità e nei prezzi, come ha spesso ricordato Gazzetta d’Alba. Durando: «In questo caso le criticità sono legate al cambiamento climatico e al modificarsi delle temperature stagionali, a partire da quelle invernali, che condizionano il normale ciclo vegetativo della coltura. Sul fronte dei prezzi osserviamo un mercato meno dinamico, che fatica a partire, mentre la Langa subisce la concorrenza delle altre denominazioni italiane e straniere. Nel comparto lattiero-caseario i prezzi appaiono invece più congrui. E anche la produzione della carne, con in testa la piemontese, ha forse arginato la fase più difficile. La vendemmia, infine, ci ha restituito uve di qualità, sebbene si registrino rese inferiori del 15-20%».

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Braccianti: «Le paghe orarie a dieci euro lordi sono ancora troppo basse»

IL CASO Sul fronte delle cooperative agricole un tema delicato riguarda la condizione dei lavoratori. Sebbene nella nostra provincia negli ultimi anni siano stati compiuti passi in avanti sul fronte della regolarizzazione, innescando azioni di sistema uniche a livello nazionale, permangono situazioni critiche legate ai livelli retributivi, al lavoro grigio, al caporalato.

Confcooperative Cuneo, nel tentativo di evitare generalizzazioni e di tutelare le realtà che si muovono nella correttezza, accompagna le varie cooperative nella tenuta della contabilità e nella definizione dei contratti di appalto. In collaborazione con il consorzio Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani e altre organizzazioni (Cia, Confagricoltura, Coldiretti) l’associazione tenta di vigilare sulla correttezza dei contratti e sulla loro effettiva applicazione, oltre che sull’adeguatezza delle condizioni di vita degli addetti, quasi sempre immigrati.

I vari soggetti possono svolgere un ruolo attivo in questi processi, anche segnalando all’organizzazione le situazioni critiche per intervenire e arginare le irregolarità. Uno dei problemi principali riguarda il fatto che ai braccianti agricoli impiegati nelle vigne – come più volte documentato da Gazzetta – vengono riconosciute paghe orarie molto basse. Analizzando i dati retributivi dell’operaio agricolo comune, secondo i numeri comunicati da Confcooperative Cuneo a inizio ottobre, emerge come la retribuzione oraria lorda ufficiale sia pari a 10,56 euro e quella netta, considerando la parte di Tfr, di 9,04.

«Ci troviamo di fronte a riconoscimenti e stipendi insufficienti per sostenere i costi della vita», ha dichiarato il presidente Alessandro Durando. «Lo stesso ragionamento vale per altri comparti e chiama in causa la contrattazione tra le parti sociali».

L’8 per cento del Prodotto interno lordo proviene dalla cooperazione

L’INTERVISTA Parliamo con Alessandro Durando, presidente di Confcooperative Cuneo, nato a Savigliano nel 1961.

Durando, perché le cooperative sono importanti per la nostra provincia?

«Il mondo cooperativo cuneese ha un forte radicamento: si innesta in modo virtuoso nella realtà economica locale, nel mondo del credito, nel sistema dei servizi, offrendo al sistema produttivo un notevole valore aggiunto. Questo universo ha un peso pari all’8% del Prodotto interno lordo provinciale. Nell’attuale fase, tuttavia, stiamo subendo gli effetti della crisi: rimbalzo dell’economia e aumento dell’inflazione, guerra in Ucraina, unitamente agli effetti inerziali dell’emergenza sanitaria non ancora conclusa».

Le cooperative agricole della provincia al bivio
Alessandro Durando (Confcoop cuneo)

Uno dei comparti in maggiore crisi è quello dell’ortofrutta. Che cosa accade?

«È una situazione di crisi che richiede interventi di sostegno nel breve periodo (prolungare la moratoria sui mutui, ipotizzare una copertura del costo del lavoro, promuovere il credito d’imposta per arginare il prezzo dell’energia), evidenziando sul lungo periodo la costruzione di filiere più eque nel riconoscere il giusto apporto dei vari soggetti, che oggi vedono la penalizzazione dei produttori a scapito della grande distribuzione. Ci muoviamo in un contesto in cui la produzione è abbondante e di qualità, ma se i prezzi non saliranno, potrebbe essere più conveniente non raccogliere la frutta».

Che fare, dunque?

«Solo una risposta comune tra produttori può consentire di attraversare questa difficile fase e disegnare un futuro possibile. Bisognerà potenziare le aggregazioni in sistemi di rete più competitivi, valutando incorporazioni o fusioni per generare economia di scala».

Dunque la strada è il mutualismo, vale a dire il reciproco supporto?

«La crisi di sistema in cui ci troviamo richiede sempre di più risposte condivise. Si aprono quindi praterie interessanti per cooperare tra cittadini, nelle imprese, tra imprese, nei territori. La formula chiave è “fare sistema a partire dal basso” favorendo il protagonismo delle persone, dimostrando che è possibile introdurre elementi di cambiamento virtuosi. Le possibilità non mancano davvero: pensiamo all’attualità del tema energetico e degli spazi che si affacciano sul fronte dell’autoproduzione e del consumo di energia, puntando su fonti rinnovabili con le comunità energetiche».

 Sara Elide

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