Una fede incrollabile ma mai ridotta a fanatismo

PENSIERO PER DOMENICA – XXVII TEMPO ORDINARIO – 2 OTTOBRE

Ci sono domeniche in cui è molto facile individuare il tema di fondo delle letture della Messa. In questa XXVII domenica tutti e tre i testi biblici (Ab 1,2-3; 2,2-4; 2Tim 1,6-8.13-14; Lc 17,5-10) ci offrono una splendida meditazione sulla fede.

Una fede incrollabile ma mai ridotta a fanatismo
L’apostolo Paolo consacra vescovo il discepolo Timoteo, vetrata del tempio San Paolo ad Alba.

Solo chi ha fede regge le prove della vita. «Il giusto vivrà per la sua fede»: sappiamo che questa affermazione di Abacuc, ripresa da Paolo nella lettera ai Romani, è stata fondamentale nel cammino esistenziale di Lutero e ha ispirato la sua Riforma. Abacuc, negli anni 625-612 a.C. vive un passaggio d’epoca: il crollo dell’impero assiro e l’avvento di quello babilonese. Possiamo immaginare cosa significhi! Sconvolto dall’imperversare della violenza, il profeta non sa fare altro che gridare a Dio, chiedendo aiuto. La risposta di Dio, che diventa il centro del suo messaggio profetico è questa: la forza per attraversare i momenti tragici della vita e della storia la può dare la fede. Il giusto trova nella fede la forza per resistere e andare avanti.

Avere fede è restare fedeli al proprio compito. Nel Vangelo c’è una preghiera accorata e concreta dei discepoli: «Accresci in noi la fede». La risposta di Gesù è sconcertante e provocatoria. Prima sembra proporre come criterio di verifica della nostra fede un gesto che nemmeno lui ha mai fatto: nel Vangelo non si narra di gelsi sradicati o montagne che si gettano in mare! Poi racconta una parabola a dir poco fastidiosa, che ha come protagonista un padrone volgare e prepotente nei confronti della servitù. In questi casi è importante cogliere il cuore del messaggio: l’esempio di fede non è né l’esibizionista che fa miracoli, né il padrone rozzo, ma il servo che assolve fino in fondo il suo compito, senza pretese, sentendosi “servo inutile”, che ha fatto “solo” quanto doveva fare, come due genitori che si spendono per i figli.

Il pericolo di una fede senza amore. L’autore della lettera a Timoteo, interpretando l’animo di Paolo, ricorda che la fede vera non è quella che sposta le montagne, ma che riscalda i cuori e crea comunità. È questa la fede che il discepolo deve custodire e coltivare dentro di sé e poi testimoniare. Perché la fede, da sola, può indurire il cuore e portare al fanatismo. Per questo, nel testo biblico viene associata all’amore. L’esempio più alto di una fede incrollabile ma mai fanatica ce l’ha offerto Gesù. È a lui che dobbiamo guardare in un tempo storico in cui tanta parte dell’umanità oscilla tra abbandono della fede e fanatismo. Imitando lui, anche noi possiamo diventare testimoni credibili.

 Lidia e Battista Galvagno

Banner Gazzetta d'Alba