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Lettera: «La guerra in Ucraina può generare solo sconfitti»

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Immagine d'archivio

Gentile direttore,

lo scorso sabato migliaia di persone hanno manifestato per chiedere di fermare la guerra in Ucraina e di avviare dei negoziati che portino alla pace. Associazioni di varia natura hanno camminato nuovamente insieme per rimarcare l’urgenza di un cambio di strategia davanti a una situazione che non porterà a nessun vincitore ma solo distruzione, sofferenza e morte tra i civili. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rimarcato come la guerra non si ferma con le bandiere arcobaleno: sarebbe interessante spiegasse se lei (e chi l’ha preceduta, sia a Palazzo Chigi che tra i banchi della maggioranza parlamentare) ha un’idea di strategia diplomatica che vada oltre la fornitura di armi ad un Paese che ha assolutamente diritto di difendersi ma che allo stesso tempo va accompagnato sulla strada di una ripresa del dialogo.

A meno che non si pensi davvero che con Putin non si possa trattare e, di conseguenza, lo sforzo bellico vada condotto sino alla deposizione del dittatore russo (confidando in un successore meno imperialista, aspetto tutt’altro che sicuro). La manifestazione del 5 novembre ha posto l’urgenza di un ritorno globale allo spirito degli Accordi di Helsinki, che riprenda una politica di riduzione degli arsenali atomici, la necessità di un nuovo protagonismo dell’Onu, oggi del tutto scomparsa, e di un corpo di pace che ponendosi tra le parti in conflitto permetta un ritorno alla vita per le popolazioni civili strette nella morsa di fuoco.

Questi intenti non appartengono ad anime candide o improbabili pacifisti filoputiniani, dato che dovrebbero essere al centro degli sforzi di un’Europa unita che rischia di essere travolta dai tanti attori esterni ed interni interessati ad un fallimento delle sue istituzioni politiche comuni e di tutti quei governi chiamati a dare risposte alle popolazioni angosciate dall’economia di guerra. Con l’urgenza determinata dai rischi di una deriva nucleare e di un pericoloso precedente praticabile dalla Cina a Taiwan. Oggi è evidente che questa guerra non può essere vinta, ma può generare solo sconfitti. Oggi il mondo ha bisogno di una speranza.

Roberto Savoiardo

 

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