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Cresce la povertà ma ci sono pure famiglie che se la cavano al meglio

27IL REPORTAGE «Negli ultimi anni ho risparmiato molto: non pensavo di riuscire a farlo perché sono nata in una famiglia povera; non siamo abituati ad accumulare denaro né ad avere troppe risorse sul conto bancario. Ricordo mio padre che annotava sull’agenda ogni spesa – pure un mandarino o una matita –, mentre si spaccava la schiena per aiutarci a vivere». Così Milena, una giovane di 29 anni che abita nella zona di Montelupo Albese, racconta la propria infanzia e l’inattesa crescita economica dell’ultimo periodo. «Ho sempre lavorato come cameriera per pagarmi gli studi universitari in economia, ma dopo la laurea ho faticato a trovare un lavoro “ordinario”: così, ho aperto un servizio di corsi yoga on-line. All’inizio stentavo a partire, ma ho avuto molta fortuna dal 2020. A causa del lockdown le richieste sono aumentate: pareva che tutti volessero partecipare alle mie lezioni. È stato molto bello. Oggi lavoro un pochino meno, perché le persone sono tornate fuori casa, ma sono contenta perché ho messo da parte un bel gruzzolo, che mi permetterà nei prossimi anni di stare tranquilla. Non posso certo smettere di lavorare, ma per le emergenze ho un fondo disponibile e forse riuscirò ad accendere un mutuo con la banca per comprarmi un piccolo appartamento. Serve un anticipo consistente per una giovane da sola. Quasi nessuno dei miei coetanei ha una tale somma a disposizione».

18 su cento a rischio

La testimonianza di Milena racconta di un mondo in cui i giovani devono ricavarsi una strada professionale in un contesto mutevole e imprevedibile. Non esiste diretta proporzionalità tra l’impegno erogato in un corso di studi e il risultato ottenuto in termini di occupabilità o retribuzione. Inoltre, le circostanze possono determinare successi inattesi o cadute repentine. Questo accade perché il mercato è instabile, le emozioni collettive vittime delle decisioni geopolitiche, le risorse economiche concentrate nelle mani di pochi e la possibilità di successo limitata.

Le riflessioni sono confermate dai dati pubblicati a metà dicembre dall’Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) nel rapporto Territori 2022: in Piemonte emerge come nel 2021 le persone a rischio povertà o esclusione sociale rappresentino il 18,3% della popolazione. Tale valore, peraltro minore di 7,1 punti rispetto al dato nazionale, risulta in crescita nel periodo 2006-2021. Inoltre, tra il 2019 e il 2021 sono più che raddoppiate le persone che vivono in abitazioni con problemi strutturali (10,3% nel 2019, 21,7% nel 2021). Risulta infine in crescita pure la quota di Neet (ovvero i giovani che non studiano né lavorano, +2,4%), la quota di part-time involontari (ovvero persone che vorrebbero lavorare di più ma trovano soltanto collocazioni a tempo parziale:+2,5 punti) e peggiora l’occupazione giovanile (-9,9 punti percentuali, di cui -3,8 tra il 2019 e il 2020).

cresce il risparmio

Sul versante opposto, una cospicua parte di popolazione riesce ad affrontare la vita con facilità dal punto di vista materiale. Secondo l’Indagine sul risparmio e le scelte finanziarie degli italiani 2022, pubblicato da Intesa Sanpaolo e centro Luigi Einaudi la scorsa settimana, in Piemonte nel 2021 la quota di famiglie che affermano di aver risparmiato è pari al 52,3%, in crescita di 5 punti rispetto all’indagine dello scorso anno; il dato dell’intero Nord-ovest è in linea (52,2%), mentre è di poco più elevata la percentuale nazionale (53,5). Il 17,7% delle famiglie (contro il 10,2% dell’anno scorso) ha risparmiato con un’intenzione precisa, il 27,3% è un “risparmiatore involontario” e il 7,3% dichiara di “non essere riuscito a spendere”, presumibilmente a causa del protrarsi di alcune limitazioni imposte dall’emergenza. I dati raccontano come più della metà dei piemontesi riesca ad avere denaro in eccesso rispetto alla sopravvivenza, mentre l’altra metà evidentemente non ce la fa.

Per quali ragioni si risparmia? È la casa (o la sua ristrutturazione) il motivo principale per il 34,8% delle famiglie, mentre la crescita e l’istruzione dei figli riguarda l’11,5% degli interpellati, contro un dato italiano del 15,3. I piemontesi anziani affermano invece di non poter risparmiare per fare fronte alle spese mediche: una possibilità interpretativa di questo dato potrebbe essere legata agli importi pensionistici molto bassi. In realtà, solo il 17% del campione risparmia avendo in mente uno scopo preciso e il 30% lo fa per ragioni precauzionali.

17,6 miliardi di euro

Il report di Intesa Sanpaolo rileva infine come sia stata forte in Piemonte la crescita dei depositi bancari e postali a partire dal 2019, ultimo anno prepandemia, in totale 17,6 miliardi tra il 31 dicembre 2019 e il 30 giugno 2022. Significa oltre il 7% dell’intera crescita nazionale, pari a circa 240 miliardi. Da ultimo, è salito al 79,2% (contro il 70,1% dell’anno precedente) la percentuale d’intervistati che ritengono di avere un reddito adeguato al proprio sostentamento.

L’acquisto dell’abitazione resta una certezza

Le famiglie piemontesi, come quelle italiane, sono soddisfatte dell’investimento che hanno realizzato acquistando la casa: tra quelle che hanno un’abitazione in proprietà i giudizi positivi rappresentano circa l’87% in Piemonte e l’89% in Italia (nel Nord-ovest si arriva al 90,4%), anche se torna a crescere la preoccupazione per gli oneri collegati (21% contro il 15,7% dell’anno passato); la propensione per la liquidità non impedisce invece una leggera riduzione di chi è preoccupato di non riuscire a vendere rapidamente l’immobile in caso di necessità (15,2% contro il 17,8% dell’anno passato). I dati sono sempre d’Intesa Sanpaolo e centro Einaudi.

L’investimento nel mattone è ritenuto sicuro dal 45,8% delle famiglie piemontesi (64,3% in Italia e 58,4% nel Nord-ovest) in riduzione rispetto al 65,3% dell’anno passato; l’immobile è comunque apprezzato perché consente di risparmiare l’affitto (54,7%; contro il 63,8% dell’anno passato, e contro il 60,3% in Italia e il 55,1% nel Nord-ovest). In costante riduzione sono invece le persone a cui l’acquisto della casa piace perché è un modo per lasciare un’eredità ai figli: sono il 37,5%, ma erano il 48,5% l’anno passato; sono invece il 47,9% in Italia e il 41,3% nel Nord-ovest.

L’8,8% degli intervistati in Piemonte ha acquistato un immobile nel 2021 (contro il 4,9% del 2020); di questi il 52,3% ha acquistato l’abitazione principale della famiglia, il 23,9% ha acquisito un immobile da investimento (anche per integrare il reddito); mentre circa l’8% ha comprato un alloggio o una casa per i figli; la stessa percentuale (8%) si è orientata verso un immobile strumentale (ufficio, negozio, magazzino, officina, ecc).

Infine, il 7,2% del campione di famiglie piemontesi oggetto d’indagine da parte d’Intesa Sanpaolo, contro il 9,4% di quella passata, ha in mente di realizzare un investimento immobiliare entro i prossimi 24 mesi (6,6% in Italia e 5,6% nel Nord-ovest).

Maria Delfino

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