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Giovanni, il germoglio che spunta da un ramo secco

PENSIERO PER DOMENICA – SECONDA DI AVVENTO – 4 DICEMBRE

Perché leggere ogni tre anni le stesse letture? Intanto perché impieghiamo molto meno di tre anni per dimenticare. Un ripasso è sempre opportuno. L’altra motivazione ce la suggerisce san Paolo, nella lettera ai Romani (15-4-9): «Tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza». Le letture di questa seconda domenica di Avvento ci fanno questo regalo.

Il Battista annuncia la venuta di Gesù, miniatura lombarda del XV secolo (Cremona, cattedrale).
Il Battista annuncia la venuta di Gesù, miniatura lombarda del XV secolo (Cremona, cattedrale).

La speranza si nutre di sogni. Come ci ricorda Isaia (11,1-10) la speranza deve essere accesa dallo spirito del Signore, che Isaia declina come spirito di sapienza e intelligenza, di consiglio e fortezza, di scienza e timore del Signore. La speranza va alimentata con la giustizia, con «decisioni eque per i miseri della terra». Non deve infine mancare l’ossigeno della speranza, che è l’utopia, il sogno di una società non violenta e pacifica, esemplificata dagli animali nemici capaci di vivere in pace. Si discute se questo testo sia stato scritto prima o dopo l’esilio, ma credere nella rinascita di un paese in decadenza o reduce dall’esperienza dell’esilio è come credere che da un tronco reciso e secco possa rispuntare il germoglio di un nuovo albero. È questa speranza che il profeta sollecita in noi.

L’utopia di una terra rinnovata viene espressa dal profeta con immagini forti, come le spade che diventano vomeri e le lance trasformate in falci. Per la seconda domenica consecutiva, in questo Avvento, risuona l’annuncio di un regno messianico di pace, disarmo generale, giustizia, accoglienza di poveri e oppressi. Tutto il contrario di quello che vediamo attorno a noi. La parola di Dio ci invita a continuare a credere e a camminare in direzione di questo regno.

Giovanni Battista: il coraggio di alzare la voce. Il Battista secondo Matteo (3,1-12) è duro con le folle. È un po’ il portavoce dell’evangelista Matteo, ebreo, critico severo dei suoi contemporanei che non avevano riconosciuto in Gesù il Messia. Ma può anche essere visto come il germoglio che spunta da un tronco quasi secco, come profetato da Isaia. Personaggio austero nel cibo e nel vestito, Giovanni non ha paura a interloquire con farisei e sadducei, richiamandoli al dovere della conversione. Come abbiamo visto nel recente summit sul clima, uno dei guai del nostro tempo è la mancanza di leader coraggiosi e autorevoli, che sappiano sfidare l’impopolarità chiedendo scelte coraggiose e soprattutto che sappiano dare l’esempio.

Lidia e Battista Galvagno

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