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Un sondaggio sulla ricollocazione del generale avrebbe permesso di dare ascolto ai più giovani

La statua del generale Govone prende il volo e lascia piazza Ferrero

LETTERA AL GIORNALE Gentile direttore, sono amico di Gazzetta dal 1983 e aspetto il giornale a casa ogni martedì mattina da 40 anni, con grande piacere perché mi fa sentire ancora più albese e meno vecchio di quanto in realtà sono! Due settimane fa mi ha colpito l’articolo intitolato “Il generale troverà dimora al Cocito”, non solo perché ben scritto ma anche perché ho appreso che il sindaco si è recato a chiedere scusa a una scuola… Mi sono chiesto: perché scusarsi?!

Il sindaco pare abbia sostenuto: «Per non averli avvisati per tempo…». Io anche se sono vecchio ho ben capito, leggendo l’articolo, che 37 insegnanti del liceo Cocito più la preside non gli rimproveravano di non essere stati avvisati per tempo, semmai rifiutavano di essere “osservati” per il futuro dal monumento a un personaggio discutibile e violento come il generale Govone.

Entrando nel merito di questa strana storia, chiedo: perché il sindaco pensa che bastino le scuse per un non coinvolgimento e poi taglia corto sostenendo che, al di là delle motivazioni anche condivisibili, il Comune ha preso già la decisione di collocare il monumento e celebrerà il generale di fronte al liceo? Perché mai è andato a scusarsi e non ha tirato dritto? Forse perché alla fine è uno buono di cuore, mi è venuto da pensare. Allora, mi sono detto: chi ricopre il ruolo del cattivo? Nelle settimane scorse in molti articoli è comparso spesso il nome dell’assessore ai lavori pubblici e a volte quello del turismo e mai il nome dell’assessora alla cultura.

Ho capito che questi rappresentanti si esprimono privi di argomentazioni credibili su questo monumento (per altro non originale). Mi sono domandato quali interessi hanno potuto avere e se sono in realtà degli esperti di storia o di storia dell’arte. Se fossero realmente esperti siamo messi molto male perché la posizione che gli hanno dato ha creato l’imbarazzo diffuso… anche da parte di coloro che questo monumento desidererebbero regalarlo ai nostri vicini di Isola d’Asti o chiuderlo in un deposito. Se invece non sono esperti, perché non hanno lasciato che se ne occupasse l’assessora alla cultura?

Oggi giovedì 24 novembre, la città di Alba si è svegliata e si è chiesta: cosa sta guardando il cavallo? Perché la caserma non esiste più da molti anni e oltretutto quel muro militare di cinta verrà abbattuto e sostituito sembrerebbe da una nuova cancellata artistica. Ma ancor più seriamente: perché il monumento è finito vicino a una scuola, la quale ha dichiarato che quell’area è molto importante, perché la sua storia rimanda all’olocausto e alla Resistenza e oggi rappresenta un’opportunità per chi vuole celebrare giorno per giorno la cultura della pace?

Magari democraticamente a sostegno della presa di posizione del liceo scientifico potreste proporre un sondaggio e dare la giusta voce che merita l’unica riflessione seria che questa Amministrazione ha tentato stranamente di oscurare. Un sondaggio che rispetterebbe soprattutto l’opinione delle nuove generazioni, della grandezza della storia e contro la propaganda e le forzature dimostrate in questa occasione dagli amministratori locali. Il risultato, a mio avviso, potrebbe sorprenderci. E, se non altro, valorizzerebbe il pensiero dei nostri giovani e dei tanti insegnanti che a volte vengono ingiustamente criticati e certamente non ascoltati.

 Antonino, Alba

 Gentile signore, chi dissentiva si è fatto sentire ed è rimasto inascoltato. Pensare ad altre soluzioni – a monumento installato – suonerebbe come una beffa, dovendo aggiungere costi a costi (visto che neanche i monumenti a cavallo si muovono da soli). Grazie per la sua costanza nel seguirci da 40 anni.  
g.t.

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