Confindustria: «Difendere il vino dall’etichettatura irlandese»

Export ed economia segnano bel tempo in un Piemonte diseguale 2

CUNEO «La scelta unilaterale del Governo irlandese di introdurre in etichetta messaggi di allarme salutistici obbligatori per tutte le bevande alcoliche, vini compresi, è una scelta azzardata e sproporzionata che non tiene conto della specificità del prodotto rispetto ad altre bevande, con il rischio di creare confusione verso il consumatore sul rapporto tra alcol, vino e salute».

È il commento di Paola Lanzavecchia, presidente della sezione vini e liquori di Confindustria Cuneo, che stigmatizza l’azione discriminatoria, per ora portata avanti dallo stato Irlandese, fortemente offensiva nei confronti di produttori e viticoltori che da generazioni tramandano il loro prezioso know how. La presidente Lanzavecchia pone l’accento anche sul preoccupante silenzio della Commissione Europea che, non intervenendo in tempo utile, ha implicitamente espresso l’assenso alla nuova normativa.

Da anni, tutti gli attori della filiera si battono per far riconoscere in sede europea la specificità del vino, l’importanza culturale, sociale ed economica che riveste in Italia e in molti altri paesi europei, essendo un portatore di benessere e di qualità della vita condivisa.

È grave che le amministrazioni di alcuni Paesi Europei demonizzino il vino alla pari delle sigarette, legando in modo non corretto e discriminatorio il vino a patologie molto serie legate all’abuso di alcol, quando il messaggio che tutta la filiera si impegna a comunicare da anni è quello del consumo consapevole e misurato, riconoscendo quanto il vino e altri prodotti gastronomici siano eccellenze riconosciute anche all’estero e vengano associate a benessere sensoriale e cultura del territorio da parte dei consumatori.

«Oltre dieci nazioni, tra cui Italia Francia e Spagna, avevano espresso profonde critiche alla proposta irlandese, che avrebbe potuto essere superata se la Commissione Europea si fosse espressa entro il termine del periodo di sospensione della norma, lo scorso 10 dicembre. Ora – continua Paola Lanzavecchia – la grave azione unilaterale di uno stato membro rischia di rappresentare un pericoloso precedente che, oltre a non apportare effettivamente alcuna soluzione misurabile al problema del consumo irresponsabile di alcol, potrebbe generare danni economici e di immagine ad un settore che è una delle colonne portanti del Made in Italy, rappresentando la filiera primaria con le maggiori quote di mercato».

«Sarà importante – conclude la presidente della sezione vini e liquori di Confindustria Cuneo – che il Governo italiano insieme ai partner europei che già si sono fortemente opposti, contrasti con forza l’approccio afono della Commissione Europea, con azioni politiche veloci ed efficaci, ricordando che oltre a rappresentare il prodotto della filiera primaria con il maggior valore di quote di mercato, prima di tutto il vino ha un valore intangibile e fondamentale. L’importanza del vino e della coltivazione della vite sono descritte fin dai testi sacri della Bibbia; il vino, quale antico, ultramillenario testimone e portatore di cultura, non può essere assimilato e paragonato ad alcun altro eccellente prodotto agroalimentare, perché ci parla dell’uomo e della sua storia».

Banner Gazzetta d'Alba