Ultime notizie

Etichette sanitarie sul vino, Coldiretti: «penalizzazione ingiusta»

Le annate 2018 e 2019 delle Docg da Nebbiolo

BRUXELLES È tsunami in Europa sulle avvertenze sanitarie sull’etichetta di vino, birra e liquori. Con il silenzio assenso di Bruxelles, l’Irlanda potrebbe diventare il primo Paese dell’Unione europea ad apporre sulle bottiglie delle bevande alcoliche avvisi come «il consumo di alcol provoca malattie del fegato» e «alcol e tumori mortali sono direttamente collegati». Equiparando di fatto il vino alle sigarette. Un precedente che potrebbe spronare altri Paesi a percorrere la stessa via, soprattutto in quel Nord Europa segnato da un pesante consumo di alcol. Ma i produttori italiani alzano subito le barricate a difesa del patrimonio della tradizione eno-gastronomica nazionale: si tratta, tuona Coldiretti, di un «attacco diretto all’Italia, principale produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di fatturato, di cui più della metà all’estero».

La partita dell’etichettatura sugli alcolici si gioca da diversi anni e su diversi tavoli. A partire dal quartier generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a Ginevra, che da tempo raccomanda l’adozione di etichette sanitarie. E a Bruxelles la battaglia si è riaccesa dopo che – nel suo piano contro il cancro del 2021 – la Commissione europea aveva annunciato proposte per ridurre il «consumo dannoso» di alcol, tra cui proprio le avvertenze per la salute sulle bottiglie. Un anno più tardi l’iniziativa è atterrata a Strasburgo, dove l’Europarlamento dopo un dibattito lacerante ha frenato sul tema, dicendo sì a maggiori informazioni in etichetta per gli alcolici, senza però ritenere necessarie quelle sanitarie. Il tutto, ricorda l’eurodeputato Paolo De Castro, membro della commissione Agricoltura del Pe, per informare «di più e meglio» i consumatori bloccando però i «tentativi di criminalizzazione» dell’alcol. Crocevia del confronto è però Dublino, che aveva già ottenuto il via libera Ue – prima nel 2016 e poi nel 2018 – per misure sempre più stringenti (fiscali e di prezzo) tese a ridurre i consumi di alcol.

Ora il terzo atto per contrastare quella che per le autorità irlandesi è «un’emergenza sanitaria nazionale» riguarda l’etichettatura, materia delicatissima per il mercato interno. A giugno l’Eire ha notificato all’ Ue un progetto di legge per apporre sulle bottiglie avvertimenti sui rischi sanitari del consumo di alcol e sul suo legame diretto con i tumori mortali. Roma, Parigi e Madrid, insieme ad altre sei capitali, hanno provato ad opporsi mettendo nero su bianco la protesta con un parere inviato a Bruxelles che evidenziava come l’eccezione irlandese discrimini i produttori degli altri Paesi Ue, costretti alla doppia etichetta.

Coldiretti Cuneo: «A rischio 100 milioni di bottiglie della Granda»

Enrico Nada, produttore di Barbaresco, è il nuovo presidente dei Coldiretti Alba
Enrico Nada, Coldiretti Cuneo

Il via libera dell’Unione europea alle etichette allarmistiche sul vino è un attacco diretto all’Italia, principale produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di fatturato di cui più della metà all’estero, e alla Granda dove sono a rischio 100 milioni di bottiglie. È quanto afferma Coldiretti Cuneo in riferimento all’autorizzazione concessa all’Irlanda che potrà adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze terroristiche, che non tengono conto delle quantità, nonostante i pareri contrari di Italia, Francia e Spagna e altri sei Stati dell’Unione europea, che considerano la misura una barriera al mercato interno, e l’annuncio della stessa Commissione di possibili iniziative comuni sull’etichettatura degli alcolici.

Si tratta di un pericoloso precedente che, secondo la Coldiretti, rischia di aprire le porte a una normativa comunitaria che metterebbe a rischio una filiera che in Italia dal campo alla tavola garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro ed è la principale voce dell’export agroalimentare. Il presidente di Coldiretti Cuneo Enrico Nada afferma: «È del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità e a più bassa gradazione come la birra e il vino che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’alcolismo, legato ad altri tipi di alcolici che non portano con sé alcuna storia o tradizione».

Il consumo pro capite in Italia si attesta sui 33 litri all’anno con una sempre maggiore attenzione alla qualità, alla storia del vino, ai legami con i territori che spingono italiani e stranieri alla scoperta di cantine e aziende. Tuttavia, come emerso dal sondaggio online sul sito www.coldiretti.it, quasi un italiano su quattro (23%) smetterebbe di bere vino o ne consumerebbe di meno se in etichetta trovasse scritte allarmistiche come quelle apposte sui pacchetti di sigarette.

«L’autorizzazione della Commissione Ue fa seguito a ripetuti blitz a livello comunitario di penalizzare il settore come il tentativo di escluderlo dai finanziamenti europei della promozione nel 2023, sventato anche grazie all’intervento della Coldiretti. Minacce che mettono in pericolo un comparto di tradizione millenaria con un impatto devastante sull’economia, sull’occupazione e sul turismo delle nostre colline», dichiara il rirettore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu.

Il patrimonio vitivinicolo della Granda – ricorda Coldiretti Cuneo – si fonda sul lavoro di 6.500 imprese e coinvolge 16.800 ettari di superficie vitata per una produzione di 100 milioni di bottiglie all’anno, perlopiù a marchio Doc o Docg.

Banner Gazzetta d'Alba