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Terremoto: secondo l’Arpa l’Albese non è un’area a rischio

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Un'immagine d'archivio del terremoto di Amatrice

IL CASO «Era notte, leggevo un libro nel mio letto. Tutto era tranquillo: sentivo il vento frusciare tra le fronde degli alberi: abito in una casa indipendente vicino ad Alba, avvolta dal silenzio». Inizia così il racconto di Alberto, un uomo di 44 anni che vive nella zona di Madonna di Como. Laureato in ingegneria, ha viaggiato in vari continenti, per una grande azienda alimentare e in parallelo ha avviato una carriera nel poker professionistico. L’attività imprenditoriale di Alberto si è poi differenziata: elicicoltura, laboratori formativi, coltivazione di frutta. «Ingegno e frenesia sono i miei caratteri ma sentivo che alla mia vita mancava qualcosa. Il vero sogno è sempre stato quello di aiutare gli altri. L’istinto solidale nacque in India, nel 2009, quando visitai Bombay e Varanasi con alcuni amici».

A inizio febbraio, dopo le 23, ha sentito la casa vibrare. «Prima ho pensato: qualcuno sta correndo sulle scale esterne, vogliono entrare in casa mia. Gli scalini, appena ci metti un piede sopra, fanno rumore. Prima ho avuto paura, poi ho pensato: “se qualcuno cercasse di entrare in casa non farebbe questo rumore”. Facendomi coraggio, sono uscito sul balcone. L’aria era fredda, la luna sorvegliava il cielo: sono rimasto immobile, poi ho capito: era stato il terremoto. Il giorno precedente avevo visto le immagini della Turchia devastata. Non avevo “sentito” il dolore di quelle persone: la scossa ad Alba ha squarciato un velo rimasto troppo a lungo sui miei occhi, mi sono sentito fragile. Ho avvertito, dopo molti anni, quanto il nostro destino dipenda da forze mastodontiche. Il giorno dopo, sceso dal letto, sono andato in agenzia turistica e ho comprato un biglietto per l’India. Non so cosa farò, forse fonderò un’associazione. Dopo il terremoto, ho trovato il coraggio di mettermi al servizio degli altri e di intraprendere una strada che da molto tempo sentivo appartenermi».

40MILA VITE SPEZZATE

Le parole di Alberto arrivano nei giorni in cui le “vibrazioni della terra” occupano le prime pagine dei giornali. Tra il 5 e il 6 febbraio una scossa di terremoto tra i 7,6 e i 7,7 gradi della scala Richter ha colpito la Turchia e la Siria, provocando oltre 40mila vittime. Il giorno seguente un piccolo sisma si è verificato a due chilometri da Neviglie, con una magnitudo pari a 2,9, gradi ed epicentro a 10 chilometri di profondità. Altre tre piccole scosse, di potenza inferiore e profondità maggiore, sono state registrate, nelle ore seguenti, a Coazzolo. Pur trattandosi di eventi “molto leggeri”, secondo l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, sono state molte le segnalazioni.

Secondo i dati regionali il Piemonte è caratterizzato da una sismicità relativamente frequente, anche se di intensità medio bassa. Le scosse si concentrano nelle province di Torino e Cuneo. Con Arpa abbiamo rintracciato i maggiori eventi negli ultimi secoli: tre, di intensità elevata avvennero nel Roero. Il primo nel 1796, a una profondità sconosciuta, arrivò ai 4,3 punti di magnitudo. Stessa potenza venne raggiunta il 9 dicembre 1995; di poco inferiore (4,2 gradi) fu la scossa del 19 aprile 2009. In alta Langa si raggiunsero i 3,5 gradi della scala Richter il 16 ottobre 1943. Altri terremoti arrivarono vicini ad Alba sette volte tra il 1982 e il 2001.

Spiega Secondo Barbero, direttore di Arpa Piemonte: «Langhe e Roero non hanno un livello sismico elevato, ma in passato abbiamo registrato fenomeni di una certa entità. Nel Pinerolese e in alcune aree della Liguria sono stati raggiunti i 5,6 gradi di magnitudo». Le rilevazioni, però, oltre a risalire a molto tempo fa, venivano effettuate analizzando i danni provocati dalla scossa, non i parametri numerici, fatto che rende incerta la reale potenza dei fenomeni. Conclude Barbero: «Il rischio rimane basso e i cambiamenti climatici in corso non incidono in alcun modo sulla conformazione terrestre né sui movimenti delle placche. Quindi la probabilità di terremoti futuri è contenuta».

L’ALTRA CRISI: L’ACQUA

Siccità: il Piemonte prepara elenco di opere urgenti per la rete idricaSu questo punto il parere degli esperti non è sempre concorde: ci sono studi che correlano i movimenti terrestri ai mutamenti climatici. Gli effetti di questi ultimi sono sotto gli occhi di tutti: al tema idrico Arpa ha dedicato un rapporto analizzando l’andamento del mese di gennaio: il deficit pluviometrico, pari a circa 20 millimetri, replica l’andamento siccitoso degli ultimi 6 mesi. Precisa il direttore Barbero: «La mancanza di un inverno ricco di neve e di pioggia è il preludio di una probabile situazione di siccità primaverile ed estiva analoga a quella dello scorso anno. Il 2022 è stato molto arido, abbiamo registrato 111 giorni senza acqua, distribuiti in diversi periodi del-
l’anno. Questa situazione è molto preoccupante e, sebbene non escludiamo che i prossimi mesi possano essere caratterizzati da precipitazioni abbondanti, rimaniamo consapevoli che per risollevare i parametri servirebbero fenomeni piovosi di rilievo».

PIOGGE IMPREVEDIBILI

Secondo il direttore dell’ente ambientale il clima in rapido mutamento rappresenta un grave problema per la situazione idrica e costringerà anche territori come le Langhe e il Roero «a riadattarsi nel futuro, anche dal punto di vista agricolo e delle colture. Le aree idonee a un determinato tipo di seminativo potrebbero non esserlo più: l’avvenire sarà con molta probabilità caratterizzato dal variare delle precipitazioni e della temperatura. Al momento le piogge non si sono ridotte nella quantità media annuale, ma nella loro distribuzione: il Piemonte è sempre più caratterizzato da fenomeni improvvisi e cumulativi in periodi di tempo limitati». A questi si alternano lunghi periodi siccitosi: «Corriamo il rischio di non essere più in grado di prevedere le varie situazioni climatologiche che ci troveremo ad affrontare».

Maria Delfino

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