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Cinque anni fa moriva don Michele Germanetto, il “prete della gente”

5 anni fa moriva don Michele Germanetto, il “prete della gente”
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Don Michele Germanetto con i parroci di Bra, nell’anno 2013

BRA Era morto nella notte tra il 26 e il 27 marzo di cinque anni fa, don Michele Germanetto, 85 anni, uno dei rettori più amati da sempre nella storia del Santuario della Madonna dei Fiori, dove aveva ricoperto il ruolo di rettore per vent’anni.

Un sacerdote della gente e per la gente, sempre disponibile a tutti e con una forte componente umanitaria verso i fedeli sui quali suscitava una grandissima attrattiva. Figura carismatica e uomo di  riferimento per la fede di tutti i braidesi, ma sempre pronta all’aiuto di tutti.

«Ricordo che lui si era appena insediato da rettore – afferma un collaboratore del Santuario – e ci conoscevamo appena. Mio papà ebbe un grave incidente in bici nel viale: mi mando a chiamare e mi disse: qualsiasi cosa tu e tua mamma abbiate bisogno, io ci sono. Poi andò subito a trovarlo in Ospedale».

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Cardinale Poletto e don Michele Germanetto
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L’arcivescovo Cesare Nosiglia e don Michele Germanetto

Rettore del Santuario della Madonna dei Fiori per vent’anni, don Michele aveva continuato a collaborare con il suo successore, don Sergio Boarino  e con il clero braidese fino alla sua morte. Ordinato sacerdote nel 1955, il suo cammino lo ha visto impegnato alla Consolata e al Duomo di Torino, a Sommariva Bosco, a Mirafiori, parroco a San Matteo e a Bandito di Bra. Fino al 1992, quando è arrivato alla Madonna dei Fiori. Poi è stato insegnante di religione nella Scuola Media “Craveri”, dove ha cresciuto generazioni di braidesi, che non lo hanno mai dimenticato. Ancora oggi, tante persone lo ricordano e riconoscono quanto egli abbia fatto per la loro vita spirituale e non solo. Indelebili anche le sue battute, il suo sorriso che lo hanno accompagnato in tutto il suo percorso di sacerdote.

Don Michele Germanetto è stato ricordato al Santuario sia sabato 25 marzo, che oggi, domenica 26 marzo. Nel suo tempo, ha segnato la città lasciando un’impronta umana, civile e sociale che in tantissimi riconoscono. Una presenza eloquente e significativa per intere generazioni del passato e del presente.

«Grazie del cammino che abbiamo fatto con te don Michele – conclude il collaboratore del Santuario – grazie perché ci siamo sentiti amati da te, ci hai voluto bene».

Lino Ferrero

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