Egea, la Reti metano è in pegno a Intesa

Egea
Foto di repertorio

IL CASO La crisi di Egea, partecipata per più del 5 per cento dal Comune di Alba, oltre che da un centinaio di altri Comuni, agita le acque. Sulla multiutility albese, per il 60 per cento in mano alla famiglia Carini, pare abbiano messo gli occhi diverse aziende: a ufficializzare il confronto aperto con A2A, multiservizi lombarda quotata in Borsa, sono stati gli stessi vertici di Egea, durante la terza Commissione consiliare.

Marco Meo, amministratore delegato di Egea commerciale, ha ipotizzato l’ingresso di A2A nella compagine sociale del gruppo albese. Una scelta per rafforzare l’impresa, alle prese con un forte indebitamento bancario, causato dai prezzi dell’energia alle stelle nei mesi scorsi. Meo ha anche parlato, tra le soluzioni adottate, di un finanziamento con procedura semplificata per un importo di 70 milioni di euro, messo in piedi da un pool di banche sul lungo periodo. Oltre a Bpm e Unicredit, sarebbero in campo anche istituti di credito locali, a partire da Banca d’Alba.

Sul fronte della ricerca del nuovo azionista, invece, la trattativa è aperta, senza esclusive: sembra che anche la torinese Iren, che un anno fa si era fatta avanti per acquisire Egea commerciale – come si era detto –, sia decisa a tornare in gioco. La scorsa settimana, si è poi palesato un altro soggetto: eViso, società digitale, con una infrastruttura di intelligenza artificiale specializzata nella fornitura di energia elettrica e gas, che presta particolare attenzione al mondo delle piccole e medie imprese. In questo caso, si giocherebbe quasi in casa, poiché si tratta di una realtà innovativa fondata nel 2012 a Saluzzo, pluripremiata a livello nazionale per il tasso di crescita registrato nel giro di pochi anni.

Ma se fin qui gli occhi sono stati puntati sulla parte commerciale della multiservizi albese, che vende l’energia e si occupa del pacchetto clienti, non va dimenticata la Reti metano territorio Srl, con sede in via Vivaro, che distribuisce il gas nei Comuni di Langhe e Roero e in Lombardia. È la società che si occupa della gestione dell’infrastruttura di distribuzione, a servizio della società di vendita e di conseguenza dei clienti finali. Da una visura effettuata presso la Camera di commercio di Cuneo a inizio della scorsa settimana emerge che al 28 gennaio 2022 il capitale sociale superava i 20 milioni, con il 51 per cento della proprietà in mano a Egea e il 49 a Lime energia, attiva a Perugia. Alla stessa data, entrambe le parti risultano date in pegno a Intesa Sanpaolo, evidentemente a garanzia di un credito.

Abbiamo chiesto spiegazioni a Egea: Lime non sarebbe altro che il braccio operativo di Icon infrastructure, che già nel 2017 ha comprato le quote in questione. Si tratta di un fondo di private equity britannico, di cui in Piemonte si è parlato parecchio negli ultimi mesi, dal momento che sarebbe vicino all’acquisizione degli impianti sciistici di Sestrière. Stando alle risposte a noi fornite dalla comunicazione Egea, il pegno a Intesa sarebbe una garanzia per ottenere i finanziamenti necessari per investimenti sulla rete «in una normale logica industriale, che viene ripagata di anno in anno».

Che dice la politica? Se il centrosinistra non usa giri di parole, sollevando forti preoccupazioni, alla luce dell’ingresso in Egea di un grande gruppo come azionista di maggioranza e delle conseguenze che l’operazione potrebbe avere sui 1.800 dipendenti dell’azienda, il sindaco Carlo Bo mantiene un atteggiamento cauto: «Credo che la situazione abbia preso una piega positiva, perché non mancano le offerte. Per quanto ci riguarda, non possiamo che mantenere per ora un atteggiamento neutro, in attesa di valutare documenti e piani industriali, così da tutelare la nostra posizione come Comune, oltre che i lavoratori: ci stiamo confrontando con Egea e con l’amministratore delegato Pier Paolo Carini, per monitorare l’andamento delle trattative».

In Provincia, invece, si preme per chiarire la partita della gestione del ciclo idrico integrato, che vede coinvolta la multiservizi attraverso Egea acque. Se l’azienda ha presentato mesi fa in Cassazione l’ultimo ricorso contro il passaggio al gestore pubblico Cogesi, l’ingresso di un nuovo azionista agita ancora di più la questione, irrisolta e intricata.

Francesca Pinaffo

Dalla crisi all’autonomia energetica della provincia

Prende posizione sul tema della crisi di Egea anche Roberto Cavallo, Ad della cooperativa Erica ed ex assessore all’ambiente albese.

Roberto Cavallo
Roberto Cavallo

Muovevo i miei primi passi nei corridoi del Comune di Alba: era l’autunno del 1997 e una delle prime cartelline, gonfia di centinaia di fogli, che mi trovai a leggere portava il suggestivo titolo “Pubblicizzazione di Egea”. La lessi avidamente e ancora la conservo nel mio archivio. Fu un momento di straordinaria ricchezza politica della città, grazie alla visione strategica e alla passione dell’assessore Gianni Arbocco e della squadra che ne accompagnò la fase di analisi prima e la messa a terra poi.

Mille aneddoti mi si accavallano nella mente, ma la delibera all’unanimità dell’ingresso del capitale pubblico nella compagine di Egea rappresenta, a mio avviso, uno dei momenti più alti della mia esperienza amministrativa. Non tanto e solo per il risultato, ma soprattutto per il cammino fatto per conseguirlo. Per questo propongo ora una riflessione politica. Pur comprendendo le dichiarazioni rilasciate in questi giorni da parte del sindaco e degli esponenti di maggioranza, tese a mantenere una certa distanza dalle scelte imprenditoriali che la proprietà vorrà fare, ritengo che Alba sia chiamata ad avere un ruolo centrale nella vicenda della crisi Egea.

Il ruolo che Alba può e deve giocare non è legato alle quote che possiede all’interno della compagine societaria, ma è un ruolo di indirizzo strategico: quello che assunse l’assessore Arbocco, sostenuto dal sindaco Enzo Demaria, 25 anni fa. Proprio in nome di quell’albesità di recente richiamata nel saluto al compianto Demaria, la città dev’essere in grado di trovare un’unione politica e d’intenti e poi, grazie a questa, chiamare attorno a sé il territorio e i Comuni soci, oltre alla grande imprenditoria albese e cuneese.

Se è vero che, come ha avuto modo di affermare il sindaco Carlo Bo, Egea, nel mondo dell’energia rappresenta «una piccola realtà», è altrettanto realistico affermare che il tessuto imprenditoriale e la comunità albese e cuneese, anziché interrogarsi su dove acquistare l’energia – se a Milano o a Reggio Emilia, a Lione o Parigi – possa pensare di produrla da sé.

Le crisi sono una grande opportunità e per questo lancio un accorato monito: sfruttiamo questa opportunità! Mettiamo in campo le menti migliori della nostra provincia, le tecniche e le politiche più adeguate e delineiamo un programma di produzione energetica rinnovabile che parta dagli invasi delle valli, passi per le dorsali più ventose, atterri sui tetti dei capannoni o delle serre, punti a sfruttare i residui degli allevamenti o la pulizia dei boschi. Con una seria programmazione saremo in grado di rendere autonomo energeticamente il Cuneese, facendolo con un’azienda del territorio. La stessa cosa la si può pensare per il ciclo dei rifiuti e gli altri servizi pubblici locali.

Altre aziende, in momenti di crisi, hanno saputo risollevarsi grazie al territorio stesso: proviamoci!

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