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Frans Timmermans responsabile del green deal europeo apre l’anno universitario a Pollenzo

Pollenzo
Cerimonia per le lauree 2023

POLLENZO Venerdì 17 marzo si è inaugurato l’anno accademico 2022-2023 all’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo.

Ad aprire la mattinata è stata la relazione del rettore Bartolomeo Biolatti: «Abbiamo tutti realizzato quanto gravi siano le condizioni del Pianeta. Siamo consapevoli che i mutamenti climatici siano una realtà, che le risorse energetiche fossili non siano infinite e il loro sfruttamento sia il principale responsabile delle emergenze climatiche. La Cop 27 ha chiaramente chiesto ai ricercatori di impegnarsi di più, di rendere disponibili e comprensibili i propri dati ai politici».

Il rettore ha illustrato la direzione indicata dalla Rete delle università sostenibili del Piemonte e l’accordo con la Regione Piemonte mediante il quale gli atenei si mettono a disposizione del governo regionale per supportarlo nel percorso della transizione ecologica.

«Nel 2019 l’Europa ha presentato il green deal, un importante processo di trasformazione, non solo culturale, della società, con l’obiettivo di riconciliare l’economia, i sistemi produttivi, gli stili di vita, con il Pianeta. Da un lato porterà al taglio delle emissioni di gas serra, dall’altro dovrà creare occupazione, sostenere e accelerare l’innovazione», prosegue Biolatti. «Segnali importanti stanno già arrivando dalla Commissione europea, dalla decisione di passare al trasporto elettrico entro il 2035, all’efficientamento energetico delle case, alla transizione verso l’agroecologia, al piano d’azione per l’economia circolare, al piano industriale del green deal. Sono decisioni che sollevano, da un lato consenso, dall’altro perplessità e proteste da parte dei produttori e delle maestranze che vedono come ricadute immediate, l’aumento del costo della vita, il crollo dell’economia e dei livelli occupazionali. La sfida dunque è quella di progettare e attuare la transizione a livelli accettabili dalla società anche se bisogna essere disposti a sacrifici che per alcuni paiono importanti e gravi, per altri, assolutamente positivi, quali la riduzione dell’inquinamento, la tutela e la rigenerazione dell’ambiente e della biodiversità».

Geopolitica del cibo, nuovo corso di laurea a Pollenzo

Il rettore, focalizzando l’attenzione sulle nuove sfide che attendono l’ateneo dice: «Siamo impegnati a preparare i nostri studenti ad affrontare le sfide della transizione ecologica. In questa direzione abbiamo lavorato, il nostro Cda ha approvato il piano strategico per i prossimi 5 anni. Avvieremo nuove iniziative didattiche per formare gli specialisti che gestiranno l’approccio alla transizione ecologica nel settore alimentare.  Con questo spirito partiranno in autunno un nuovo corso di laurea in “International gastronomies and food geo-politics”, nuovi master executive e nuovi corsi di formazione per i partner e le imprese del territorio. L’anno scorso abbiamo perfezionato una convenzione con Unito per la collaborazione a tutto campo, didattica, ricerca e terza missione. Attivando un dottorato di ricerca inter ateneo in “Eco-gastronomia, scienze e culture del cibo”. Un dottorato innovativo che include diversi curricula: sanitario, tecnologico, umanistico e socio-economico. Nel primo anno su 6 borse bandite abbiamo avuto 49 candidature. Per il 2023 stiamo costruendo con gli atenei del sistema universitario piemontese un’alleanza volta a dare una risposta unitaria e concreta sulle tematiche del cibo, alle tante richieste poste dalla società e dalle imprese. Una struttura che opererà, a livello locale e internazionale, per raggiungere gli obbiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030. Il sistema universitario piemontese, per le caratteristiche differenti e complementari dei quattro atenei, è in grado di garantire un solido capitale di competenze e infrastrutture di ricerca avanzate, oltre a una rete di collaborazioni con enti e istituzioni non profit e associazioni di cittadini impegnati nell’obiettivo di salvare il pianeta».

Il primo importante esempio è la collaborazione nell’ambito degli “ecosistemi dell’innovazione” finanziato dal Pnrr con 112 milioni di euro è il progetto Nodes – Nord ovest digitale e sostenibile, coordinato da Polito, coinvolge 24 partner, fra cui 8 atenei del Nord-ovest, 6 poli di innovazione, 5 centri di ricerca, 3 incubatori, 1 acceleratore e 1 competence center. «La nostra Università coordina lo spoke numero 7, agroindustria secondaria. Del budget complessivo del progetto, circa 54 milioni di euro saranno impiegati in “bandi a cascata” aperti alle realtà imprenditoriali, moltiplicando quindi il numero di attori coinvolti e le competenze messe a sistema», prosegue il rettore. «Infine, nel 2022 abbiamo fondato la Società scientifica internazionale di scienze gastronomiche, dando una casa scientifica a tutti coloro che si occupano di questa materia da discipline, competenze e culture anche molto lontane tra di loro. Sono ricercatori, insegnanti, manager, produttori, contadini, cultori della materia che dialogheranno, con reciproco vantaggio, sui grandi temi del cibo sostenibile. La Società organizzerà convegni scientifici da cui partiranno le proposte di nuove strategie per l’innovazione del sistema alimentare. Un primo convegno si è già svolto con successo durante l’ultima edizione di Terra madre».

I rappresentanti degli studenti Unisg, Allegra Ghilardi e Yotam Kornmehl hanno quindi portato il loro saluto da parte di tutto il corpo studentesco.

L’intervento di Timmermans

Frans Timmermans responsabile del green deal europeo apre l’anno universitario a Pollenzo

Il Rettore ha successivamente introdotto l’ospite d’onore, Frans Timmermans, che ha tenuto una appassionata lectio magistralis qui riportata integralmente.

Egregio presidente, caro rettore, studenti e amici dell’Università,

È un vero onore essere qui con voi oggi. È sempre un vero piacere parlare con persone appassionate di cibo. E non posso immaginare un posto migliore dell’Italia e soprattutto del Piemonte per farlo. Immagino che tutti in questa sala amino il cibo. Ma amore e responsabilità dovrebbero formare un connubio inseparabile. Invece, oggi, questo legame si è chiaramente infranto e i responsabili siamo noi. La scienza ci dice che nei prossimi 20 anni le temperature medie aumenteranno probabilmente più di un grado e mezzo, due entro la metà del secolo.

Questo non solo renderà la vita dei nostri bambini e dei loro figli miserabile, ma aggraverà anche la pressione sulla natura, sull’acqua, sul suolo e sulla sicurezza alimentare in tutto il mondo.

L’ho affermato in precedenza e lo dirò nuovamente qui: se i cambiamenti climatici non verranno messi sotto controllo oggi, i nostri figli domani si ritroveranno ad affrontare guerre per il cibo e l’acqua.

In Europa questo ci sembra incredibile, ma in realtà i prodromi di questi effetti si possono già identificare anche qui, in Italia, dove i danni causati dalle condizioni meteorologiche nel 2021 sono stati stimati a 2 miliardi di euro. La siccità dell’anno scorso probabilmente ha causato danni simili.

Gli scienziati ci dicono infatti che un aumento delle temperature di 2ºC ridurrà la resa del frumento del 12 % nelle regioni meridionali d’Europa. Ciò avviene in una situazione in cui le previsioni per il 2030 indicano che, senza interventi, le emissioni dell’attuale sistema alimentare rimarranno sostanzialmente invariate rispetto ai livelli attuali.

È quindi chiaro che, senza una transizione verso la sostenibilità, gli shock diretti e indiretti si aggraveranno nel tempo, colpendo il pianeta, i cittadini e i mercati. I cambiamenti climatici e la crescente scarsità di risorse incideranno, ad esempio, sull’offerta di risorse naturali, fattori di produzione e materie prime, con conseguenze, ad esempio, sui loro prezzi, offerta e domanda. Questo avrà un impatto sulla sicurezza alimentare a lungo termine.

Per sopravvivere dobbiamo investire per ridurre l’impatto ambientale dei sistemi alimentari. Il cambiamento deve avvenire lungo l’intera catena alimentare e c’è poco tempo a disposizione. È questo ciò che ha spinto la Commissione a presentare le strategie “Farm to Fork” e “Biodiversity” nel 2020. Non si può parlare di un futuro sostenibile per l’Europa senza esaminare l’impatto dei sistemi alimentari.

In primo luogo, dobbiamo ridurre le emissioni di gas a effetto serra derivanti dalla produzione e dal consumo di alimenti. Per fare dell’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, il sistema alimentare dovrà fornire la sua quota equa di riduzione delle emissioni.

Sebbene la produzione alimentare sia estremamente vulnerabile ai cambiamenti climatici, essa può anche offrire molte soluzioni. Gli agricoltori possono immagazzinare carbonio nei suoli e in prodotti di lunga durata, come il legno da costruzione. I tetti su stalle e altre case agricole possono produrre energia solare. Anche gli agricoltori possono diventare importanti fornitori di biometano. Tutto ciò sarebbe ottimo per il pianeta e per il reddito degli agricoltori.

In secondo luogo, dobbiamo arrestare urgentemente la perdita di biodiversità, che si verifica a un ritmo senza precedenti. Nel mio paese, in Olanda, abbiamo perso 40% della nostra biodiversità.

Un milione di specie è a rischio di estinzione. Gli attuali modi di produzione alimentare su terra e in mare contribuiscono direttamente e sostanzialmente a questa perdita di biodiversità ma ne sono anche più direttamente minacciati. Anche in questo caso, l’impatto del sistema alimentare dell’Ue si estende oltre i suoi confini, ad esempio nel caso delle importazioni di prodotti della pesca e di alimenti e mangimi.

Ecco perché dobbiamo dimezzare l’uso e il rischio dei pesticidi chimici entro la fine del decennio, perché dobbiamo ricompensare gli agricoltori che integrano maggiormente la natura nell’agricoltura e perché dobbiamo stimolare la domanda per tali prodotti. Ci sono ancora troppe differenze di prezzo e dobbiamo veramente avanzare su questo.

Inoltre, dobbiamo assicurarci che i nostri suoli siano sani. È una priorità: il 60-70 % dei suoli è in condizioni precarie. Non c’è agricoltura là dove i suoli sono morti e divenuti infertili. Chi lo sa meglio degli agricoltori? Per questo motivo intendiamo presentare una legge sulla salute del suolo a giugno che possa cambiare questa situazione.

In terzo luogo, il nostro sistema alimentare continua a spingere troppi consumatori a scelte alimentari poco sane. Questo ha effetti negativi sulla salute e sulla qualità della vita delle persone, e comporta notevoli costi per la società. Un decesso su cinque in Unione Europea è attribuibile a regimi alimentari poco sani.

Non mi fraintendete, non abbiamo nessuna intenzione di dire alle persone cosa mangiare, ma è giusto informarli sull’impatto delle loro scelte sulla loro salute e sull’ambiente in cui vivono. Sarebbe bene che siano informati sulle conseguenze di queste scelte.

È anche giusto far sì che le scelte sane siano anche scelte accessibili. Questo sarà il nucleo della nostra proposta per i sistemi alimentari sostenibili nel corso di quest’anno.

Infine, dobbiamo assolutamente ridurre gli sprechi alimentari. Se lo spreco alimentare fosse un Paese, sarebbe il terzo produttore di emissioni di gas a effetto serra al mondo!

Nell’Unione sprechiamo circa il 20 % di ciò che produciamo. È una cifra enorme e la maggior parte di questo spreco avviene nelle nostre case. Dobbiamo assolutamente mettere in atto delle politiche adeguate per ridurre gli sprechi alimentari. Ma in realtà una gran parte della risposta ci riporta al nostro rapporto con il cibo.

Ho affermato che la transizione deve avvenire lungo l’intera catena alimentare. Ma i regolamenti dell’Ue da soli non possono aggiustare il rapporto che abbiamo con il cibo. Si tratta di un qualcosa che deve essere creato fin dalla giovane età, nelle famiglie e a casa. Niente funziona meglio che suscitare l’interesse dei bambini per la produzione e la preparazione del cibo.

Vi sono tanti esempi di grande portata provenienti da tutta Europa. Scuole che coinvolgono i bambini nella gestione delle mense scolastiche e nella preparazione dei pasti. Città che si riforniscono di cibo da agricoltori sostenibili per le mense nelle scuole, negli ospedali e negli uffici.

Tutto ciò ha un’importante dimensione sociale perché per alcuni bambini il pasto scolastico è il primo pasto della giornata e persino l’unico pasto caldo. Ecco perché vogliamo disporre di migliori norme dell’Ue in materia di appalti pubblici in questo settore.

Questa transizione ha bisogno di denaro, ovviamente. La Politica Agricola Comune dispone dei fondi: 387 miliardi di euro che devono contare qualcosa. La PAC dispone anche degli strumenti necessari grazie ai nuovi eco-schemi.

Ma il denaro non deve necessariamente essere quello pubblico. Un numero sempre maggiore di imprese apporta fondi perché sanno che gli investimenti nella biodiversità, nel suolo e nella salute sono investimenti nei loro profitti futuri. Investire nella natura e nel clima ha una chiara giustificazione economica, è un investimento nella resilienza.

Infine, dobbiamo continuare a collaborare con i nostri partner internazionali. Sia la crisi climatica che la crisi della biodiversità sono un problema globale. La sostenibilità deve diventare parte integrante dei nostri accordi commerciali. Questo è quanto abbiamo fatto nel nostro accordo con la Nuova Zelanda.

Anche l’agenda sulla deforestazione deve essere affrontata in modo adeguato e continueremo a collaborare con il Sud del mondo a riguardo. Noi due siamo stati in Brasile. Il nuovo Presidente Lula è perfettamente su questa pista con noi.

Abbiamo inoltre adottato misure per porre fine alla pratica di vietare l’uso di alcuni pesticidi chimici nella Ue mentre si permetteva di continuare a produrli ed esportarli (per poi importare alimenti trattati con questi stessi pesticidi vietati sui nostri territori). Questo semplicemente non è sostenibile.

Il nostro obiettivo è far sì che i prodotti alimentari dell’Ue diventino uno standard globale di sostenibilità. Si tratta di un obiettivo che abbiamo presentato al vertice delle Nazioni Unite sul sistema alimentare due anni fa. Per quanto riguarda la crisi climatica, spesso parlo di una corsa mondiale verso lo zero. In questo caso si tratterebbe di una corsa verso l’eccellenza, verso la creazione dei sistemi alimentari più sostenibili possibili. In entrambi i casi, saremmo tutti vincitori. Sono certo che tutti voi, studenti di questa università, sarete in grado non solo di partecipare ma di contribuire alla nostra comune vittoria.

Vi ho visto entrare, professori, e mi sono detto: mi manca l’università e, forse, dopo questo lavoro ci ritorno. Sono stato anche all’università di Utrecht in Olanda. Il contatto con gli studenti è di una ricchezza incredibile ogni giorno.

In questo tempo dove veramente vediamo ancora nella nostra società l’oscurantismo, il rifiuto della scienza, dove non i fatti, ma i sentimenti dettano le scelte politiche: questo è molto pericoloso, molto pericoloso. Se facciamo un’opposizione completamente impazzita contro economia e ecologia, perdiamo tutti.

Un’economia sostenibile è la sola economia con futuro. Un’economia che rispetti i limiti del nostro pianeta è la sola economia che porta a dare posti [di lavoro] ai nostri figli. Se neghiamo la scienza, se non ascoltiamo gli scienziati e se gli scienziati, i professori, non hanno modo di comunicare con la popolazione, perdiamo tutti. Vorrei soltanto dire che voi professori avete una responsabilità immensa in questo tempo.

Non è che voglio scaricare su di voi la mia responsabilità, io lavoro su questa responsabilità, ma anche il mondo accademico oggi deve dimostrare che noi siamo dei popoli che accettiamo i fatti, accettiamo la scienza e facciamo le scelte politiche basate sulla scienza, sulla conoscenza che abbiamo. Se rifiutiamo tutto questo, torniamo ad un oscurantismo che non ci ha mai portato sviluppo positivo.

Abbiamo bisogno della scienza, abbiamo bisogno di riorientare la nostra economia, abbiamo bisogno di nuove tecnologie, anche nell’agricoltura. L’agricoltura deve essere scientifica a tutti i livelli, partendo dagli agricoltori che devono essere in posizione di essere fare parte delle vostre ricerche e delle nuovissime tecnologie.

Sì, è un tempo di grandi cambiamenti. Siamo anche non soltanto in una crisi climatica, siamo anche in una rivoluzione industriale. La storia ci ha dimostrato che quando c’è una rivoluzione industriale, c’è sempre il pericolo di un piccolo gruppo di vincitori e un grande gruppo di perdenti. La crisi climatica, la rivoluzione industriale rimette al primo posto il sociale.

Il mondo politico metterà il sociale al primo posto, o non sarà in grado di affrontare la rivoluzione industriale né la crisi climatica. Tutto ciò che dobbiamo fare oggi è dimostrare ai nostri cittadini che non lasciamo nessuno indietro. È la mia responsabilità, ma anche è la vostra. Grazie per l’attenzione.

Successivamente si è dato spazio a un ricco momento di dialogo tra Timmermans e gli studenti dell’Unisg e i partner strategici dell’ateneo, con un alternarsi di domande e risposte sui temi sollevati durante la Lectio precedente.

Petrini: «In questa università abbiamo piena coscienza che su questo fronte si giocano le carte più importanti»

La mattinata si è chiusa con l’intervento del presidente dell’Università di scienze gastronomiche Carlo Petrini che ha calorosamente ringraziato il vice presidente della Commissione europea:  «Sono impressionato da questa breve, sintetica, ma importantissima assemblea e ringrazio Frans Timmermans perché grazie a lui abbiamo sentito la voce della politica che a noi tutti manca. Mancano qui i politici che sappiano entrare nel vivo della questione come ha fatto oggi lui. Lo stimolo che ci ha dato con le sue riflessioni e le sue risposte è quello che manca oggi in questo paese».

Ha quindi aggiunto, concludendo: «Vorrei che fosse chiaro un elemento: in questa università, anche con la partecipazione di tutto il sistema universitario piemontese, abbiamo piena coscienza che su questo fronte si giocano le carte più importanti per gli anni a venire. Perché in estrema sintesi questo sistema alimentare globale è al tempo stesso vittima e carnefice di questa situazione.

Abbiamo metodi di produzione alimentare che determinano lo sconquasso ambientale che stiamo vedendo. Io penso che l’impegno che vogliamo portare avanti sia creare all’interno del sistema universitario una convergenza tra le giuste istanze che stanno venendo fuori dal mondo giovanile e la connessione con la scienza e le grandi scelte politiche e una opzione decisamente ecologista».

 

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