Quando la spazzatura invade i colli dell’Unesco

Quando la spazzatura invade i colli dell’Unesco

ANALISI Da un lato, ci sono gli aspetti positivi e sono tanti: la qualità dei vini e dei prodotti agroalimentari, la bellezza dei paesaggi viticoli e non solo, la cura nei dettagli delle ristrutturazioni di case e borghi, la propensione al-
l’accoglienza cresciuta e rafforzata nel tempo, la capacità di tanti osti di diventare ristoratori. E poi c’è il turismo che cresce, torna e accompagna il mondo agricolo che ha mediato dal vino l’attitudine a lavorare e produrre per il mercato. E altro ancora. Tutti aspetti positivi che hanno consolidato anche il reddito della gente. Di fronte ci sono gli aspetti contraddittori che in prospettiva preoccupano. Un paio di settimane fa ho dato voce al “grido di allarme” che viene dal bosco sempre più abbandonato a sé stesso.

Una pattumiera a cielo aperto. Ma c’è un altro “grido di allarme” più problematico che vorrei far sentire ed è quello delle rive, dei bordi delle strade, dei fossi, degli incolti, delle vigne stesse che si scoprono “pattumiera”. Se si prova a camminare lungo le strade, soprattutto quelle più appartate e minori come le comunali e le interpoderali, ci si imbatte in uno stillicidio di spazzatura abbandonata: pezzi di carta e cartone, bottiglie di vetro e di plastica, lattine, involucri di plastica di ogni tipo e dimensione, legacci, pacchetti o mozziconi di sigarette, addirittura confezioni di antiparassitari abbandonate o maldestramente messe sotto terra, sperando in una loro improbabile degradazione.

Adesso che la vegetazione è momentaneamente latitante, questo scempio si vede di più e fa ancora più rabbia. Da un lato abbelliamo, mettiamo fiori ovunque, posizioniamo installazioni o panchine giganti, corrediamo il paesaggio di buone cartellonistiche e dall’altro lasciamo spazzatura dappertutto?

Siamo noi o qualcun altro? Di fronte a queste obiezioni, spesso la risposta è che non è la gente di qui a comportarsi così, ma il turista o comunque chi viene da fuori. Mi sembra per lo meno strano. Altri sostengono che la colpa è di chi lavora nelle vigne, di qui e di fuori. Possibile che questa gente possa disprezzare gli ambienti di chi dà loro del lavoro? Altri ancora pensano che sono i giovani che non hanno rispetto di nulla e di nessuno, storia stantia.

Forse la colpa è un po’ di tutti. Anche nostra. Tollerare questa situazione o, peggio ancora, non vederla ci rende veramente tutti colpevoli.

Giancarlo Montaldo

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