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Il paesaggio politico Ue a un anno dalle elezioni europee

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POLITICA EUROPEA Il 9 giugno ha dato il via all’anno che ci separa dalle elezioni del Parlamento europeo, fissate per l’Italia alla stessa data del 2024. Dodici mesi di prevedibili fibrillazioni della politica, tanto nazionale che europea, con intrecci tra i due livelli che non saranno sempre facili da decifrare.

Per inquadrare il tema può essere utile cominciare col ricordare alcune informazioni preliminari, dalla differenza delle procedure elettorali ai recenti tassi di partecipazione al voto nell’Unione, dall’attuale configurazione politica del Parlamento europeo ai primi sondaggi in circolazione.

Il voto europeo non può contare su un sistema elettorale uniforme nei diversi Paesi Ue: in Italia sarà in vigore il sistema proporzionale puro con soglia di sbarramento al 4%, con partiti nazionali in competizione tra di loro e determinati a misurare i rispettivi rapporti di forza tanto all’interno della maggioranza di governo che tra i partiti dell’opposizione. Quanto basta per colorare di politica nazionale il voto europeo a scapito di progetti comuni comunitari, indispensabile riferimento per il futuro Parlamento europeo e base per la designazione dei vertici delle istituzioni europee nella legislatura 2024-2029.

I partiti politici europei andranno nella competizione elettorale ciascuno con un proprio capofila, candidato alla presidenza della Commissione europea, la cui designazione però competerà al Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo, che dovrà deliberare tenendo conto dell’esito elettorale europeo, senza tuttavia esserne giuridicamente vincolato.

Negli anni la partecipazione al voto europeo è andata oscillando da un picco di 61,99%,  registrato alle prime elezioni a suffragio diretto nel 1979, a partecipazioni in calo fino al 2014, ma con una netta ripresa nelle ultime elezioni del 2019 superando, anche se di pochi decimali, la soglia del 50% degli aventi diritto al voto. Sopra questa soglia si sono collocati i sei Paesi fondatori (ad eccezione dei Paesi bassi), con la Francia e l’Italia nelle ultime posizioni di questo gruppo di testa, rispettivamente con il 50,12% la prima e il 54,50% l’Italia.

Nell’attuale Parlamento europeo, dopo l’uscita del Regno Unito dall’Ue, siedono 705 rappresentanti dei popoli Ue (76 per l’Italia), ripartiti per grandi famiglie politiche con 187 seggi al Partito popolare europeo (Ppe), 148 a Socialisti e democratici (S&D), 97 ai liberal-democratici di Renew Europe e 67 ai Verdi: nella legislatura in corso queste principali famiglie politiche si sono aggregati in una “maggioranza europeista flessibile” che ha determinato le designazioni ai vertici istituzionali Ue.

C’erano una volta la Svezia e il Parlamento europeo
Franco Chittolina, sociologo, ha lavorato per 25 anni nelle istituzioni europee

In una frammentata opposizione a trazione nazionalista si collocano  i 76 seggi della destra di Identità e democrazia (Id) con la Lega e l’estrema destra tedesca e francese, i 62 della destra dei Conservatori e riformisti europei (Ecr), alla presidenza dei quali siede Giorgia Meloni. Hanno rispettivamente 40 seggi e 27 seggi la sinistra (Gue) e i non iscritti.

Questi i numeri essenziali che inquadrano una mappa politica europea in movimento, con proiezioni e sondaggi largamente prematuri, vista la volatilità del voto, che confermerebbero a giugno del 2024 la “maggioranza europeista”, nonostante la perdita di consensi del Partito socialista e democratico, in attesa di eventuali nuove alleanze con il Ppe  e del futuro posizionamento dei liberal-democratici di Macron.

La probabile avanzata delle destre sconta per ora maggiori difficoltà ad allearsi di quanto avviene in Italia, dove i sondaggi per le elezioni europee del 9 giugno 2024 raccontano di un balzo, rispetto al voto del 2019, da 6 a 25 seggi per Fratelli d’Italia, di stabilità con 19 al Partito democratico e 14 ai Cinque stelle, ma un crollo della Lega dai 29 seggi del 2019 a 8 e 6 a Forza Italia.

Vi è chi prevede uno scenario europeo di “tutti contro tutti” ed è probabile che l’Italia vi contribuirà  generosamente.

Franco Chittolina

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