Ultime notizie

La teologia della Bellezza di Michele Ferrero

Il salone di Confindustria Cuneo sarà intitolato a Michele Ferrero
Michele Ferrero, in uno scatto d'archivio.

ALBA L’edizione numero 51 della premiazione degli anziani si terrà venerdì 23 giugno e vedrà 763 persone in tutto il mondo ricevere l’ambito riconoscimento. Per presentare la cerimonia e la figura di Michele Ferrero ospitiamo questa riflessione di Ivana Borsa.

La bellezza delle cose fatte

«La nostra parola iniziale si chiama bellezza». Cosi  nel 1961 esordiva il teologo svizzero Hans Urs von Balthasar, introducendo il primo volume della sintesi teologica più potente della storia  della Chiesa, il suo trattato di “estetica teologica”. Così mi piace introdurre l’opera di Michele Ferrero, di cui Salvatore Giannella ha raccolto i tratti nel suo recente libro Michele Ferrero. Condividere valori per creare valore: «la nostra parola iniziale si chiama bellezza».

È una estetica teologica della bellezza parlare dell’uomo, dei valori e del suo operato. Essi sono descritti bene in questa parola, bellezza, che è al tempo stesso un valore, l’oggetto di studio di due discipline intimamente legate tra loro, la teologia e l’estetica, nel comune compito di rivelare, di rendere manifesto ciò che va oltre il dato, il fatto.

Ripercorrendo  la storia, analizzando l’operato, i valori e il valore di alcuni uomini, sembra infatti non si possa racchiudere in alcuna disciplina pratica (quella cioè che ha a che fare con l’operato, il fare, la prassi), la grazia e l’altezza che ne scaturisce.

Perché se così si facesse, c’è il rischio di imbattersi nel limite che ha la parola umana quando fa un’ analisi; nel  limite che si incontra quando le parole cercano di percorrere strade concettuali per svelare e spiegare le logiche e la logica. E allora serve l’intuizione, forse anche la contemplazione per cogliere.

Anche se la grazia e la bellezza si mostrano lì, nelle cose fatte,  per capire il loro vero significato e valore ci vuole e si rende necessaria una disciplina che vada oltre. Perché il significato di alcune prassi, di alcune scelte e di alcune logiche umane è oltre.

Ecco perché se solo fosse lecito sceglierne una, la teologia avrebbe la meglio sulle altre discipline per avere il privilegio di essere la scrittura della luce e la scrittura della bellezza. È come dire che quel fatto lì che vediamo davanti a noi ha un significato che è oltre a ciò che ci è dato, e  per descriverlo è necessario un delicato salto, oltre appunto.

Per questo per scrivere di Michele Ferrero, della Ferrero, forse ci si può solo affidare ad una teologia estetica, capace di rivelare la Bellezza. E se poi volessimo disegnare questa bellezza forse ci tornerebbe di aiuto l’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci: la figura umana racchiusa nel quadrato e nel cerchio. Lì dove l’uomo entra in contatto con le due figure in maniera perfettamente proporzionale.

Una sublime armonia di relazione dell’uomo tra la Terra e il Cielo, tra la Terra e l’Universo.

L’orgoglio che unisce i ferrariani

Il libro che Salvatore Giannella ha scritto e che è uscito in Italia di recente, ha a che fare con la scrittura della bellezza. E questo per il suo stile lieve e sublime che accompagna l’altezza dei suoi contenuti.

Come si narra l’amore per la famiglia e per la propria terra? Per l’internazionalità e per la particolarità? La grande riservatezza e l’umiltà; la cura dei valori umani, la capacità di ascoltare gli altri, la responsabilità sociale? Come si sposa l’innovazione con il legame radicale alla proprie origini? Cercare la risposta a questi interrogativi di valore vuol dire passare attraverso una teologia della bellezza. Attraverso un narrare che non è proprio un dire, ma che rivela ed è un essere.

Già, perché innanzitutto in azienda Michele Ferrero tutti lo chiamavano e lo ricordano oggi come il signor Michele, e la sua sposa, la signora Franca. Loro ci sono: con un gesto, un sorriso, un incoraggiamento. Ci sono con l’attenzione, con la cura. Con l’occhio preveggente dell’imprenditore e il cuore della persona perbene che ama gli altri. Con quella attenzione che da sempre Michele Ferrero aveva per i suoi prodotti. Li inventava, li assaggiava, li confezionava, li lanciava. Li coccolava. Perché mettere al primo posto il capitale umano, è l’orgoglio che oggi unisce i ferrariani e li spinge a contribuire a scrivere ogni giorno un pezzo di storia. Avere la possibilità di “lavorare, creare, donare”, è il dono che ci viene fatto prima ancora che contribuiamo a diffonderlo come valore, con l’operato del lavoro.

Alba, si sveglia alle prime ore del giorno con l’inizio del primo turno di lavoro, con il profumo del cioccolato e va a riposare dopo le 22 quando i pullman che portano a casa gli operai partono per risalire le Langhe lasciando le luci della città.

E mentre alcuni si fermano lì, davanti alla fabbrica, per stare in compagnia di un collega dando la buonanotte a quella fragranza che torna a salire profumando il cielo,  altri uomini e donne iniziano silenziosi a creare.

Ivana Borsa

 

Banner Gazzetta d'Alba