Le pensioni perdono potere d’acquisto: è crisi per tanti pensionati piemontesi. Il caso della pasta aumentata del 38%.

Giuseppe Falcocchio (Presidente Anap Piemonte): «Una fetta consistente della popolazione del Piemonte anziana è estremamente esposta agli effetti devastanti del fluttuare, sempre al rialzo, dei prezzi»

Le pensioni perdono potere d’acquisto: è crisi per tanti pensionati piemontesi. Il caso della pasta aumentata del 38%.

INFLAZIONE E ANZIANI L’inflazione, il caro prezzi e l’aumento esponenziale delle bollette elettriche stanno penalizzando gli anziani e i pensionati anche in Piemonte.

Secondo una analisi effettuata dall’Ufficio Studi di Confartigianato, in media, i pensionati italiani percepiscono 13.753 euro all’anno, che equivalgono a circa 1.146 euro al mese; e sono circa 4 i milioni di over 65 che vivono soli: il 70% sono pensionati con meno di mille euro e il 17% con pensioni di appena 500 euro.

«L’inflazione e i rincari generalizzati fanno vacillare una delle colonne più robuste del welfare familiare: i pensionati la cui situazione è diventata insostenibile – Giuseppe Falcocchio, Presidente ANAP Piemonte – loro, infatti, pur con redditi modesti, fino a qualche tempo fa riuscivano a dare un valido aiuto economico a figli e nipoti, che spesso non riescono ad arrivare a fine mese perché hanno perso il lavoro, sono in cassa integrazione o non trovano un’occupazione stabile».

Secondo l’analisi, in media, un pensionato italiano utilizza il 19% della propria pensione (217 euro) per le spese alimentari, il 40% (458,4 euro) per l’abitazione e le utenze, il 9% (103,14 euro) per i trasporti e l’auto, il 7% (80 euro) per la salute. Il resto viene utilizzato per un lungo elenco di voci che comprendono l’abbigliamento, le spese impreviste e l’aiuto ai familiari prossimi. E la situazione precipita se l’anziano non è autosufficiente: l’incidenza del costo dell’assistenza a domicilio, come le badanti, diventa deflagrante.

Considerando, poi, l’aumento dell’inflazione degli ultimi due anni, che è passata dal 2,2% nel 2021 all’11,8% nel 2022, i conti sono diventati insostenibili.

Ma è sui beni alimentari, in particolare la pasta, che si sta scaricando l’aumento dei prezzi; secondo gli ultimi dati Istat, da settembre dello scorso anno a oggi, il suo costo è aumentato del 38% (3 volte l’inflazione), e tra marzo e aprile di quest’anno del 17% (2 volte e mezzo l’inflazione), con i prezzi che sono cresciuti tra 1,10 euro a 1,40 euro al chilo.

«Sappiamo che tantissimi anziani pensionati del Piemonte sono costretti a vivere con un assegno mensile che non raggiunge nemmeno i mille euro – continua Falcocchio – significa condizione di povertà, anche secondo i parametri ufficiali. I conti sono oramai ingestibili e la loro situazione rischia di trasformarsi in una bomba sociale».

«Significa, anche, banalmente che una fetta consistente della popolazione piemontese anziana è estremamente esposta agli effetti devastanti del fluttuare, sempre al rialzo, dei prezzi – prosegue Falcocchio – con la necessità di chiedere aiuto ai familiari o al sistema pubblico dell’assistenza per pagare le utenze, gli affitti o l’aiuto domestico indispensabile alla conduzione di una vita parzialmente autonoma».

«In conclusione – conclude Falcocchio – per noi è fondamentale che gli anziani non vedano eroso il proprio potere d’acquisto quindi l’adeguamento delle pensioni all’inflazione deve essere una priorità e su questo fronte non si possono più chiedere sacrifici ai pensionati, come successo troppo spesso negli anni passati».

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