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Progetti solidali fra i colli Unesco: aziende in aiuto dei Frati minori

Progetti solidali fra i colli Unesco: aziende in aiuto dei Frati minori 2

ALBA La funzione coesiva dell’altruismo non deve esaurirsi nel suo risvolto pratico, ma diventare potere di denuncia sociale rispetto alle ingiustizie e all’esaltazione delle dinamiche di profitto. Per questo è prezioso il lavoro di chi, con l’agire solidale, accompagna le persone verso l’emancipazione dalla povertà. Storia esemplare è quella di Mauro Battaglino, per tutti fra Mauro, nato ad Alba 53 anni fa e oggi superiore del convento di Sant’Antonio di Torino, oltreché consigliere della Onlus solidale Frati minori Piemonte. La realtà, spiega il religioso, gestisce un centro di ascolto dove, «le persone possono avvicinarsi ed esporre i propri problemi. Facciamo 25 fra colloqui e incontri ogni giorno, tentando di rispondere ai bisogni delle famiglie. Il nostro centro di carità segue circa 250 nuclei, con un pacco spesa settimanale o bisettimanale. La mensa dei poveri, invece, eroga circa 400 pasti al giorno, dal lunedì al sabato».

Progetti solidali fra i colli Unesco: aziende in aiuto dei Frati minoriOggi, giovedì 22 giugno, alle 18 apre il nuovo sportello della Frati minori Piemonte Onlus in viale Vico ad Alba. I dettagli della sede (vedi sotto) e i progetti illustrati in questi articoli, sono ripresi dal numero di Gazzetta d’Alba del 13 giugno.

Un altro progetto è legato al circuito occupazionale: nel 2017 il vescovo di Torino, Cesare Nosiglia, aveva chiesto alle diocesi maggiore attenzione ai giovani in difficoltà. «Le nuove generazioni chiedevano, in quel momento, un lavoro. I ragazzi avevano bisogno di un impiego: così abbiamo iniziato ad agire in quella direzione. Uno dei territori su cui abbiamo individuato maggior spazio d’azione è stato l’Albese. Io sono nato tra le colline di Langhe e Roero, ho curato e mantenuto molti contatti in questi luoghi: in questo modo siamo riusciti a costruire una rete composta da 15 aziende, che collaborano stabilmente con noi e accolgono ragazzi in difficoltà socioeconomica dando loro un’opportunità di ripartenza». Dal 2018 a oggi sono 62 le persone che hanno usufruito del percorso lavorativo. Di questi, 38 hanno poi proseguito in indipendenza, raggiungendo l’autonomia abitativa e lavorativa.

«Nella maggior parte dei casi i ragazzi che sono andati ad abitare da soli hanno acceso un mutuo per l’acquisto di una casa: è molto più facile acquistare un’abitazione che affittarla nel territorio albese. Quando compri, nessuno bada al colore della pelle. Sono sufficienti le garanzie economiche». In effetti, dice fra Mauro, ad Alba uno dei problemi principali è legato alle case. La difficoltà consiste nel coniugare domanda e offerta: pur esistendo molti appartamenti sfitti, i proprietari non si fidano, per timore di incorrere in morosità e mancati pagamenti e preferiscono tenere vuoti gli spazi, piuttosto che stipulare contratti con inquilini sconosciuti. Nel caso degli stranieri, questo problema si acuisce, a causa di pregiudizi sociali e culturali, che attribuirebbero ai “non italiani” una minore affidabilità, sebbene l’associazione sia del tutto infondata.

Sul fronte abitativo, la Onlus Frati minori Piemonte gestisce diversi appartamenti, che solo ad Alba accolgono circa 40 persone. Prosegue il religioso: «Uno dei concetti cardine del nostro lavoro consiste nell’aiutare i ragazzi a passare da una condizione di assistenzialismo all’autonomia. Una metamorfosi essenziale, che restituisce protagonismo e non confina nella fragilità cronica. Cruciale, in questo senso, è il lavoro dei molti volontari che ci aiutano quotidianamente».

L’atto solidale non si esaurisce nel dare, o in semplici gesti di elemosina, ma diventa, invece, la costruzione di reti, la coltivazione di relazioni umane nel corso del tempo. Una cornice teorica con cui rifondare i presupposti dello stare insieme e del vivere sociale.

v.r.

L’esperienza di Mattia con i ragazzi fragili

«Mi chiamo Mattia. Sono nato a Torino e lavoro in uno studio di architettura». La storia dell’impegno del giovane con l’associazione Frati minori Piemonte e il convento di Sant’Antonio inizia quando il ragazzo ha appena 16 anni. Prima Mattia collabora con la “mensa dei poveri”, poi con il centro d’ascolto: qui nasce l’idea di aprire anche un doposcuola.

«Eravamo 5 studenti universitari, all’inizio, e una decina di bambini, ma con gli anni siamo cresciuti fino a sfiorare i 50 iscritti. Ogni sabato pomeriggio organizziamo due momenti: il primo di sostegno nello svolgimento dei compiti e il secondo dedicato allo svago. Si fanno giochi di gruppo, uscite fuori porta, feste e tanto altro».

Col tempo il gruppo si accorge che ad alcuni ragazzi serve un ascolto più profondo per le loro storie dolorose. La fragilità richiede strumenti aggiuntivi, esorta a equipaggiarsi anche a livello emotivo: così si pensa di usare lo sport come strumento d’aiuto: «Attività e competizioni rappresentano una modalità utile a sradicare i ragazzi più fragili dai contesti difficili in cui, in alcuni casi, vivono e crescono. Con orgoglio possiamo dire di avercela fatta. Ci riempie di gioia, infatti, vedere che alcuni di loro hanno raggiunto una stabilità e autonomia e sono diventati un punto di riferimento e un esempio “positivo” per molte altre persone».  v.r.

Mauro Battaglino: vent’anni di vita assieme ai più deboli

L’INTERVISTA Con frate Mauro Battaglino, 53 anni, superiore del convento di Sant’Antonio da Padova di Torino trattiamo dei progetti sociali dei Frati minori fra Torinese e Albese, area di provenienza del religioso.

Come è nata, in lei, questa tensione solidale?

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Frate Mauro Battaglino (a sinistra) assieme ad alcuni dei giovani assistiti dalla Frati minori Onlus di Torino.

«All’età di 30 anni ho iniziato il percorso formativo da frate, in convento ad Assisi. Dopo l’ordinazione sacerdotale sono partito per il Congo in missione, divenendo in seguito parroco a Nizza, in Francia. Nel 2017 mi sono trasferito a Torino, città in cui ricopro, dal 2019, il ruolo di superiore del convento di Sant’Antonio. In Piemonte ho iniziato a lavorare con i poveri e, da frate francescano, ho sentito la mia vocazione realizzarsi in pieno. Sono una persona pragmatica, interessata alle applicazioni concrete del pensiero e dei concetti interiori. Solidarietà e società sono, per me, legate alla dimensione spirituale: camminare accanto ai bisognosi rende la fede più vera».

Quali sono gli ostacoli maggiori che incontra in questo suo cammino?

«Ce ne sono molti: dai momenti in cui devo dire dei no al ridimensionamento dei progetti rispetto all’idea originaria. Non è semplice confrontarsi con revisioni o con i limiti, soprattutto quandofrati minor non si riesce ad aiutare qualcuno come si vorrebbe o, ancora, quando si desidererebbe fare di più ma le energie sono limitate. Questo è solo un elenco parziale delle difficoltà con cui ogni giorno dobbiamo confrontarci: uso il plurale perché lavoriamo in squadra, da solo sarebbe impossibile. Fra i miei collaboratori più fidati ci sono i confratelli Davide Ferla e Paolo Bergamaschi, presidente dell’associazione Frati minori Piemonte».

Secondo la sua percezione, la sofferenza sociale è aumentata ultimamente?

«Qualcosa è cambiato: se esaminiamo il periodo pre Covid-19, la percentuale di stranieri accolti, sul totale delle persone era pari al 70 per cento, mentre il 30 per cento erano italiani. Oggi queste proporzioni si sono invertite: le persone che riceviamo nelle nostre strutture sono per la maggior parte italiani. Significa che, a livello sociale, qualcosa si è incrinato e la popolazione ha sofferto, non solo sul fronte economico. Anche i numeri complessivi riflettono l’andamento critico: se prima, ogni giorno, contavamo circa 100 persone sedute a tavola, con 30 o 40 pasti da asporto, oggi ne abbiamo il doppio».

Ha raccontato di aver sviluppato il suo percorso religioso dopo i 30 anni. Cosa è accaduto, nella sua vita, in precedenza?

«In gioventù gestivo un’attività commerciale: non potevo lasciarla in maniera improvvisa e imprudente. Anche per questa ragione la mia vocazione ha coinciso con un percorso adulto, preceduto da una riflessione sviluppata attraverso una serie di esperienze lente e a contatto con i frati».

A proposito di lentezza: il tempo, oggi, procede con ritmi sempre più veloci e quasi inafferrabili. Cosa pensa del periodo storico che stiamo attraversando?

«Credo dovremmo lavorare molto sulle relazioni interpersonali. Occorrerebbe avere presente che il valore dell’uomo è più alto di tutti gli altri: la dignità umana deve venire prima di tutto. Se perseguiremo questo obiettivo costruiremo un mondo più sostenibile: lavorare sulla relazione significa seminare bene, anziché sviluppare odio e rancore».

v.r.

I Francescani avranno una nuova sede in città per combattere i disagi abitativi

Giovedì 22 giugno, alle ore 18 in viale Vico 8, ad Alba, la Frati minori Piemonte Onlus inaugurerà la sua sede. Ne abbiamo discusso con fra Mauro Battaglino: «Non vogliamo sovrapporci alle realtà già esistenti, ma costruire una collaborazione e curare le risorse che abbiamo attivato in questi anni».

Tra i progetti c’è un sogno che, al momento, non ha ancora trovato realizzazione: costruire un palazzo con nuovi appartamenti da dedicare a quelle persone che, attraversando un periodo di difficoltà, vogliono recuperare l’autonomia abitativa. L’allestimento di reti di sostegno e spazi fisici per i nuclei familiari fragili appare un compito collettivo urgente.

Come Gazzetta ha evidenziato alcune settimane fa, riprendendo il sondaggio Clima d’opinione, pubblicato da Ires Piemonte a metà maggio, il 23 per cento dei piemontesi ha dichiarato, nel 2022, di aver avuto difficoltà a pagare le bollette o le spese mediche, il 21 a sostenere le uscite legate alla casa (affitto, mutuo o la manutenzione dell’immobile) e circa il 18 per cento a comprare gli alimenti. Infine, circa una persona su sei ha fatto fatica a garantire i servizi ai propri familiari (siano essi bambini, anziani o diversamente abili), a estinguere un debito o ad affrontare le spese scolastiche per i propri figli. Una situazione di povertà in inasprimento, una realtà che richiede la costruzione di nuovi modelli di lavoro e delle progettualità integrate».

v.r.

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