MADDALENA la grande incompiuta del centro storico di Alba

MADDALENA la grande incompiuta

ALBA Nel bel mezzo della Maddalena una rugginosa piastra di ferro fa da tappo al fu tappeto elastico per i bambini, non ci sono più giochi nello spazio rivestito in gomma davanti alla biblioteca con i muri scrostati. La ghiaia minuta copre a malapena la calvizie della terra battuta nel resto degli ottomila metri quadrati del «centro del centro» della città.

BANDIERE E RIFIUTI

Di fronte una colorata fila di bidoni della spazzatura è sormontata da un mazzetto di bandiere tricolori: un’im- magine che il turista guarda perplesso e sgomenta l’albese amante del decoro. Se il diavolo si nasconde nei particolari, la veduta d’insieme del cortile più famoso di Alba intristisce chi ha seguito gli ambiziosi progetti di riqualificazione d’inizio millennio.

MUDET E INFERMIERI

Eppure qualcosa si muove, si penserà: il cantiere del Mudet, il supertecnologico museo del tartufo annunciato quasi otto anni fa, che aprirà a ottobre, in parte, nella manica con affaccio su piazza Falcone. E nella porzione dell’ex convento che fino al 2018 ospitava il liceo artistico, con fronte su via Maestra, l’Amministrazione di Carlo Bo ha deciso di sistemare la scuola infermieri dell’Università del Piemonte orientale. Le obiezioni dell’opposizione e le proposte venute dalla società civile di istituire il polo universitario nell’area del dismesso ospedale San Lazzaro – idea lanciata anche dall’ex presidente di Banca d’Alba Felice Cerruti su Gazzetta d’Alba del 17 novembre 2020 – sono state velocemente liquidate nel nome dell’urgenza: «Avremmo forse dovuto rispondere (alla richiesta dell’Avogadro, ndr) di tornare fra cinque o sei anni?», ha detto Bo nel Consiglio dell’11 maggio 2021. Nelle intenzioni la sede dell’ateneo avrebbe dovuto essere pronta a settembre 2022, non lo sarà nel 2023, si spera nel 2024 (vedi articolo a fianco).

IL FILO LOGICO

Comunque la si veda, la scelta è incongrua rispetto al pluridecennale orientamento precedente, quale che fosse il colore della Giunta in carica, di liberare il complesso dalle scuole per farne un «polo di attività culturali» per gli albesi. La citazione è di Alessandro Pelisseri, assessore dell’era Rossetto, giusto vent’anni fa. L’idea di creare un percorso tra il teatro Sociale, la chiesa di San Domenico e un restaurato complesso della Maddalena legandoli in una sorta di quartiere della cultura era già stata prospettata dall’Amministrazione di Enzo Demaria e Mariangela Roggero Domini.

La Giunta successiva, nel 2003, affidò uno studio di fattibilità dedicato alla Maddalena a Mauro Rabino, con il compito, disse l’architetto, di «restituire all’edificio il suo filo logico e recuperarne l’importanza». Nel 2007 il concorso per il progetto di riqualificazione fu vinto dal gruppo di professionisti guidato da Andrea Bruno. A maggio del 2009 l’elaborato dell’opera – «farà pulsare il cuore di Alba», disse Pelisseri nell’occasione – fu presentato. Ma l’intoppo era dietro l’angolo: la Maddalena fu esclusa dai fondi regionali, con corollario polemico tra Mariano Rabino e Alberto Cirio, all’epoca su fronti opposti a palazzo Lascaris.

Sarebbe troppo lungo qui dare un quadro minuzioso degli interventi previsti allora, con un costo stimato di nove milioni e mezzo. Citiamo l’ampliamento della biblioteca Giovanni Ferrero e del museo Federico Eusebio, la creazione di spazi destinati alle opere di Pinot Gallizio, il recupero della sala del Quattrocento sopra il coro, la rivisitazione degli spazi commerciali e della galleria. E una copertura in vetro e acciaio sull’esempio (nientemeno) del British museum. Un’idea, racconterà Rossetto, che aveva entusiasmato l’archistar svizzera Mario Botta, premio Alba Pompeia edizione 2005.

NEL CASSETTO

Nella realtà dei fatti, oltre a indispensabili interventi su tetti e tinteggiature, alle aperture su piazza Falcone e via Accademia, attraversate dal presidente Mattarella nella sua visita all’ultima Fiera del tartufo, negli anni successivi un unico lotto è stato portato a termine: la ristrutturazione delle ex palestre di epoca fascista, convertite a sede dell’istituto Lodovico Rocca e della sala Beppe Fenoglio. A margine dell’inaugurazione nel settembre 2014, il sindaco Maurizio Marello disse che la copertura, pur inserita nel piano regolatore, avrebbe dovuto essere subordinata «ad altri interventi più urgenti e meno onerosi». Da allora la suggestione che Alba per riqualificare la Maddalena potesse imitare Londra è rimasta nel cassetto.

ALMENO IL PAVIMENTO

Il museo Federico Eusebio, con l’entrata nascosta dalla scala antincendio, è ancora senza sezione medievale e per ristrutturare la parte naturalistica si attende con ansia l’esito di bandi delle fondazioni bancarie. La biblioteca straborda di libri e per far spazio alla scuola infermieri ha dovuto traslocare nell’ex tribunale i volumi in deposito. Anche il museo Pinot Gallizio è scomparso dal radar. Una nuova pavimentazione, nella città tutto porfido, non guasterebbe. Ma quello che ancora manca è soprattutto un’idea complessiva, una visione capace di dar corpo a una piazza degli albesi dove ora c’è solo un cortile; lo slancio per andare oltre la politica del tacon (della pezza).

Paolo Rastelli

Il Mudet aprirà a ottobre; la scuola infermieri «in pochissimo tempo»

ALBA Il Museo del tartufo e la facoltà di infermieristica: sono i due interventi che, in futuro, dovrebbero rivoluzionare il volto del complesso della Maddalena. Per quanto riguarda il Mudet, esito di un maxinvestimento da due milioni e 500mila euro (di cui 800mila dalla Regione e la cifra restante dalle casse comunali), l’apertura al pubblico è prevista per ottobre. Lo conferma l’assessore al turismo Emanuele Bolla (foto): «Sarà inaugurato in concomitanza con la Fiera del tartufo, pronto per accogliere i turisti per tutta la stagione, fino a febbraio. Per ragioni logistiche, non è da escludere una chiusura nei mesi successivi, per apportare eventuali migliorie, ma per il momento sono solo ipotesi». Ciò che è certo è che, per aprire in autunno, i tempi sono stretti. «Stiamo procedendo in modo rapido: non posso che ringraziare gli uffici comunali e le imprese, che stanno lavorando senza sosta per rispettare le tempistiche». L’ultima novità è l’affidamento dei servizi di caffetteria, bookshop e biglietteria del Mudet, che saranno concentrati al piano terra, dall’accesso principale di piazza Falcone. Per adeguare i locali, il Comune ha stanziato ulteriori 120mila euro. Il bando di gara è stato pubblicato il mese scorso: la concessione, di durata quinquennale, prevede il pagamento di un canone annuo di cinquemila euro da parte del gestore. La commissione giudicante, il 14 giugno, ha pubblicato la graduatoria: la vincitrice è Faye gastronomie Italia con sede ad Asti, specializzata nel commercio di tartufi e altri prodotti tradizionali. Al secondo posto, la cooperativa sociale progetto Emmaus di Alba: quest’ultima ha presentato un’offerta tecnica giudicata migliore, Faye ha vinto sul fronte economico, con una proposta più vantaggiosa. Se si passa alla sede del corso di laurea in infermieristica, i tempi sono più incerti. Il progetto in origine avrebbe dovuto essere finanziato con fondi propri del Comune, poi si è deciso di fare domanda per ottenere risorse dal Piano nazionale di ripresa e di resilienza: l’esito è stato positivo, con 720mila euro nelle casse comunali, ma i tempi si sono dilatati. L’aggiornamento dell’assessore ai lavori pubblici Massimo Reggio: «In questo momento, i lavori non sono ancora iniziati, ma è questione di pochissimo tempo. L’apertura di certo non sarà a ottobre, con l’inizio del nuovo anno accademico, ma contiamo di completare l’opera nei mesi successivi». Dal canto suo, l’Asl Cn2 ha fretta di traslocare: i locali in cui si trova la scuola, nell’ex reparto di nefrologia del San Lazzaro, devono essere smantellati: la manica su via Pierino Belli sarà demolita e convertita nella nuova casa di comunità cittadina.

 Francesca Pinaffo

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