Profeti, giusti e piccoli somigliano di più a Cristo

Il tema della XIII domenica è impegnativo: l’accoglienza o ospitalità. Ritorna in tutte le tre letture

PENSIERO PER DOMENICA – XIII TEMPO ORDINARIO – 2 LUGLIO

Il tema della XIII domenica è impegnativo: l’accoglienza o ospitalità. Ritorna in tutte le tre letture. Nel breve testo di Matteo (10,37-42), tratto dal discorso missionario, riecheggia per sei volte il verbo “accogliere”. Il messaggio di Gesù è anticipato dalla donna ebrea che accoglie il profeta Eliseo (2Re 4,8-11.14-16). San Paolo, nella Lettera ai Romani (6,3-4.8-11), spiega il battesimo come l’atto con cui Cristo accoglie ognuno di noi, facendolo partecipe della sua vita in Dio.

Profeti, giusti e piccoli somigliano di più a Cristo
La lavanda dei piedi, da una miniatura bizantina del XII secolo (Londra, British Museum). Il gesto di lavare i piedi all’ospite è il segno dell’accoglienza piena oltre che della disponibilità a mettersi al servizio del prossimo, come fa Gesù.

Accogliere porta vita. Ce lo mostra la coppia facoltosa che accoglie e offre ospitalità a Eliseo. Erano due persone non ricche, ma con una condizione economica che garantiva loro una vita tranquilla. La loro casa, però, era vuota e senza vita! L’arrivo del profeta Eliseo porta una ventata di novità: diventa un ospite fisso, un amico di famiglia. Ospitare un profeta ha qualcosa di sacro! Noi sappiamo che sarà così anche per Gesù, che porterà vita nelle case in cui sarà accolto. Qui il dono di Eliseo è la nascita di quel figlio ormai insperato. Il bambino viene percepito e accolto come un miracolo, un trionfo della vita, come sarà la risurrezione. Riusciamo facilmente a immaginare l’evento: la nascita di questo bambino dà un senso nuovo alla casa, al lavoro, alla fatica, a tutta la vita.

L’accoglienza è alla base della vita. A differenza degli animali, nessuno di noi, dopo la nascita, avrebbe potuto sopravvivere se non fosse stato accolto da qualcuno. Il filosofo Lévinas suggerisce che, dopo Auschwitz, l’unico modo per tornare a credere, in Dio e nell’uomo, è saper ascoltare e accogliere il grido di aiuto che viene dal volto dell’altro: specie l’orfano, la vedova, lo straniero. Tutti abbiamo in mente drammatici fatti di cronaca: esempi chiari di non accoglienza verso persone in condizioni più precarie di quelle di Eliseo, segnali preoccupanti di un deficit di umanità. Nel Vangelo, Gesù parla di un’accoglienza che non nasce da sensibilità sociale, ma da una motivazione di fede: accogliere il fratello è accogliere Cristo. E Matteo cita tre categorie che hanno un’alta somiglianza al Signore: i profeti, i giusti e i piccoli. Accogliere queste persone è accogliere Gesù.

C’è un’accoglienza alla portata di tutti. Ce la suggerisce Gesù: la carità non è un lusso dei benestanti ma un gesto alla portata di tutti: «Chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli… non perderà la sua ricompensa». Il credente ha una motivazione in più: da battezzato in Cristo può «camminare in una vita nuova».

Lidia e Battista Galvagno

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