Anticipiamo l’articolo che uscirà sul numero di novembre di Vita pastorale, a firma di Carlo Petrini che rilegge l’esortazione apostolica sul clima, Laudate Deum di papa Francesco.

La nuova esortazione apostolica di papa Francesco, Laudate Deum (pubblicata lo scorso 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi) è caratterizzata dalla forte consapevolezza della drammaticità del momento storico che stiamo attraversando per via degli effetti della crisi climatica. Ma è drammatico anche il fatto che dall’uscita della Laudato si’, nel maggio del 2015, sono passati otto anni, e il grido del Papa sembra essere stato inascoltato.
Pochi mesi dopo la pubblicazione della Laudato si’, si tenne a Parigi la Cop 21, alla quale consegnavamo all’epoca tante speranze. A fine novembre 2023, a Dubai prenderà avvio la Cop 28. Tra Parigi e gli Emirati arabi uniti sono trascorsi otto anni e 7 Cop, un periodo in cui l’umanità e, in particolare, la sensibilità politica rispetto alla situazione ambientale non hanno fatto grandi passi in avanti.
Anzi, per certi aspetti la governance internazionale s’è dimostrata totalmente inefficace e inefficiente, più indirizzata a sorreggere gli interessi delle grandi potenze mondiali, piuttosto che puntellare la salvaguardia della nostra “casa comune”.
Questo atteggiamento di impasse generale e di mancata operosità ha creato le condizioni per cui parti rilevanti del sistema ambientale e degli ecosistemi sono ormai compromesse in maniera irreversibile.
Questo è il dato drammatico che abbiamo davanti, e lo è al punto tale che molte delle attività virtuose che Francesco auspica si possano (e si devono!) realizzare, avranno – almeno nel breve/medio periodo – solo l’effetto di contenere il disastro annunciato, non di risolverlo in maniera compiuta.
«Alcune manifestazioni di questa crisi climatica», scrive, «sono già irreversibili per almeno centinaia di anni, come l’aumento della temperatura globale degli oceani, l’acidificazione e la riduzione dell’ossigeno. Le acque oceaniche hanno un’inerzia termica e ci vogliono secoli per normalizzare la temperatura e la salinità, con conseguenze sulla sopravvivenza di molte specie. Questo è un segno tra i tanti del fatto che le altre creature di questo mondo hanno smesso di esserci compagne di viaggio e sono diventate nostre vittime» (Laudate Deum 15).
In questo contesto papa Francesco continua a rimanere l’unica voce che pone l’accento su due elementi rilevanti: da un lato prende atto che la situazione è per certi aspetti difficile da governare a livello politico e istituzionale. Dall’altra parte condanna fortemente tutti i tipi di negazionismo.
E questo è quanto mai determinante, non solo per i suoi aspetti di anti-storicità, ma per il fatto che questo modo cieco e, per certi versi, surreale sta realizzando una vera e propria barriera contro i cambiamenti di cui tanto necessitiamo. Per questo è indispensabile un’opposizione netta, e l’esortazione evidenzia come questa situazione politica di stallo richiede più che mai degli interventi decisi.
«Negli ultimi anni non sono mancate le persone che hanno cercato di minimizzare questa osservazione. Citano dati presumibilmente scientifici, come il fatto che il pianeta ha sempre avuto e avrà sempre periodi di raffreddamento e riscaldamento. Trascurano di menzionare un altro dato rilevante: quello a cui stiamo assistendo ora è un’insolita accelerazione del riscaldamento, con una velocità tale che basta una sola generazione – non secoli o millenni – per accorgersene» (Laudate Deum 6).
Un altro aspetto impattante e convincente insito nella Laudate Deum è, pur rimarcando il suo appello nei confronti della politica e quindi anche delle attese nei confronti della Cop 28 di Dubai, la piena legittimazione da parte di Francesco di un nuovo soggetto fondamentale nella lotta alla crisi climatica.

Questo soggetto è rappresentato dalla moltitudine di associazioni, movimenti, realtà della società civile che possono realizzare azioni e sensibilizzazioni culturali diverse e incisive al fine di portare la politica ad atteggiamenti più consapevoli. Questo appello e sensibilità del Papa si dimostra a tutto tondo anche nei confronti dei movimenti, cosiddetti, radicali. E questa è una grande novità.
«Gli sforzi delle famiglie per inquinare meno, ridurre gli sprechi, consumare in modo oculato, stanno creando una nuova cultura. Il semplice fatto di cambiare le abitudini personali, familiari e comunitarie alimenta la preoccupazione per le responsabilità non assolte da parte dei settori politici e l’indignazione per il disinteresse dei potenti. Va notato quindi che, anche se ciò non produce immediatamente un effetto molto rilevante da un punto di vista quantitativo, contribuisce a realizzare grandi processi di trasformazione che operano dal profondo della società» (Laudate Deum 71).
C’è una metafora che il Papa è solito usare in alcuni suoi interventi: quella dell’acqua. Questa preziosa risorsa per cambiare la sua fisicità e diventare vapore ha bisogno del calore che parte dal basso e che genera l’effetto che conosciamo come ebollizione. Questo per dire che i movimenti che partono dal basso possono portare a un cambiamento importante.
La drammaticità e la consapevolezza del messaggio di Francesco è una delle ultime opportunità per noi tutti di mettersi in movimento, di fare qualcosa di concreto o altrimenti il baratro si avvicinerà sempre più. La situazione sta diventando sempre più grave. È arrivato il tempo che ognuno di noi prenda coscienza, non si può più rimanere indifferenti, ma è necessario diventare soggetti attivi per il cambiamento.
Carlo Petrini
