Ultime notizie

Nel girone delle liste di attesa dell’Asl Cn2

Nel girone delle liste di attesa dell’Asl Cn2

SANITÀ «Buongiorno, dovrei effettuare un’ecografia al collo: quali sono i tempi?». L’impegnativa del medico di famiglia è di categoria D, differita: vuole dire che va effettuata entro trenta giorni dal momento della prescrizione. Dall’altra parte del telefono, una delle addette del Centro unico di prenotazione regionale risponde: «C’è posto all’ospedale Ferrero per il 20 settembre».

Considerato che l’episodio risale alla scorsa settimana, senza dubbio un’ottima prospettiva. Ma non è tutto: «Si tratta del 20 settembre del 2024, signora. Se vuole anticipare, posso vedere nelle altre aziende sanitarie». Stupore… Comunque si prova: «Il primo posto disponibile è a marzo, all’ospedale di Ivrea: prenotiamo?». A questo punto è la paziente ad attendere qualche secondo per rispondere: «Direi proprio di no, lasciamo perdere», s’arrende, alla fine.

La donna riattacca e cerca il numero di un centro medico privato albese, dove l’ecografia viene fissata nel giro di sette giorni, per quanto si tratti di una prestazione molto gettonata. Costo? Meno di 100 euro. Senza dubbio resta l’amaro in bocca, per l’impegno economico e perché troppo spesso il foglietto bianco dell’impegnativa del medico di famiglia si rileva una mera formalità, tanto è elevata la probabilità di dover ricorrere poi al privato.

Questo è soltanto uno dei casi che ci sono stati segnalati nelle ultime settimane sui tempi di attesa per visite ed esami nella sanità pubblica, un problema che riguarda non solo l’Asl Cn2 di Alba-Bra, ma che sembra essere molto più esteso, dal Piemonte a molte regioni d’Italia. A farne le spese sono i cittadini e soprattutto il loro diritto di contare su un servizio sanitario in grado di garantire tempi perlomeno accettabili. Le storie sono diverse, ma in verità si assomigliano davvero tutte.

La medicina deve avere una dimensione spirituale: se ne parla a Verduno 1Per esempio, un’altra albese racconta di avere chiamato il Cup alcune settimane fa per una risonanza magnetica per suo padre: il primo posto libero, sempre a Verduno, era ad agosto 2024.

Dopo aver telefonato a una clinica privata di Torino, è riuscita invece a fissare l’appuntamento per la settimana successiva, con un costo di circa 400 euro. C’è anche chi racconta di aver dovuto accettare un posto, nel giro di qualche mese, in altri ospedali pubblici non proprio dietro l’angolo, come a Pinerolo o ad Acqui Terme.

Soprattutto per pazienti anziani o fragili spostarsi fuori territorio non è sempre possibile. Il senso di smarrimento aumenta anche alla luce della differenza tra i tempi prospettati per la prenotazione pubblica e quelli per le prestazioni intra-moenia, cioè effettuati dai medici dell’Asl in regime privato, nei locali stessi dell’ospedale.

Racconta un altro paziente: «Per una prima visita cardiologica con elettrocardiogramma, che mi è stata prescritta dal mio medico quest’estate, al Centro unico di prenotazione mi è stato chiesto di richiamare, perché in zona non c’erano disponibilità per il 2023 e le agende del 2024 non erano ancora visibili. Ho richiamato, tentando con il regime intra-moenia: il primo appuntamento disponibile mi è stato prospettato nel giro di tre giorni, sempre a Verduno.

Per quanto la mia impegnativa fosse da effettuare entro 90 giorni, ho optato per il privato, ma mi chiedo come sia possibile una situazione di questo tipo». Ciò che non tutti sanno è che i tempi di attesa delle diverse prestazioni sono pubblici: secondo il decreto Trasparenza, risalente al 2013, le aziende sanitarie sono tenute a pubblicare i dati aggiornati sul loro sito, alla voce “Amministrazione trasparente”. Le cifre pubblicate nel sito dell’Asl Cn2 di Alba-Bra si riferiscono ai tempi d’attesa in classe D, cioè 30 giorni di tempo per le visite e 60 giorni per le prestazioni diagnostiche.

L’estrazione dei dati viene effettuata ogni mese, nel giorno indicato dalla Regione Piemonte, con pubblicazione entro il venticinquesimo giorno successivo. Bisogna precisare che non si tratta di tutte le prestazioni, ma di quelle il cui monitoraggio è previsto dal Piano nazionale per le liste d’attesa.

La pubblicazione più aggiornata è risalente al 4 settembre. La maggior parte delle prestazioni risultano disponibili presso tutte le sedi dell’Asl: gli ex ospedali di Alba e Bra, ma anche gli ambulatori di Canale, Cortemilia e Santo Stefano Belbo. Tra le richieste più critiche citiamo: per un’ecografia del collo per linfonodi, si prospetta un’attesa di 309 giorni, lo stesso tempo previsto per un’ecografia alla tiroide o per l’addome. Per un’ecocardiografia, atta a valutare il funzionamento del cuore e delle valvole, si parla di 123 giorni. Per un esame importante come l’ecocolordoppler dei tronchi sovraortici la tabella riporta un’attesa di 247 giorni. Per un’ecografia mammaria bilaterale, si parla di almeno 169 giorni. Veniamo alle risonanze magnetiche, effettuate soltanto al nosocomio Ferrero: l’attesa in questo caso è superiore a 300 giorni. Per le tomografie computerizzate, chiamate comunemente Tac, si va da 192 a 224 giorni. Un vero calvario, insomma.

Per una visita cardiologica servono 151 giorni, ma si può tentare a Bra

Casa della salute all’ex San Lazzaro: ecco i primi passi
L’ex ospedale San Lazzaro di Alba.

Per le prime visite, nell’Asl Cn2 di Alba-Bra la situazione è variabile e molto dipende dalla tipologia della richiesta, ma anche dalle sedi. Per esempio, per una prima visita oculistica si riportano questi tempi di attesa: si va da 23 giorni alla casa della salute di Alba ai 308 per quella di Bra, dai 150 giorni a Santo Stefano ai 183 per una prestazione nell’ambulatorio di Canale.

Per una prima visita dermatologica, cioè sempre da eseguire entro 30 giorni, in tutte le sedi dell’area l’attesa è superiore a 100 giorni, con oltre 160 a Canale e ad Alba. Per una prima visita neurologica, si superano i 150 giorni. Per una prestazione cardiologica, i tempi di attesa vanno da 135 a 151 giorni. Nella casa della salute di Bra, nel momento in cui scriviamo viene prospettata invece un’attesa di un solo giorno, probabilmente per via di una disdetta ricevuta proprio in corrispondenza della rilevazione dei dati.

Nel caso di altre specialità, i tempi sono decisamente migliori, come nel caso della prima visita ortopedica, per la quale si prospetta “solo” un periodo di 22 giorni di attesa.

Anche per la prima visita ostetrico-ginecologica, si va da tre a 10 giorni prima di essere ricevuti. Per la prima visita urologica, invece, i tempi vanno da 29 a 51 giorni, a seconda delle sedi distrettuali. Esistono infine prestazioni che risultano non disponibili: significa che, in quel momento, non sono visibili date sulle agende di prenotazione e i pazienti vengono invitati a richiamare: è il caso della prima visita pneumologica o dell’elettromiografia semplice, per fare qualche esempio.

In Piemonte, la Regione ha attivato un piano per il recupero delle liste di attesa, dopo i ritardi dovuti al Covid-19. Secondo l’ultimo aggiornamento dello scorso maggio, in base a quanto rilevato dalla Corte dei conti, sono stati recuperati il cento per cento degli screening oncologici rimasti arretrati, il 92 per cento degli interventi chirurgici e l’80 per cento delle prestazioni ambulatoriali, tutti dati al di sopra della media nazionale. Eppure, evidentemente, tornare ai livelli precedenti alla pandemia non è sufficiente, se già allora le liste di attesa erano un problema.

A puntare il dito sui tempi per visite ed esami in Piemonte, è il Pd regionale, che ha diffuso un’analisi datata ai primi di settembre. Ha spiegato Daniele Valle, che è anche vicepresidente del Consiglio regionale: «Abbiamo effettuato una rilevazione. È emerso che chi non ha una prestazione urgente non riesce a trovare posti tramite il Cup regionale. Per esempio, per una colonscopia, c’era un solo posto a Chivasso il 19 ottobre e nessun altro in tutto il Piemonte. Per una visita dermatologica bisognava attendere fino al 13 marzo, per un posto all’ospedale di Collegno e per una gastroscopia la prima disponibilità era per il San Luigi a Orbassano per il 19 giugno del 2024».

Il Partito democratico non risparmia accuse, su questo tema, alla Giunta di Alberto Cirio: «Continuiamo a ribadirlo: senza più assunzioni e senza investimenti in edilizia sanitaria non si possono abbattere le liste di attesa. La sanità è una priorità che ci riguarda tutti: alle prossime elezioni, la sinistra dovrebbe essere unita su questo tema, altrimenti finiremo per accettare le scelte portate avanti dal governatore Cirio e la privatizzazione del nostro servizio sanitario».

Massimo Veglio: «Mancano troppi medici»

Nel girone delle liste di attesa dell’Asl Cn2 1

L’INTERVISTA Parliamo di liste d’attesa con Massimo Veglio, direttore generale dell’Asl Cn2 di Alba-Bra.

Direttore, quanto è grave nella nostra Asl il problema delle liste di attesa?

«È un argomento che conosciamo e che non nascondiamo: cerchiamo di affrontarlo in tutti i modi che abbiamo a disposizione, consci del fatto che non può essere d’immediata risoluzione. Alla base, c’è la mancata corrispondenza tra la domanda e l’offerta. E aumentare l’offerta, ove possibile, non può essere una soluzione sul lungo periodo. Senza dubbio, come si evince dai nostri report mensili, per certe visite ed esami la situazione è altalenante, mentre per altre è più critica, per diverse cause».

Quali sono queste cause?

«Bisogna distinguere tra le singole specialità. Per quanto riguarda la radiologia, l’ambito in maggiore sofferenza, esiste un problema di carenza di specialisti, che non ci permette di erogare sufficienti prestazioni per rispondere alle richieste. In realtà, abbiamo un numero piuttosto consistente di radiologi, ma non tutti nell’arco della giornata sono dedicati alle prestazioni ambulatoriali: basti pensare alla necessaria copertura del pronto soccorso. Chiediamo spesso interventi aggiuntivi, ma non sono comunque sufficienti. Proprio su questo fronte esiste anche un’inappropriatezza della domanda, nel senso che, soprattutto per esami come le ecografie, stimiamo un 50 per cento di casi in cui vengono prescritte senza che ve ne sia un reale bisogno. Stiamo lavorando con un’ap-
posita campagna su questo tema, a livell
o di medici prescrittori e di pazienti. Per altre specialità, le cause della sofferenza nella risposta sono ancora diverse. Per esempio, per la dermatologia possiamo contare su tre specialisti convenzionati, che in realtà rappresentano una forza lavoro molto limitata. Perciò abbiamo aperto un concorso per cercare dermatologi da assumere come dipendenti, con la speranza che vada a buon fine. Per la pneumologia, il problema è analogo, nel senso che arriviamo da una situazione di mancanza di personale: oggi abbiamo due medici dedicati e presto saranno quindi disponibili date aggiuntive su Alba e Bra».

Per le classi prioritarie U e B, da effettuare entro 72 ore e 10 giorni, le pare che i tempi siano rispettati?

«Nella stragrande maggioranza dei casi, sì. Per esempio, per le ecografie rimaniamo entro i 10 giorni, al momento. Cerchiamo di concentrare le risorse prima di tutto su questi casi, che sono i più urgenti. Da questo punto di vista, tengo a tranquillizzare le persone, perché il servizio funziona. Ma, anche per quanto riguarda le priorità, non sono da escludere problemi di appropriatezza: mi riferisco a visite ed esami non realmente urgenti prescritti entro 10 giorni, per velocizzare i tempi, ma che in questo modo arrecano danni a pazienti più gravi».

Come si risolve un problema come questo?

«Servono più risorse sulla formazione, per avere più medici e sperare di poterli attrarre in una struttura di provincia come la nostra, svantaggiata rispetto ai poli ospedalieri delle grandi città. Come Asl Cn2, siamo praticamente soli sul territorio, in quanto a servizio pubblico. A differenza di altre aziende sanitarie, che contano su un privato accreditato incisivo, possiamo tentare di aumentare le prestazioni solo tramite la clinica Città di Bra, che esegue un numero molto limitato di visite ed esami in modalità convenzionata. Abbiamo provato spesso anche a cercare date in altre strutture fuori territorio, ma non è facile ricevere risposte positive. Il problema non sono le ore che gli specialisti esercitano in regime privato, che devono essere garantite per legge».  

Francesca Pinaffo

Banner Gazzetta d'Alba