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Gesù anticipa le domande sul nostro esame finale

Gesù anticipa le domande sul nostro esame finale

PENSIERO PER DOMENICA – CRISTO RE DELL’UNIVERSO – 26 NOVEMBRE

La festa di Cristo re chiude l’anno liturgico. È tempo di bilanci, una sorta di prova d’esame. Le letture, in particolare il Vangelo (Mt 25,31-46), ci ricordano su cosa verterà l’esame finale. Gesù ci ha fatto un bel regalo: sapere quali saranno le domande è un grande aiuto per la preparazione!

Gesù anticipa le domande sul nostro esame finale

Le prime due domande d’esame invitano a verificare la solidità delle fondamenta della vita e della fede. Ce le ricordano le prime due letture: Ez 34,11-17 e 1Cor 15-26-28. Il primo pilastro, intuito dal profeta, pur nel contesto di esilio a Babilonia, è che di Dio ci si può fidare. Lo esprimono i dieci verbi indicanti la premura di Dio per il suo gregge: cercare, curare, passare in rassegna, radunare, condurre al pascolo, far riposare, cercare la perduta, ricondurre la smarrita, fasciare le ferite, curare la malata. Il secondo pilastro, segnalato da Paolo, è la fede nella risurrezione di Gesù Cristo, «primizia di coloro che sono morti». Pertanto, ci fidiamo di Dio? Crediamo nella risurrezione? Qual è la nostra risposta?

 La più impegnativa è la terza. È la domanda sull’amore al prossimo. Su questa Gesù si è dilungato, spendendo tutta la sua vita per aiutarci a rispondere. Prima ci ha mostrato con l’esempio, accostando le persone più disparate, cosa significhi amare il prossimo, poi ci ha spiegato, attraverso il buon samaritano che non siamo noi a decidere chi è il prossimo, ma è tale chiunque ha bisogno del nostro aiuto. In questa pagina di Matteo ha svelato quali saranno, concretamente, le domande finali: hai dato da mangiare all’affamato e da bere all’assetato? Hai accolto lo straniero? Hai vestito chi era nudo? Hai visitato il malato o il carcerato? Possiamo chiederci: si può non passare un esame sapendo in anticipo le domande?

La tentazione di barare. Gesù è stato estremamente esplicito, ha scoperto in anticipo le carte, perché sapeva che noi avremmo tentato di rispondere solo alle prime due domande, quelle in cui è più facile barare. Credere nella bontà di Dio e nella risurrezione di Cristo non è così impegnativo e per di più è consolante. Sull’amore al prossimo invece è impossibile barare, perché le domande sono categoriche. Ammettono solo un sì o no! L’aveva capito don Milani, più volte ricordato in questo centenario dalla nascita, e l’ha espresso con chiarezza nel suo testamento: «Caro Michele, caro Francuccio, cari ragazzi… ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto». Alla luce del Vangelo di oggi: promosso!

 Lidia e Battista Galvagno

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