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Somano, l’attualità della Resistenza e le parole di Soave

Somano, l'attualità della Resistenza
Un momento della celebrazione a Somano con, in primo piano, Cristiana Del Prete (vedove di Nello Streri) e il sindaco Claudio Paolazzo.

STORIA Oggi Somano è un paese langarolo posto fuori dalle principali arterie di comunicazione, alle prese con lo spopolamento. Ma, ottant’anni fa, il centro ha rivestito un ruolo strategico. Erano gli anni della Resistenza e, in questa zona, nella primavera del 1944, si formò la brigata Islafran, composta da italiani, francesi e slavi. Sulla vicenda della formazione ha pubblicato una ricerca Ezio Zubbini. Ancora a Somano, tra il 1944 e il 1945 si insediarono vari componenti delle formazioni di Giustizia e libertà nel cosiddetto processo di pianurizzazione, dalle valli cuneesi alle Langhe.

Nel 1983, in frazione Garombo, è stato inaugurato un monumento rifugio per ricordare la banda Gl Monte Bram, qui insediatasi e comandata da Nello Streri. In occasione del quarantesimo anniversario di tale data, sabato 23 settembre nella struttura si è tenuta una commemorazione. Il sindaco Claudio Paolazzo, figlio del primo cittadino Marcello che all’epoca inaugurò il monumento, al mattino ha accolto in Municipio francesi e spagnoli partecipanti a Values – Valori, progetto europeo del bando Erasmus Plus rivolto a insegnanti e operatori culturali. Grazie all’iniziativa, il centro langarolo è stato inserito fra i possibili crocevia di cammini della memoria, da realizzare attraverso l’associazione euroregionale Alpes-Mediterranee. A tal proposito, il presidente Francesco Aceti ha spiegato: «L’intenzione è diffondere in Italia e altri Paesi europei un modello già collaudato in Francia, Belgio e Spagna, che permetta di accompagnare e far conoscere a scolaresche e popolazione i luoghi della memoria, spesso poco conosciuti. Nello specifico, Somano fa parte di uno studio che unisce l’Islafran, le brigate internazionali della guerra civile spagnola e la Resistenza nel Belgio vallone». Lo stesso Aceti, al pomeriggio, ha mostrato cinque fotografie che ritraggono i francesi dell’Islafran, recentemente ritrovate nell’archivio dell’Istoreto. In seguito, Cristiana Del Prete, vedova di Nello Streri, ha ricordato i partigiani che operarono a Somano.

La professoressa Adriana Muncinelli e Michele Calandri, ex direttore dell’Istituto storico per la Resistenza della provincia di Cuneo, hanno parlato delle fasi che portarono alla creazione del monumento. «Streri aveva la zona nel cuore, lui e i compagni arrivarono a Somano perché, imbottigliati in valle Grana, non riuscivano a comunicare con la pianura. Nel monumento c’è una mostra permanente e locali adibiti ad attività didattiche. Il piccolo museo è stato allestito nel 2006, nell’ambito di un progetto che, tramite il professore Giuseppe Farinetti, ha permesso agli alunni di tradurre dal francese il diario di Daniel Fouquier dell’Islafran».

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L’incontro di Somano.

Tra i presenti, il professor Sergio Soave, presidente dell’istituto storico della Resistenza di Cuneo. Con lui è stato possibile parlare di un tema attuale, il mancato rinnovo della convenzione con l’Anpi per andare nelle scuole a parlare agli studenti. «Sono contrario a questo governo» spiega, «credo che la decisione potrebbe ritorcersi contro l’Anpi come un boomerang. È una scelta politica, l’Anpi è l’associazione politica di riferimento dell’area di sinistra, la più visibile rispetto alle altre. Con i partigiani quasi tutti morti, l’Anpi ha aperto le porte ai giovani, diventando egemone della testimonianza. Ma, tecnicamente, ogni associazione di partigiani ha il diritto di andare a incontrare i ragazzi. Ed è proprio questa la soluzione che vuole adottare il ministro». Se si attenesse a quanto detto, «potrebbe essere qualcosa di importante per la trasmissione di una memoria sui fatti fondativi della Repubblica. Tutti dovrebbero mirare alla costruzione corale della Resistenza».

Per promuovere gli ideali resistenziali tra i giovani «bisogna impostare la didattica usando i nuovi strumenti. Come Istituto storico siamo rintracciabili in rete, con video e ricche narrazioni. Occorre entrare maggiormente nelle dinamiche dei social e usare determinati linguaggi e slogan. Solo così sarà possibile avvicinare le nuove generazioni al momento in cui l’Italia tornò a essere libera. La libertà è come l’aria, ti accorgi di lei soltanto quando manca».

Con il passare del tempo, «è inevitabile cambi l’approccio al periodo, la Resistenza è un fenomeno di quasi ottant’anni fa. Farò un esempio. Sono sempre stato appassionato di storia e ricordo quando, a scuola, si studiava il Risorgimento. A parte Garibaldi, Mazzini e Vittorio Emanuele, stentavo a capire la differenza tra due personaggi importantissimi come Ricasoli e Minghetti. Il tempo passa e la memoria dei giovani non può essere uguale alla nostra. Abbiamo il dovere di batterci su alcuni punti cardine della Resistenza, in modo che si tramandino». Avere una memoria nazionale condivisa «finché i protagonisti, i figli e i nipoti saranno vivi è impossibile, così come rappacificarsi e capire le ragioni l’uno dell’altro. Fra 150 anni, come accade ora per il Risorgimento, la Resistenza e il cambio di regime saranno ancora sui libri di scuola e forse si riuscirà ad andare più avanti con i programmi. Sarà sicuramente un’altra Italia: la piega che prenderà dipenderà da chi governerà».

Davide Barile

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