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Abitare il piemontese: questa volta ci mangiamo la galëtta

Significa: biscotto, pane biscottato da inzuppare nel latte; bozzolo del filugello; qualità d’uva; farnia/quercia; fungo; varietà di scricciolo.

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ABITARE IL PIEMONTESE Da qualche tempo mi attira l’idea di approfondire la parola galëtta, così semplice ma distopica nella sua traduzione. M’interessava capire perché si chiami proprio così il biscotto della colazione, quello che s’inzuppa nel latte al mattino. N’è uscita una ricerca piuttosto curiosa che va in più direzioni. Intanto, va detto che galëtta ha moltissimi significati: è il bozzolo del filugello (la galëtta dij cochèt); è una qualità d’uva dagli acini lunghi e ricurvi (tanto da ricordare proprio i testicoli del gallo); la galëtta è anche la quercia o farnia (quercus peduncolata), di cui frutti e corteccia sono stati impiegati fin dall’antichità per scopi curativi di vario genere; si tratta anche di una sorta di fungo, il gallinaccio (agaricius cyathiformis), la pevera malefica dorata, un nome che non promette nulla di buono.

C’è ancora un ambito, quello ornitologico: galëtta per qualcuno è una sottospecie dello scricciolo. Il nome scientifico regulus rappresenta il diminutivo del latino rex (re) con il significato di reuccio, in riferimento alle piccole dimensioni e alla corona cefalica colorata dei maschi. In effetti anche in lingua piemontese lo scricciolo è talvolta chiamato re cit. Tutti questi significati di galëtta, seppur diversi, riconducono al latino gallum, il gallo domestico.

Nell’accezione di biscotto o pane biscottato cotto nel forno, la direzione di ricerca devia. Per quanto possano esserci correlazioni allusive alla ben nota colassion del gàl, la parola galëtta pare prenda in prestito dal francese galette, ovvero biscotto duro, da galet piccolo ciottolo derivato dal francese antico gal, ciottolo da una forma celtica gallos (pietra) + ittam. Scopriamo così che la parola gale indica dolce antico della cultura nordica. Attenzione a non confondere la galëtta con la galinetta: quest’ultima è lo sperone del cavaliere, utilizzato per spronare il cavallo con il tacco dello stivale.

Paolo Tibaldi

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