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Una Parola che fa guarire e apre prospettive nuove

PENSIERO PER DOMENICA – QUARTA TEMPO ORDINARIO – 28 GENNAIO

Celebriamo in diocesi, con una settimana di ritardo sul calendario nazionale, la domenica della Parola. Le letture della Messa si adattano bene alla celebrazione, invitandoci a riflettere sulla relazione tra la parola di Dio e la nostra vita. Il punto di partenza è netto: la Parola non va solo letta, ma va interpretata. Essa, come ci ricorda il Concilio, nella Dei Verbum, è stata scritta, certo su ispirazione dello Spirito, da uomini che vivevano in un tempo lontano, con una cultura diversa dalla nostra. Come interpretarla?

Una Parola che fa guarire e apre prospettive nuove
Cristo guarisce un indemoniato, da una miniatura dei fratelli Limbourg (Chantllly, Museo Condè).

La parola di Dio ha bisogno di profeti: ce lo ricorda il Deuteronomio (18,15-20). Il profeta non è un indovino che predice il futuro, ma un uomo che, con sensibilità e con l’aiuto di Dio, riesce a calare la Parola nei problemi di oggi. Il profeta dice quello che Dio direbbe nelle situazioni liete o tristi della storia presente. Il testo scritto – anche quello che viene proclamato nelle celebrazioni – è per natura sua lontano: il Deuteronomio per esempio, ha visto la sua forma definitiva dopo l’esilio babilonese, 3-4 secoli prima di Cristo. Ha ancora un messaggio per noi, ma ha bisogno di un interprete, di un profeta.

Gesù è stato un profeta. L’avevano intuito i suoi contemporanei, come racconta l’evangelista Marco (1,21-28). Agli inizi della sua missione, Gesù si è fatto notare per la novità e l’incisività del suo insegnamento: «Erano stupiti del suo insegnamento: egli insegnava come uno che ha autorità». Mentre infatti gli scribi si limitavano a ripetere quanto insegnato dai maestri del passato, Gesù si prendeva la responsabilità di “far parlare” la Parola, offrendo una valutazione originale e autonoma dei problemi incontrati. È una sfida e una consolazione per noi, che non siamo capaci di miracoli, ma con lo studio, la meditazione e il confronto con i problemi di tutti i giorni, possiamo far parlare il Vangelo.

Anche oggi la Parola fa miracoli. Il primo miracolo di Gesù, nel Vangelo di Marco, è la cacciata d’uno spirito maligno. Non è facile capire la natura di questi spiriti che devastano le persone. E anche oggi ci sono persone mentalmente devastate: pensiamo a taluni casi di femminicidi o all’incapacità di “pensare” pace e giustizia. La Parola di Gesù può aiutare a guarire la mente, dandoci prospettive nuove. Ce lo ricorda il Papa: «La forza dello Spirito trovi sempre nella Chiesa e nel mondo menti e cuori desiderosi di seminare la Parola e di portare a tutti la gioia del Risorto, abbattendo le barriere e favorendo la costruzione di una società fondata sui principi evangelici di carità, giustizia e pace».

Lidia e Battista Galvagno

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