Ezio Rivella, oltre che un bravo enologo, è stato uomo di grande umanità, generoso nei confronti dei poveri

Addio all'Ezio Rivella, enologo astigiano ideatore del Brunello di Montalcino

LETTERA AL GIORNALE Gentile direttore, poco alla volta, ci lasciano i grandi enologi, diplomatisi nel Secondo dopoguerra, che con la loro passione e professionalità, hanno buttato le basi per la rinascita della vitivinicoltura di Langa e Monferrato.

Su queste pagine abbiamo già parlato di Renato Ratti, Beppe Colla, Gigi Rosso, Umberto Ambrois, Livio Manera, Francesco Prete. Lo scorso 18 gennaio, è stato chiamato nella vigna del Signore Ezio Rivella. Aveva 91 anni. Originario di Castagnole Lanze e diplomatosi nel 1951, dopo alcuni lavori precari nell’Albese, aveva capito che poteva aspirare a orizzonti professionali più ampi, sia in senso tecnico, che territoriale. Pertanto si trasferì a Roma e, dalla città eterna, iniziò il suo grande percorso professionale e manageriale. Altri meglio di me tratteranno la sua figura. Da parte mia desidero solo ricordare Rivella per la sua grande umanità e disponibilità. Lo conobbi in varie occasioni, ufficiali e non, ma il ricordo più bello è soltanto uno: quando ci incontravamo nella sua casa paterna a Castagnole Lanze. Spesso mi accompagnava Patrizia Passalacqua, la figlia del professore Tito, in quanto cercava testimonianze da parte degli allievi di suo padre. Rivella gentilissimo, curò anche la presentazione del libro sulla famiglia Passalacqua.

Ci offriva sempre la sua Barbera d’Asti che produceva con le uve delle sue vigne. Spesso evidenziò che era un grande vino, purtroppo non ancora sufficientemente valorizzato sul piano dell’im-
magine. Ricordo anche un suo intervento all’Enoteca del Barolo. Chiedeva sempre dei suoi compagni di scuola, di come era la situazione di alcune cantine cooperative nell’Astigiano, con commozione ricordava gli anni della gioventù. Mi chiedeva di mio fratello don Tablino, suo insegnante di religione alla scuola Enologica nel biennio 1950-51. Seppi anni dopo che era stato generoso con la missione albese di Marsabit.

In seguito ci telefonammo spesso, anche se negli ultimi due anni dovette fare i conti con una invalidità che gli impediva di camminare.

Ma io preferisco ricordare Ezio Rivella nelle tante occasioni, sorridente, professionale e circondato da molti enologi. Ci parlava dei suoi progetti e delle sue prospettive, mentre tutti stavano ad ascoltarlo con enorme interesse. Addio grande enologo.

Lorenzo Tablino

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