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Non è un dramma, ma un annuncio di salvezza

PENSIERO PER DOMENICA – LE PALME-PASSIONE DEL SIGNORE – 24 MARZO

In Marco, come in un giallo, la verità viene alla fine. Il racconto della passione e morte, molto lungo rispetto al resto del Vangelo (Mc 14,1-15,47) svela finalmente l’identità del protagonista. La rivelazione fa appello alla fede. Il racconto delle vicende del Gesù terreno è adatto a tutti: affascina le persone sensibili per la novità del messaggio, i gesti profetici, la sensibilità alla sofferenza umana. Il racconto della passione è scritto per i credenti: solo chi ha fede può capire in profondità, scoprire la verità su Gesù e su Dio.

Non è un dramma, ma un annuncio di salvezza
La crocifissione, olio su tela del 1581, di Jan Van Der Straet, detto Giovanni Stradano (1523-1605).

Chi è Gesù. Sappiamo che la domanda sull’identità di Gesù fa da filo conduttore a tutto il Vangelo di Marco. Forse riflette la fatica di Pietro, nella Roma pagana, a raccontare queste vicende. Gesù stesso sembra voler nascondere la sua identità. Svela di essere il Figlio di Dio solo durante il processo. Ma di fronte a questa rivelazione scattano il rifiuto e la condanna del Sinedrio e il rinnegamento di Pietro. Paradossalmente il primo a riconoscerlo sarà il centurione romano sotto la croce: il primo credente è un pagano! Anche noi guardando alla croce possiamo ripulire la nostra fede e riconoscere il Figlio di Dio. Magari con l’aiuto di Paolo (Fil 2,6-11).

Il volto nuovo di Dio. Il Dio della croce è un Dio che si è “svuotato” fino a condividere la condizione umana: non ci aspetta in cielo; scende sulla terra. Il Dio della croce è venuto nella storia dell’uomo per dare un significato nuovo alla vita e alla morte. Si è fatto nostro fratello per chiamarci a vivere come fratelli. Ha condiviso con noi anche il dramma della morte, per annunciare che essa può non essere solo una semplice fine o un fallimento, ma il momento dell’incontro con Dio. Proprio per questo il racconto della passione non è un racconto drammatico per suscitare commozione, ma un annuncio di salvezza, per chi crede o almeno si sforza di credere.

ANNO DELLA PREGHIERA – 8. Si può pregare nel Getsemani e sul calvario? Si può pregare quando l’anima è piena di angoscia? Si può pregare di fronte alla morte? Gesù l’ha fatto. Ci ha insegnato come si fa e quali sono gli effetti della preghiera. La preghiera può essere una invocazione a Dio chiedendo di essere liberati, ma può essere anche un chiedere a Dio “Perché mi hai abbandonato?”. La preghiera non rende allegri o euforici; non cancella la sofferenza: le dà un senso. Impedisce di cadere nella disperazione. Così ha sofferto e così è morto Gesù. Il problema più serio è riuscire a pregare in simili momenti: lo può fare solo chi ha pregato prima, chi ha imparato a pregare.

Lidia e Battista Galvagno

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